Culture

Musei: sempre più donne alla direzione

Dal Louvre ai Musei Vaticani, passando per la National Gallery of Art di Washington e la Tate: è in atto un cambiamento ai vertici delle strutture più famose del mondo
Credit: Jean Carlo Emer
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
26 aprile 2023 Aggiornato alle 21:00

Il mondo dell’arte ha sempre avuto un grande problema di gender gap: sia per quanto riguarda il divario retributivo, per cui le donne guadagnano meno e le opere delle artiste vengono vendute a prezzi stracciati rispetto a quelle realizzate dai colleghi, sia per le figure che dirigono i musei e le strutture in cui l’arte viene fruita, osservata, respirata. Tuttavia, l’analisi del New York Times realizzata nell’ambito di un reportage dedicato all’edizione 2023 di Art for Tomorrow (che si sta svolgendo a Firenze e a Solomeo ed esplora l’impatto sociale dell’arte) mostra che sempre più donne stanno dirigendo i grandi musei del mondo.

Quando nel 2021 Laurence des Cars è stata nominata direttrice del Louvre, è diventata la prima donna a capo del museo più visitato del mondo, fondato nel 1793. All’epoca era già direttrice di un’altra famosissima struttura di Parigi, il d’Orsay, ma la nuova nomina l’ha sorpresa per “l’intensità e l’eco mondiale dell’annuncio”, ha spiegato al Nyt.

Di recente altre donne hanno raggiunto i vertici di altri musei: è accaduto alla Tate Modern, dove è approdata nel 2016 la sua prima direttrice, Frances Morris. È avvenuto al complesso Tate del Regno Unito, che racchiude 4 maestose gallerie britanniche (tra cui la stessa Modern): Maria Balshaw dirige la struttura dal 2017.

«Siamo tutte donne di una generazione particolare, intorno ai 50 anni. Abbiamo una lunga tradizione di innovazione e leadership creativa. Ci sosteniamo a vicenda nelle nostre carriere», ha spiegato Balshaw al Nyt. Nonostante i progressi, i direttori dei musei sono ancora in maggioranza uomini: «L’altro giorno ho partecipato a uno Zoom con direttori di musei internazionali, e la percentuale di uomini era ancora del 75%. C’è ancora molta strada da fare».

Negli ultimi anni, però, le donne hanno sostituito i colleghi alla guida di molti musei di rilievo, e pare che il fenomeno stia accelerando: è accaduto ai Musei Vaticani, diretti dal 2017 dalla storica dell’arte e museologa italiana Barbara Jatta; alla National Gallery of Art di Washington, con Kaywin Feldman; al Philadelphia Museum of Art guidato da Sasha Suda; al Saint Louis Art Museum e al Baltimore Museum of Art, con l’arrivo di Min Jung Kim, nata e cresciuta in Corea del Sud, e di Asma Naeem, di origini pakistane.

Lo dimostra anche la recente ricerca condotta nella primavera del 2022 da Liam Sweeney e Joanna Dressel del gruppo di ricerca no-profit Ithaka S+R, riguardo i direttori e le direttrici dei musei d’arte negli Stati Uniti: su 181 persone intervistate, ciascuna in rappresentanza di un museo, nel 2020 il 52% si è identificato come donna. La rappresentanza femminile, 2 anni dopo, è aumentata toccando il 57% del campione.

Il sondaggio mostra come questo cambiamento sia stato guidato dai musei municipali (cioè da tutti quelli non accademici, compresi i musei governativi, privati ​​e senza scopo di lucro): nel 2022 le donne costituivano il 69% delle direttrici dei musei accademici, in crescita rispetto al 65% del 2020. Nelle gallerie municipali, invece, l’aumento è stato più significativo: la rappresentanza femminile è aumentata di 8 punti, dal 40% al 48%. Un’altra recente statistica (pubblicata da Zippia, piattaforma di ricerca di lavoro) mostra che nel 2020 le donne alla direzione dei 304 musei statunitensi erano il 59,2%, una percentuale in calo rispetto agli anni precedenti, dal 2010 in avanti. Ma ora, nello specifico, le donne diventano sempre più spesso direttrici dei più famosi musei del mondo.

Sasha Suda, che lo scorso anno ha preso il posto di Timothy Rub come direttrice del Museo di Philadelphia, ha detto che, dato che le donne costituiscono il 51% dell’umanità, «la grande domanda è perché questo non sia accaduto fino a ora». Spesso le donne occupano ruoli di sotto-direttrici o di curatrici: secondo l’indagine di Ithaka S+R, condotta in collaborazione con l’American Alliance of Museums e l’Association of Art Museum Directors, nei musei presi in esame “i dipendenti di sesso femminile costituiscono una grande maggioranza, oltre il 75%”.

Inoltre, la rappresentanza femminile tra dipendenti è aumentata notevolmente, dal 58% nel 2015 al 66% nel 2022. Significa, spiega il New York Times, che le direttrici hanno un pool di talenti femminili da cui attingere quando si tratta di decisioni sul personale: Marcelle Polednik, direttrice del Milwaukee Art Museum dal 2016, ha spiegato che non sta solamente «assumendo donne», ma «promuovendo l’ascesa delle donne». Molti si chiedono che impatto possa avere una direzione al femminile rispetto a quella maschile, che cosa possa cambiare all’interno dei corridoi e delle gallerie, quali novità possano portare le direttrici rispetto agli omologhi uomini.

Come spesso accade, le donne che raggiungono ruoli apicali devono dimostrare di più, provare di essere capaci, mostrare i risultati del proprio operato. Non dovrebbero, ma lo fanno. E viene sempre fuori qualcosa di positivo: programmazioni diversificate e mostre equilibrati dal punto di vista del genere. Per esempio, alla National Gallery of Art il numero annuale di opere d’arte acquistate di artiste femminili e non-binary è aumentato del 150% dal 2018 e la presenza di opere di artisti Bipoc del 405% nello stesso periodo.

Ancora: un approccio diverso rispetto ai dipendenti. Al Louvre Laurence des Cars ha fatto dell’ascolto del personale una priorità assoluta, organizzando almeno 2 volte all’anno una riunione con oltre 2.000 persone per rispondere alle loro domande. Ma il punto è che le donne devono dimostrare di più.

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