Ambiente

Agenda 2030: cattive notizie su povertà e femminicidi

Secondo il report Istat sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Italia continua a soffrire di disuguaglianze economiche e gender gap. Buoni invece i risultati raggiunti su ambiente e clima
Credit: Noah Buscher/unsplash
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13 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:00

Nella giornata di mercoledì 12 ottobre l’Istat ha pubblicato la quinta edizione del rapporto dedicato ai sustainable development goals (Sdgs), ovvero i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che compongono l’Agenda 2030 adottata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 2015. La quale ha lo scopo di fornire a ogni nazione 169 target da raggiungere entro il 2030 per ottenere uno sviluppo sostenibile sul piano sociale, economico, ambientale e istituzionale.

Quest’anno il rapporto, attraverso 371 misure statistiche, ha focalizzato l’analisi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e sulle disuguaglianze territoriali, oltre che sugli altri ambiti che compongono l’Agenda, osservando principalmente l’evoluzione della società italiana fra il 2019 e il 2021.

Il quadro generale, come dettagliato nel documento, presenta un andamento «complesso, multidimensionale, articolato e contraddittorio» dove «i due anni di emergenza pandemica hanno avuto un impatto percepibile nel rallentamento o addirittura nell’arretramento di alcuni processi». Ma un aspetto sicuramente positivo ha riguardato la legislazione italiana, che nel febbraio di quest’anno ha approvato una proposta di legge che inserisce la tutela dell’ambiente fra i principi fondamentali della Costituzione.

Riguardo l’analisi dedicata al breve periodo emerge una situazione complessivamente soddisfacente, dove il 50% delle misure sono in miglioramento, il 23% è stazionario, mentre il 27% segnala un peggioramento. Ma particolare attenzione va dedicata ad alcuni dei 17 obiettivi, che delineano un sentiero ricolmo di sfide e ulteriori sforzi per le istituzioni italiane.

La povertà assoluta nel Paese (Goal 1) coinvolge 5,6 milioni di persone senza mostrare fasi di rapida regressione e con divari regionali pronunciati, soprattutto fra il Nord e il Sud del Paese. La strada per raggiungere l’uguaglianza di genere (Goal 5) continua a presentare gravi problematiche con 51,9 donne ogni 100.000 che si sono rivolte al numero verde 1522 perché vittime di violenza nel 2021, con un aumento di oltre il 2% rispetto all’anno precedente.

E nel 2020 sono stati commessi 116 omicidi di donne, rispetto ai 111 del 2019. Preoccupa la diminuzione dei Centri AntiViolenza e delle Case Rifugio, dove il tasso medio di copertura nazionale è sceso a 1,87 servizi in totale ogni 100.000 donne rispetto al tasso 1,98 nel 2019. Leggeri miglioramenti si intravedono nella rappresentanza femminile in Parlamento e nei posti apicali delle imprese italiane.

Riguardo l’ambiente e la crisi climatica (Goal 7, 11, 12, 13, 14, 15) l’Italia ha superato tutti gli obiettivi legati alle fonti rinnovabili, con un aumento del 7,4% nel consumo finale lordo di energia negli ultimi 10 anni. Le emissioni di gas alteranti sono il 24% in meno rispetto al 1990 e il Paese è tra le 5 nazioni dell’Unione europea più performanti.

I rifiuti in discarica e l’inquinamento atmosferico sono anch’essi in diminuzione, mentre sta aumentando il tasso di utilizzo circolare dei materiali, la percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani e la differenziata dei rifiuti. Continua purtroppo a rimanere elevata la quantità di rifiuti marini disseminati lungo le coste italiane ed è tornato a crescere il consumo del suolo, soprattutto nel Nord Italia.

Un Paese che mostra complessivamente dei fattori positivi, con però numerosi problemi irrisolti sul piano delle disuguaglianze, sia economiche che di genere, nel divario regionale e in certi ambiti ambientali.

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