Diritti

Il destino dei profughi ucraini

Mentre il conflitto in Europa orientale continua, la gestione dei quasi 8 milioni di rifugiati dall’Ucraina sta mettendo sotto pressione gli aiuti umanitari del Vecchio Continente
Credit: Sachelle Babbar/ZUMA Press Wire
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9 novembre 2022 Aggiornato alle 11:00

La guerra in Ucraina non conosce tregua, mentre i combattimenti continuano nell’est del Paese e la Russia bombarda quasi quotidianamente le infrastrutture energetiche della nazione. Con l’avvicinarsi dell’inverno e la mancanza di riscaldamento e luce in molte case, i flussi dei profughi ucraini potrebbero tornare ad aumentare mettendo sotto ulteriore pressione l’apparato di accoglienza europeo.

Il conflitto iniziato lo scorso febbraio ha creato negli ultimi 8 mesi la più grave crisi umanitaria in Europa dai tempi della II guerra mondiale, con circa 7,8 milioni di rifugiati ucraini sparsi nei vari Paesi dell’Unione Europea, di cui la maggior parte in Polonia. Sebbene alcuni siano rientrati nei territori ucraini dopo le fasi iniziali dell’invasione, l’aggravarsi degli scontri sta pregiudicando il loro rientro: «Il ritorno in massa dei rifugiati è correlato alla situazione della guerra e, a lungo termine, alla strategia di sviluppo economico. L’Ucraina ha bisogno di un programma di rimpatrio, ma ciò non è fattibile senza un’economia in forte espansione. Il boom è possibile solo se l’intero modello economico viene riconsiderato, perché le èlite finanziarie ucraine sono troppo abituate a vivere delle esportazioni di grano e acciaio. Altrimenti, una crisi demografica attende l’Ucraina - una popolazione di meno di 30 milioni di abitanti, di cui 10 milioni in pensione» ha dichiarato Aleksey Kushch, un’analista di Kiev.

Nel frattempo diverse nazioni dell’Unione europea stanno moltiplicando gli sforzi per gestire i profughi, con profonde diseguaglianze numeriche fra i vari Paesi, dato che la maggior parte dei rifugiati si sono concentrati in Germania e Polonia, mentre la Francia ne ha accolti meno di 100.000. Questa pressione umanitaria ed economica sta diventando insostenibile per diverse municipalità e città, tanto che 12 lander tedeschi su 16 hanno comunicato al governo centrale di essere arrivati al limite delle risorse. «La ricca Germania può fare qualsiasi cosa. Ma quei soldi non sono distribuiti in modo uniforme» ha denunciato Jan Glossmann, il portavoce del sindaco di Cottbus, intenzionato a non accogliere ulteriori profughi senza un miglioramento delle politiche di accoglienza.

Problemi simili sono in corso nel Regno Unito, dove più di 100.000 ucraini sono ospiti delle famiglie britanniche. Ma il periodo di permanenza garantito di 6 mesi sta giungendo al termine e molti di loro non sapranno dove andare, dato che lo schema di “accoglienza famigliare” sta mostrando i suoi limiti. Nella vicina Irlanda si sono accese numerose polemiche politiche, con accuse contro il governo e le sue mancanze nei confronti dei 200.000 ucraini presenti nel Paese.

Senza l’implementazione di rapide e massicce politiche comunitarie atte a sanare i continui problemi, i prossimi mesi potrebbero rivelarsi drammatici. Non solo per gli ucraini in fuga dagli orrori della guerra, ma anche per gli altri profughi provenienti dalle altre parti del mondo, i cui fondi stanziati stanno diminuendo rapidamente. «La guerra in Ucraina ha messo in luce l’immenso divario tra ciò che è possibile fare quando la comunità internazionale si raduna dietro una crisi e la realtà quotidiana per i milioni di persone che soffrono lontano dai riflettori» ha fatto notare il Norwegian Refugee Council.

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