Navi e aerei: riduciamo le emissioni
- Indice dei contenuti
- Ridurre le emissioni delle navi
- Migliorare il trasporto aereo
Quanto successo nel 2020 a causa della pandemia potrebbe ingannarci: allora le emissioni climalteranti legate all’aviazione e al trasporto marittimo - complici i lockdown in tutto il mondo - erano calate. Un segnale positivo per la lotta al surriscaldamento, subito dimenticato però con la ripresa delle attività economiche nel 2021: da allora le emissioni di gas serra di questi 2 settori sono in crescita nell’Unione Europea. Insieme, rappresentano circa poco più dell’8% delle emissioni totali europee, ma sono in rapida ascesa con la ripresa di viaggi e commercio.
Ridurre le emissioni delle navi
Se guardiamo alle navi, per esempio, l’inquinamento prodotto dai motori - monitorato anche da studi dei satelliti Nasa - resta ancora elevato, anche se nel 2020, tra lockdown e uno standard globale implementato dall’International Maritime Organization (Imo) - che richiede una riduzione dell’86% del contenuto di zolfo nel carburante - hanno fatto registrare una piccola riduzione.
Il cammino per navi non inquinanti, e dunque non a combustibili fossili, da qui al 2050 è però ancora lungo. La buona notizia è che l’Ue con il pacchetto Fit for 55 - quello per ridurre le emissioni del 55% (ora con obiettivi anche del 57%) entro il 2030 - sta tracciando una strada netta per abbassare anche le emissioni del trasporto marittimo.
Ci sono piani che vanno dal sistema di scambio delle quote di emissioni sino a un taglio sostanziale delle emissioni stesse che deve passare per una transizione efficiente: l’idea è l’eliminazione graduale degli oli combustibili pesanti, la decarbonizzazione, digitalizzazione e automatizzazione dei porti europei, un diverso accesso regolamentato ai porti dell’Ue per le navi più inquinanti e miglioramenti tecnici come l’ottimizzazione della velocità della nave, l’innovazione nell’idrodinamica e nuovi sistemi di propulsione.
Gli eurodeputati vogliono che il settore marittimo riduca le emissioni di gas serra delle navi del 2% a partire dal 2025, del 20% a partire dal 2035 e dell’80% a partire dal 2050 (rispetto ai livelli del 2020).
Per riuscirci, però, sono necessari anche aiuti di stato: in quest’ottica la Commissione europea ha appena approvato un regime italiano da 500 milioni di euro per migliorare le prestazioni ambientali delle navi in modo da poter acquistare imbarcazioni pulite e a zero emissioni e ammodernare quelle più inquinanti. “Sarà finanziato attraverso il fondo complementare istituito con risorse nazionali per integrare il piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ambito di una più ampia strategia di modernizzazione dell’economia del Paese” si legge in una nota.
Vale per navi commerciali, passeggeri, di trasporto combinato e mezzi che operano nei porti italiani. Fondi che sostengono anche l’acquisto di navi pulite e a zero emissioni, comprese quelle alimentate a elettricità e idrogeno, anche se serviranno miliardi - e non milioni - per una trasformazione reale del settore da qui al 2050.
Gli aiuti - che puntano a un ammodernamento delle navi sia in termini di uso di biocarburanti e combustibili sintetici (ma che purtroppo possono essere ancora “in aggiunta a combustibili fossili”) - assumeranno la forma di sovvenzioni dirette. “L’importo massimo di aiuto per beneficiario è pari al 40% dei costi ammissibili e può essere aumentato fino al 60% per le piccole e medie imprese e al 45% per i progetti riguardanti navi a emissioni zero” spiegano dall’Ue.
Migliorare il trasporto aereo
Come sappiamo - e a ribadirlo negli ultimi giorni sono state anche le azioni di tanti attivisti contro i jet privati - il settore dell’aviazione è responsabile delle emissioni e necessità di una revisione “green”.
Sempre nell’ottica dell’obiettivo Fit for 55, l’Ue ha adottato finora diverse misure per ridurle: il sistema di scambio di quote di emissione (Ets) disciplinato dal “chi inquina paga”, e con iniziative come ReFuelEu si rafforza l’impegno a rendere più ecologici i carburanti utilizzati negli aerei e negli aeroporti dell’Ue.
“Gli aeroporti dovrebbero utilizzare una quota minima di carburanti sostenibili per l’aviazione: 2% a partire dal 2025; 37% entro il 2040 e 85% entro il 2050. L’elettricità e l’idrogeno rinnovabili dovrebbero far parte del mix di combustibili sostenibili e gli aeroporti e dovrebbero aiutare gli operatori aerei ad accedere a carburanti sostenibili per l’aviazione, comprese le infrastrutture per il rifornimento di idrogeno e la ricarica elettrica” si legge nei testi della Commissione.
La normalità, in futuro, dovrà basarsi su carburanti sintetici, idrogeno ed elettrificazione e dunque non più combustibili fossili. In questo, nel lungo cammino, che dovrà portare ad aerei a zero emissioni, è partita l’Alleanza Ue che ha da poco tenuto la sua prima assemblea. Si tratta dell’Alleanza per gli aerei a zero emissioni (Azea) lanciata lo scorso giugno dalla Commissione Ue che riunisce costruttori, compagnie aeree, aeroporti e aziende, composta da oltre 100 soggetti di cui fanno parte anche gli italiani Aeroporti di Torino (Sagat) e Bologna (Marconi), la società Vga e Leonardo. Con altri 120 soggetti che vorrebbero unirsi, l’Alleanza avrà lo scopo di identificare e preparare investimenti e sforzi per un futuro basato su aerei a idrogeno e sistemi di aviazione basati sull’elettrico.
Quanti soldi servono per una transizione energetica del settore, lo ha invece quantificato Mission Possible Partnership (Mpp): stima che ci vorrebbero almeno 175 miliardi di dollari l’anno di investimenti in nuovi carburanti sostenibili, a cui aggiungere motori elettrici, ibridi e a idrogeno, per riuscire a centrare l’obiettivo delle zero emissioni.