Futuro

Mamma, ho preso l’aereo!

Uno studio del MIT ha elaborato un nuovo sistema di mappatura delle scie di condensa (altamente inquinanti) lasciate dal passaggio dei voli di linea. Un problema in parte risolvibile, dicono gli esperti, modificando le rotte
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
10 marzo 2022 Aggiornato alle 16:30

Mentre i primi casi di una strana polmonite che non rispondeva alle solite cure si registravano in Italia e all’estero e le terapie intensive si ingolfavano, i voli di linea venivano sospesi, determinando un forte calo dell’inquinamento aereo.

Volare è il modo di viaggiare in assoluto più inquinante: produce 285 grammi di CO2 per ogni passeggero, per ogni chilometro percorso. Tuttavia, come riporta l’Agenzia Europea per l’Ambiente, nel complesso costituisce solo il 2,1 % di tutte le emissioni di CO2 del Pianeta e il 12% di quelle prodotte dal settore dei trasporti, contro il 74% della viabilità su strada.

Quelle che i velivoli tracciano nel cielo si chiamano scie di condensazione e un team di ingegneri e ingegnere del MIT, l’Istituto di Tecnologia del Massachusetts, le ha mappate, prendendo in considerazione lo spazio aereo sopra gli Stati Uniti e confrontandole con i tassi di inquinamento prepandemici. Com’era ipotizzabile, nel 2018 e nel 2019 le scie coprivano una superficie di circa 43.000 chilometri quadrati, pari allo Stato del Massachussets e del Conneticut insieme, mentre nel 2020, all’indomani dell’emergenza sanitaria, si è registrato un calo del 20%, proporzionale alla riduzione dei voli statunitensi.

Per individuare e tracciare con precisione le scie su larga scala, gli studiosi e le studiose si sono basati sulle immagini continue, scattate ad alta risoluzione, dal GOES-16 della NASA, un satellite geostazionario che sorvola la Terra.

Gli scienziati e le scienziate a quel punto si sono chiesti se il sistema di mappatura utilizzato non potesse avere anche un’ulteriore finalità pratica. Premesso che il settore contribuisce al riscaldamento globale anche per le dirette emissioni di anidride carbonica prodotte dai velivoli (più o meno il 50%), il vapore acqueo presente nei gas di scarico degli aeroplani a 10.000 metri di altezza, con una temperatura che si aggira attorno a -60 gradi centigradi, finisce per condensarsi e formare nuvole altamente inquinanti che intrappolano il calore in uscita dalla Terra.

Non è casuale, infatti, che nelle aree intorno ai principali aeroporti vi sia una percentuale nettamente minore di “scie”: gli aerei al momento del decollo e dell’atterraggio sono a un’altezza che impedisce il fenomeno della condensazione.

Come riporta il sito del MIT, il gruppo di ricercatori e ricercatrici sta collaborando con le principali compagnie aeree statunitensi al fine di prevedere le zone di addensamento della condensa dei gas di scarico e introdurre alcune modifiche alle rotte degli aerei di linea.

“C’è un’opportunità insolita per dimezzare l’impatto sul clima dell’aviazione” afferma Steven Barrett, professore e associate head del Dipartimento di Aeronautica e Astronautica del MIT. “Con interventi mirati alle tecniche di pilotaggio e alle rotte percorse, il riscaldamento generato dall’aviazione si potrebbe dimezzare in pochi anni”.