Ambiente

Cop28: quale sarà la posizione negoziale Ue?

L’Europa vuole diventare leader globale nell’azione per il clima. Secondo la presidente dei ministri europei dell’Ambiente al Consiglio Europeo, Teresa Ribera Rodríguez: «L’Ue deve parlare con una sola voce»
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17 ottobre 2023 Aggiornato alle 14:00

I ministri dell’Ambiente Ue hanno approvato ieri sera, al Consiglio Europeo, le conclusioni che racchiudono la posizione negoziale generale con cui il Vecchio Continente si presenterà alla 28esima conferenza delle Nazioni Unite sul clima, l’attesa Cop28, in programma a Dubai negli Emirati Arabi Uniti dal 30 novembre al 12 dicembre 2023.

L’intenzione complessiva dell’Unione europea va nella direzione giusta, anche se poi è difficile trasformare volontà e parole in fatti concreti, soprattutto in tempi brevi, visto che alcuni Paesi come quelli del Nord sollecitano la decarbonizzazione mentre altri si mostrano più pigri. Alla base, come da nota finale, c’è comunque una consapevolezza: «L’importanza di garantire una transizione giusta verso economie e società sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e neutre dal punto di vista climatico, che non lascino indietro nessuno».

L’Unione in particolare vorrebbe proporsi come il leader globale nell’azione per il clima: «A Dubai saremo in prima linea nei negoziati per dimostrare il massimo impegno dell’Ue nei confronti della transizione verde e incoraggiare i nostri partner a seguire il nostro esempio», ha dichiarato Teresa Ribera Rodríguez, ministra spagnola per la Transizione ecologica e presidente dei ministri europei dell’Ambiente al Consiglio Europeo: «L’Ue è una forza trainante per il cambiamento e dobbiamo parlare con una sola voce nel mondo. Non possiamo semplicemente usare le difficoltà come scusa per tornare alla situazione precedente all’accordo di Parigi».

Scendendo nel dettaglio delle conclusioni, si nota che per gli Stati membri sarebbe un traguardo già solo mantenere l’obiettivo di un aumento massimo delle temperature di 1,5 °C “a portata di mano”: si tratta di una speranza quantomeno un po’ al ribasso, nella lotta al riscaldamento globale.

Uno dei problemi sta nel fatto che i contributi determinati a livello nazionale, ovvero i regolamenti Ndc e i relativi aggiornamenti, non sono attualmente sufficienti per restare all’interno di quella soglia.

Gli Stati concordano quindi sulla necessità di aggiornare le strategie – possibilmente prima della Cop28 – allo scopo di abbattere le emissioni di gas serra (Lts) a lungo termine. Il bersaglio da rimettere al centro del mirino è quello delle emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Per l’Ue, il riferimento principale continua a essere il pacchetto Fit for 55, che promette di ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 – rispetto ai livelli del 1990 – e quindi di far raggiungere la neutralità climatica al Vecchio Continente entro il 2050.

Secondo le stime della Commissione europea, la piena attuazione di quel piano potrebbe persino consentire di superare l’obiettivo comunitario netto di riduzione interna delle emissioni di gas serra, ipotizzando di riuscire ad arrivare anche al 57%.

Come sempre, a parole, gli Stati concordano sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili, sull’addio ai relativi sussidi e sovvenzioni e sull’incremento delle energie rinnovabili.

Per la presidente Teresa Ribera Rodríguez, queste conclusioni rappresentano comunque un altro passo avanti: «Dimostrano che l’Unione europea porta risultati ma al contempo che non può fare da sola. La questione climatica è globale», ha affermato al termine del Consiglio europeo.

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