Economia

Price cap, Von der Leyen: «sconsigliato uno scenario di concorrenza»

Lo ha scritto in una lettera la presidente della Commissione Ue, in vista del vertice di domani a Praga. Si discuterà di guerra, crisi energetica e rincari
Ursula von der Leyen al Parlamento europeo il 5 ottobre 2022
Ursula von der Leyen al Parlamento europeo il 5 ottobre 2022 Credit: EPA/JULIEN WARNAND
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6 ottobre 2022 Aggiornato alle 19:20

“La crisi energetica è entrata in una nuova fase”. Così esordisce Ursula von der Leyen nella lettera inviata ai leader dell’Unione Europa prima della riunione informale che si terrà domani 7 ottobre a Praga. La discussione verterà sulle 3 questioni più urgenti e interconnesse che l’Ue deve affrontare, vale a dire la guerra della Russia in Ucraina, l’energia e la situazione economica.

La presidente della Commissione esorta gli Stati membri a sopraggiungere a una risposta europea comune, compatta, che possa ridurre i costi energetici per le famiglie e le imprese e garantire la sicurezza energetica. Il passo in avanti che gli Stati dovrebbero compiere è chiaro: collaborare “per sviluppare un intervento che limiti i prezzi nel mercato del gas naturale”. In sostanza, dopo le lunghe analisi di questi mesi, è arrivato il momento di agire.

Riguardo il price cap, tetto massimo con il quale i Paesi potrebbero continuare ad acquistare gas, è richiesta una partecipazione unita dei Paesi europei; pertanto, sempre nella lettera, è controindicato “uno scenario in cui gli Stati membri si fanno concorrenza a vicenda e fanno salire i prezzi”. Tuttavia, anche la corsa ai rifornimenti, senza volgere lo sguardo verso gli alleati e verso le conseguenze sulle quotazioni, viene criticata dalla Presidente che aspira, invece, “a coordinare il riempimento congiunto della gestione dello stoccaggio”.

Ma c’è chi resiste. Germania e Olanda, infatti, sono diffidenti nei confronti di un’Unione energetica. Berlino ha introdotto un maxi scudo da 200 miliardi, provenienti dal Fondo per la stabilizzazione dell’economia, con l’intento di fissare un proprio tetto sia per il prezzo dell’elettricità che per quello del gas. Forte è il timore che, dai prossimi confronti dei Capi di Stato e di Governo, possa emergere l’immagine di un’Europa frammentata sull’energia, pertanto vengono proposte vie intermedie.

Una di queste consiste nell’individuare una banda di oscillazione del prezzo con i fornitori disponibili, tra cui Usa, Norvegia e Algeria. D’altro canto, secondo la Commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, l’Italia sta dimostrando una buona capacità diplomatica. La situazione nel nostro Paese non è semplice: il prezzo del gas e il recente stop da parte della Russia hanno aumentato le difficoltà. La ripresa dei flussi di gas da Gazprom, «resa possibile dalla risoluzione da parte di Eni e delle parti coinvolte dei vincoli che derivano dalla nuova normativa» comunicata dall’Eni, ha evitato gli scenari peggiori.

In ogni caso, l’Italia si sta muovendo altrove; del gas che giunge ogni giorno in Italia, vediamo come 70 milioni di metri cubi proviene dall’Algeria, 35 milioni dal Nord Europa, 30 dall’Azerbaijan, 8 dalla Libia, e 10 milioni di metri cubi dalla Russia di cui 8 milioni esportati. In tutto circa 200 milioni giornalieri di metri cubi, dei quali una cinquantina destinati agli stoccaggi e il resto ai consumi.

Anche lo stoccaggio è cresciuto, e ora la riserva è piena al 91,5% contro l’89,32% della media Ue. In aggiunta, l’aumento delle bollette è inevitabile: +59% nel quarto trimestre per le tariffe elettriche per le famiglie in tutela; + 70 % il prezzo dell’energia delle bollette di ottobre sale a 1,96 al cubo rispetto all’1,14 di luglio. Quest’ultimo, è un dato parziale poiché l’Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ha introdotto un nuovo metodo di calcolo, fondato sui costi di approvvigionamento che tiene conto dei prezzi reali registrati sul mercato. Il dato definitivo arriverà, solamente, nei primi giorni di novembre. Per l’Europa, è, dunque, un momento determinante.

Tra le altre questioni, ricorda Kadri Simson, vi è anche quella di rivalutare il ruolo dell’indice dei prezzi Ttf, Title Transfer Facility, ad Amsterdam. Poiché, come spiega: «i prezzi nell’Ue sono oggi significativamente più alti che in Asia o altrove» pertanto il Ttf «può aggiungere fino al 30% al prezzo del gas». La Commissaria europea all’Energia, nonostante le diverse valutazioni, rimane positiva: «Ora dobbiamo fare un altro passo verso una vera e propria Unione dell’energia, magari con nuovi fondi europei per le infrastrutture energetiche».

Dunque, sul tavolo del vertice di Praga sono diverse le questioni: dall’accordo sul price cap al potenziamento del REpowerEU, piano della Commissione europea per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi entro 2030, dalla rivalutazione del modello Sure, programma di prestiti a sostegno dei piani nazionali di supporto all’occupazione, portata avanti da Gentiloni, alla ricerca di una strada comune europea.

Risposte dettagliate giungeranno, solamente, con l’incontro formale di fine ottobre. L’inverno è alle porte, la coesione nelle scelte tra gli Stati Europei sembra essere l’unico riparo.

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