Culture

Là, dove invisibili corpi e mondi estranei si toccano

A Trento, una mostra di molecole, proteine e acidi nucleici spiega il mistero della professione scientifica. Attraverso immagini straordinarie
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
23 gennaio 2022 Aggiornato alle 21:00

Il celebre fisico Richard Feynman lasciò scritto sulla propria lavagna: “Ciò che non posso creare, non lo capisco”. È una frase che coglie a pieno l’essenza della mostra Una quotidiana conversazione con la meraviglia, inaugurata il 14 Gennaio dal Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Un efficace e originale sovrapporsi di discipline e modi di rappresentare la realtà: gli scatti di Elisa Vettori, le illustrazioni di Anna Formilan e i modelli scientifici realizzati dal Professor Raffaello Potestio e dal team di studiosi di Variamols (Variable resolution algorithms for macromolecular simulations), raccontano il “dietro le quinte” di un laboratorio di ricerca.

«Le molecole biologiche e le persone che le studiano si lasciano osservare attraverso illustrazioni, fotografie e immagini, in un dialogo visivo fra la natura, i dati che fornisce e l’immagine che se ne ricava». Perché qualsiasi tipo di esperienza, da quella scientifica a quella artistica o fotografica, è veicolata da immagini e rappresentazioni della realtà. Lo impone il modo stesso in cui l’uomo si interfaccia con il mondo esterno. La sua conoscenza si scandisce in due fasi, la prima in cui lo sguardo cattura ciò che lo circonda, e la seconda in cui il cervello elabora le immagini che riceve e le ricompone, estrapolandone elementi o proiettandole nel passato o nel futuro. In sostanza, l’uomo ha bisogno di un modello, una semplificazione dell’oggetto osservato, che elimini il superfluo ed esalti gli aspetti più importanti.

Stesso principio anche per la scienza e per l’arte figurativa. Il laboratorio Variamols, guidato dal professor Raffaello Potestio, indaga da anni sul mistero delle “molecole della vita”: proteine e acidi nucleici, i composti organici che vanno a costituire la cellula, più piccoli della lunghezza d’onda della luce e quindi irraggiungibili per qualsiasi microscopio. Lo fa costruendo modelli. Le prime rappresentazioni delle molecole biologiche, realizzate negli anni ’50 e ‘60, erano incomprensibili grovigli di atomi. Ora il processo è più semplice: il computer consente persino di mettere a punto simulazioni del comportamento dei sistemi molecolari e di esaminarne le proprietà strutturali.

Un meccanismo non molto diverso da quello alla base di arti visive come l’illustrazione e la fotografia, dove l’autore sceglie o addirittura crea un punto di vista di un particolare oggetto o di una scena: non a caso, l’arte e la scienza sono strumenti, in un certo senso speculari, per comprendere il mondo. Ciò che si elimina, che si lascia fuori dalla cornice, conta come ciò che viene incluso.