Diritti

Quando l’arte genera discordia

Il caso del murales di Melbourne in cui due soldati, russo e ucraino, si abbracciano ha scatenato l’opinione pubblica. Spingendo l’autore, Peter Seaton, a scusarsi: «il mio scopo era promuovere la pace»
"Peace Before Pieces" (2022) di Peter Seaton
"Peace Before Pieces" (2022) di Peter Seaton Credit: Peter Seaton/CTOArt
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19 settembre 2022 Aggiornato alle 18:30

Le tensioni e il dramma della guerra in Ucraina si riverberano anche sull’arte, coinvolgendo questa volta un murales australiano, dal titolo Peace before Pieces, che è finito al centro di violenti proteste.

Il suo autore Peter Seaton, conosciuto anche con il nome d’arte Cto, lo aveva recentemente dipinto nella città di Melbourne in modo da raffigurare due soldati abbracciati, uno russo e uno ucraino.

L’intenzione dell’autore era quella di richiamare una “risoluzione pacifica” del conflitto spingendo le persone a riflettere sul dramma della guerra in corso.

Ma la comunità ucraina presente in città ha reagito in maniera estremamente severa, tanto che il leader della comunità Stefan Romaniv ha espresso dure parole: «Il messaggio dell’opera d’arte dipinge una falsa equivalenza fra l’aggressore e la vittima. Cosa penserebbe la gente se il murales mostrasse una stupratore e la sua vittima abbracciati? Tentare di essere “equanimi” e accettare una falsa narrativa secondo cui “tutto ciò di cui abbiamo bisogno è la pace” in questo caso favorisce il male. È un supporto alle azioni russe e impone all’Ucraina l’obbligo di accettare i tentativi di distruggerla».

Una tesi sostenuta anche dall’artista australiano-cinese Badiucao, che ha twittato provocatoriamente «Perché non dipingere allora un Hitler che abbraccia una vittima dell’Olocausto?», e dalla sociologa Olga Boichak dell’Università di Sydney che ha affermato: «Esso implica che la pace può essere ottenuta se entrambe le parti accettano di deporre le loro armi. Ormai abbiamo tutti un’idea chiara su cosa accadrebbe se l’Ucraina smettesse di combattere, quindi questa “arte” delegittima le esperienze vissute dalla resistenza».

L’ondata di indignazione è arrivata anche in Ucraina, tanto da spingere l’ambasciatore ucraino Vasyl Myroshnychenko a chiedere di rimuovere l’opera: «L’artista non ha alcuna idea dell’invasione russa dell’Ucraina ed è spiacevole vedere che è stato fatto senza consultare la comunità ucraina di Melbourne. Deve essere immediatamente rimosso».

Dopo innumerevoli proteste internazionali e pressioni il murales è stato effettivamente cancellato e l’autore si è scusato su Instagram: «Faccio le mie profonde scuse se ho offeso il popolo ucraino, e sicuramente l’ho fatto, ma non era mia intenzione. Il mio scopo era promuovere la pace. Se volete odiarmi per questo, odiatemi, ma non rinuncerò all’ideale che tutti noi fondamentalmente abbiamo in comune più cose di quelle che ci dividono».

Non è la prima volta che le opere dedicate a drammatiche questioni politiche e sociali dividono l’opinione pubblica, specialmente durante una guerra in corso. Anche l’Italia ha visto un coinvolgimento in tal senso tramite il murales di Jorit dedicato a Dostoevskij, con inserita nell’occhio dello scrittore russo la bandiera dei separatisti del Donbass. Un’opera che ha ricevuto elogi diretti da Putin, ma anche critiche sotto diversi aspetti.

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