Diritti

La nuova crisi del Kosovo con la Serbia

La delicata situazione nei Balcani è frutto di una storia di violenze plurisecolari che ha visto negli anni ‘90 lo scoppio di molteplici guerre. Ora si stanno insinuando gli effetti del conflitto in Ucraina
Il cancelliere tedesco Scholz durante l'incontro bilaterale dello scorso 4 maggio con il primo ministro kosovaro Albin Kurti
Il cancelliere tedesco Scholz durante l'incontro bilaterale dello scorso 4 maggio con il primo ministro kosovaro Albin Kurti Credit: EPA/FILIP SINGER
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5 agosto 2022 Aggiornato alle 21:00

Sono tornate ad aumentare le tensioni fra il Kosovo e la Serbia, dove nella notte a cavallo fra il 31 luglio e il 1 agosto le autorità kosovare hanno ordinato momentaneamente la chiusura dei due valichi al confine di Jarinje e Brnjak. La decisione è stata presa dopo una serie di proteste portate avanti dai cittadini serbi che avevano improvvisato dei blocchi stradali.

Questo è solo l’ultimo episodio di una serie di scontri legati alla questione delle targhe automobilistiche, dove le autorità di Pristina stanno cercando fin dall’ottobre 2021 di implementare il divieto dell’uso di documenti e targhe serbe nelle regioni settentrionali del Kosovo a maggioranza serba. Una misura dettata dalla ricerca di reciprocità, dato che la Serbia stessa non permette la circolazione delle auto con targhe kosovare nel proprio territorio.

L’improvviso aumento delle ostilità in una zona estremamente problematica e turbolenta ha spinto immediatamente l’Unione Europa e gli Stati Uniti a dissuadere il governo kosovaro nel proseguire con il divieto, mentre la Nato comunicava di essere pronta a intervenire per placare le tensioni avendo circa 3800 soldati dispiegati nel territorio con la missione KFOR (fra cui molti soldati italiani). «In cooperazione con i nostri alleati internazionali, ci siamo impegnati a rimandare di 30 giorni l’implementazione delle decisioni sulle targhe e i documenti di ingresso-uscita ai check point confinanti con la Serbia, a condizione che tutte le barricate siano rimosse e sia ripristinata la completa libertà di circolazione», ha dichiarato il primo ministro del Kosovo Albin Kurti.

La delicata situazione nei Balcani è frutto di una storia di violenze e scontri plurisecolari che ha visto negli anni ‘90 lo scoppio di molteplici guerre, con ancora problemi irrisolti fra la Serbia e il Kosovo. In mezzo a questo focolaio si stanno insinuando gli effetti a cascata del conflitto in corso in Ucraina, anche per l’incrocio delle alleanze internazionali che coinvolgono Ucraina e Russia.

Notevoli polemiche ha scatenato il deputato ucraino Oleksiy Goncharenko che nella notte di domenica ha annunciato: «L’Ucraina è pronta ad agire con le nostre truppe sul terreno. La Serbia sta tentando di iniziare una guerra di aggressione». Seguito a sua volta dalla dichiarazione della portavoce del ministro degli esteri russo Maria Zakharova: «I leader kosovari sanno che i serbi non rimarranno indifferenti quando verrà portato un attacco diretto alle loro libertà, ed essi stanno deliberatamente facendo salire la tensione per scatenare un conflitto militare».

Le tensioni geopolitiche in corso fra le varie potenze stanno alimentando pericolose derive in diverse parti d’Europa, mentre la pacifica convivenza fra le varie componenti nei Balcani è sempre più a rischio. Specialmente in dei territori dove i diritti umani non sono pienamente rispettati e dove persistono politiche di discriminazione, religiose, culturali e politiche.

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