Culture

Il remake arabo di “Perfetti sconosciuti” fa discutere

In Egitto la versione Netflix del fortunato film italiano è sotto accusa: per le autorità è immorale, offensiva e lede i costumi tradizionali
Credit: Il cast di "Perfetti sconosciuti" di Paolo Genovese
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
28 gennaio 2022 Aggiornato alle 09:00

I cellulari sul tavolo, le coppie riunite a casa di amici, una cena che si trasforma in un esperimento sociale. È tutto uguale, tranne gli attori, la lingua e le reazioni al film che, nel mondo, conta ben 18 remake. Perfetti sconosciuti, la pellicola di Paolo Genovese con più rifacimenti nella storia del cinema italiano, è stato anche il primo film in lingua araba su Netflix. E ha portato con sé numerose polemiche in Egitto.

La trama: un gruppo di amici di lunga data si trova a cena a casa di una delle coppie protagoniste e decide di condividere messaggi e telefonate in arrivo sui loro smartphone. Questo porta con sé bugie, segreti e non detti che mettono a rischio dei rapporti che sembravano, fino a quel momento, ben consolidati. La versione italiana vede protagonisti Kasia Smutniak, Giuseppe Battiston, Marco Giallini, Anna Foglietta, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea e Alba Rohrwacher. Tra di loro, e tra gli omologhi provenienti da Libano, Egitto e Giordania, c’è chi ammette relazioni extraconiugali, chi nasconde la propria omosessualità, chi tradisce i rapporti di amicizia. “Presunta immoralità e lesione dei valori tradizionali”, tuonano gli indignati dall’Egitto.

La pellicola girata, ambientata e prodotta a Beirut, in Libano - dettaglio che ha permesso di aggirare la censura egiziana -, ha subìto le critiche di politici, avvocati e giornalisti egiziani. Sui quotidiani online locali la notizia è stata ripresa senza commentie nella maggior parte dei casi non presenta la firma di nessun autore. Il deputato e conduttore televisivo Mostafa Bakry, come riporta il quotidiano online di proprietà degli Emirati Arabi Uniti The National, ha detto che Ashab Wala A’aaz «offende i costumi della società egiziana». Bakry, in particolare, si sarebbe opposto all’accettazione, da parte del gruppo di amici, dell’omosessualità di uno di loro. «Il ritratto degli arabi nel film non è conforme al codice morale egiziano» avrebbe scritto il politico al presidente del Parlamento locale. Sabato scorso, poi, ha telefonato a un popolare talk show in diretta per criticare il film e chiedere il blocco di Netflix nel Paese. Ma non è il solo: uno dei più noti avvocati d’Egitto, Ayman Mahfouz, ha pubblicamente avvertito il ministro della Cultura Enas Abdel Dayem che l’avrebbe citato in giudizio per far rimuovere il film dai canali egiziani.

A subire la maggior parte degli attacchi provenienti anche dal web, da utenti che si dicono inorriditi da alcuni personaggi, è stata l’attrice egiziana Mona Zaki, che nel film fa la parte interpretata dalla nostra Anna Foglietta: una donna sposata “troppo sessualmente avventurosa” secondo i commentatori. Attori e intellettuali del Paese, però, hanno preso le difese di Zaki e dell’intera produzione. E qualcuno di loro ha scritto su Facebook: «Avrebbero fatto meglio a guardare la televisione di Stato: quando mai li ha delusi?».