L’implacabile furia delle iraniane

Sono trascorsi alcuni giorni dalla morte di Mahsa Amini, la ventiduenne iraniana deceduta alcune ore dopo l’arresto da parte della polizia morale di Teheran, e il bilancio delle vittime, per le proteste dilagate in tutto il Paese, continua a salire.
La furia dei manifestanti non accenna a placarsi: le proteste sono proseguite anche di notte, in almeno 15 città. Traffico bloccato, cassonetti e veicoli della polizia in fiamme, pietre contro le autorità. “Morte al dittatore”, questo è il grido che si sente nelle piazze e per le vie della città.
Neanche la violenza sembra poter fermare questo fiume di proteste: 17 persone, tra manifestanti e forze dell’ordine, hanno perso la vita negli ultimi giorni. Sono i numeri forniti dalla televisione di Stato.
La polizia ha fatto ricorso ai lacrimogeni e alle manette per disperdere la folla, secondo quanto riportato dall’agenzia Irna. Uomini e donne, molte delle quali senza velo, si sono riuniti nelle piazze di Teheran, Mashhad, Tabriz, Rasht, Isfahan e Kish.
Drammaticamente significativo il gesto di alcune donne che si sono tolte l’hijab e lo hanno bruciato in pubblico per protestare contro la legge sul velo obbligatorio nel Paese e i video sono stati postati online.
Il padre di Mahsa ha accusato le autorità di mentire riguardo la sorte toccata alla figlia. Amjad Amini ha detto che i medici si sono rifiutati di fargli vedere la figlia dopo il decesso: «Stanno mentendo. Stanno dicendo bugie. Tutto è una bugia… non gli importa quanto abbia implorato, non mi hanno permesso di vedere mia figlia», ha detto alla Bbc Persia, ripreso dagli altri media internazionali.
L’uomo ha inoltre riferito che il corpo della figlia al momento del funerale era completamente coperto, se non per il viso e i piedi, su cui erano ben visibili dei lividi: «Non ho idea di cosa le abbiano fatto», ha detto. La versione ufficiale fornita dalle autorità è che sia morta dopo un «attacco di cuore» e il coma, ma secondo Emtedad News, media indipendente iraniano, la ragazza non avrebbe sofferto di patologie cardiache.
La rabbia per la morte della giovane non si ferma solo all’Iran. A Berlino, l’associazione Say It Loud ha organizzato una manifestazione in onore di Mahsa durante la quale moltissime donne si sono tagliate i capelli. Lo stesso è accaduto in Turchia, durante un sit-in di solidarietà davanti al consolato dell’Iran a Istanbul.