Ambiente

Navi e aerei: riduciamo le emissioni

Approvato dalla Commissione Ue un fondo italiano da 500 milioni per imbarcazioni pulite. All’aviazione, invece, servirebbero 175 miliardi di dollari l’anno per nuovi carburanti sostenibili, secondo la Mission Possible Partnership
Credit: Cottonbro
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16 novembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Quanto successo nel 2020 a causa della pandemia potrebbe ingannarci: allora le emissioni climalteranti legate all’aviazione e al trasporto marittimo - complici i lockdown in tutto il mondo - erano calate. Un segnale positivo per la lotta al surriscaldamento, subito dimenticato però con la ripresa delle attività economiche nel 2021: da allora le emissioni di gas serra di questi 2 settori sono in crescita nell’Unione Europea. Insieme, rappresentano circa poco più dell’8% delle emissioni totali europee, ma sono in rapida ascesa con la ripresa di viaggi e commercio.

Ridurre le emissioni delle navi

Se guardiamo alle navi, per esempio, l’inquinamento prodotto dai motori - monitorato anche da studi dei satelliti Nasa - resta ancora elevato, anche se nel 2020, tra lockdown e uno standard globale implementato dall’International Maritime Organization (Imo) - che richiede una riduzione dell’86% del contenuto di zolfo nel carburante - hanno fatto registrare una piccola riduzione.

Il cammino per navi non inquinanti, e dunque non a combustibili fossili, da qui al 2050 è però ancora lungo. La buona notizia è che l’Ue con il pacchetto Fit for 55 - quello per ridurre le emissioni del 55% (ora con obiettivi anche del 57%) entro il 2030 - sta tracciando una strada netta per abbassare anche le emissioni del trasporto marittimo.

Ci sono piani che vanno dal sistema di scambio delle quote di emissioni sino a un taglio sostanziale delle emissioni stesse che deve passare per una transizione efficiente: l’idea è l’eliminazione graduale degli oli combustibili pesanti, la decarbonizzazione, digitalizzazione e automatizzazione dei porti europei, un diverso accesso regolamentato ai porti dell’Ue per le navi più inquinanti e miglioramenti tecnici come l’ottimizzazione della velocità della nave, l’innovazione nell’idrodinamica e nuovi sistemi di propulsione.

Gli eurodeputati vogliono che il settore marittimo riduca le emissioni di gas serra delle navi del 2% a partire dal 2025, del 20% a partire dal 2035 e dell’80% a partire dal 2050 (rispetto ai livelli del 2020).

Per riuscirci, però, sono necessari anche aiuti di stato: in quest’ottica la Commissione europea ha appena approvato un regime italiano da 500 milioni di euro per migliorare le prestazioni ambientali delle navi in modo da poter acquistare imbarcazioni pulite e a zero emissioni e ammodernare quelle più inquinanti. “Sarà finanziato attraverso il fondo complementare istituito con risorse nazionali per integrare il piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ambito di una più ampia strategia di modernizzazione dell’economia del Paese” si legge in una nota.

Vale per navi commerciali, passeggeri, di trasporto combinato e mezzi che operano nei porti italiani. Fondi che sostengono anche l’acquisto di navi pulite e a zero emissioni, comprese quelle alimentate a elettricità e idrogeno, anche se serviranno miliardi - e non milioni - per una trasformazione reale del settore da qui al 2050.

Gli aiuti - che puntano a un ammodernamento delle navi sia in termini di uso di biocarburanti e combustibili sintetici (ma che purtroppo possono essere ancora “in aggiunta a combustibili fossili”) - assumeranno la forma di sovvenzioni dirette. “L’importo massimo di aiuto per beneficiario è pari al 40% dei costi ammissibili e può essere aumentato fino al 60% per le piccole e medie imprese e al 45% per i progetti riguardanti navi a emissioni zero” spiegano dall’Ue.

Migliorare il trasporto aereo

Come sappiamo - e a ribadirlo negli ultimi giorni sono state anche le azioni di tanti attivisti contro i jet privati - il settore dell’aviazione è responsabile delle emissioni e necessità di una revisione “green”.

Sempre nell’ottica dell’obiettivo Fit for 55, l’Ue ha adottato finora diverse misure per ridurle: il sistema di scambio di quote di emissione (Ets) disciplinato dal “chi inquina paga”, e con iniziative come ReFuelEu si rafforza l’impegno a rendere più ecologici i carburanti utilizzati negli aerei e negli aeroporti dell’Ue.

“Gli aeroporti dovrebbero utilizzare una quota minima di carburanti sostenibili per l’aviazione: 2% a partire dal 2025; 37% entro il 2040 e 85% entro il 2050. L’elettricità e l’idrogeno rinnovabili dovrebbero far parte del mix di combustibili sostenibili e gli aeroporti e dovrebbero aiutare gli operatori aerei ad accedere a carburanti sostenibili per l’aviazione, comprese le infrastrutture per il rifornimento di idrogeno e la ricarica elettrica” si legge nei testi della Commissione.

La normalità, in futuro, dovrà basarsi su carburanti sintetici, idrogeno ed elettrificazione e dunque non più combustibili fossili. In questo, nel lungo cammino, che dovrà portare ad aerei a zero emissioni, è partita l’Alleanza Ue che ha da poco tenuto la sua prima assemblea. Si tratta dell’Alleanza per gli aerei a zero emissioni (Azea) lanciata lo scorso giugno dalla Commissione Ue che riunisce costruttori, compagnie aeree, aeroporti e aziende, composta da oltre 100 soggetti di cui fanno parte anche gli italiani Aeroporti di Torino (Sagat) e Bologna (Marconi), la società Vga e Leonardo. Con altri 120 soggetti che vorrebbero unirsi, l’Alleanza avrà lo scopo di identificare e preparare investimenti e sforzi per un futuro basato su aerei a idrogeno e sistemi di aviazione basati sull’elettrico.

Quanti soldi servono per una transizione energetica del settore, lo ha invece quantificato Mission Possible Partnership (Mpp): stima che ci vorrebbero almeno 175 miliardi di dollari l’anno di investimenti in nuovi carburanti sostenibili, a cui aggiungere motori elettrici, ibridi e a idrogeno, per riuscire a centrare l’obiettivo delle zero emissioni.

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