Ambiente

I temporali estivi ci salveranno dalla siccità?

Purtroppo no, secondo il gruppo di ricerca Hydrology Irpi-Cnr. Il problema rimane l’assenza di neve e acqua accumulate in precedenza
Credit: Michael D/unsplash
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3 agosto 2022 Aggiornato alle 17:00

Non possiamo nemmeno berci su. La situazione della siccità in Italia - così come in alcune zone d’Europa come Francia, Spagna, Portogallo o Germania - è talmente preoccupante che persino la vendemmia 2022 è stata anticipata di una settimana.

Caldo e crisi idrica hanno tagliato la produzione di almeno il 10% in molte aree del Nord e la stagione potrebbe essere «salva solo se piove, in maniera intelligente, entro dieci giorni» racconta il presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cotarella.

Eppure, anche le piogge invocate dall’associazione, potrebbero non bastare. A breve sono attese nuove ondate di calore (da mercoledì) anche se con meno eccessi rispetto a quelle di luglio: l’anticiclone subtropicale sta perdendo forza e, dita incrociate, intorno a metà agosto potrebbe iniziare una sorta di declino dell’estate più rovente, con qualche nuova perturbazione in arrivo.

I temporali estivi, come quelli che hanno colpito il Nord nei giorni scorsi, saranno sufficienti a mitigare la siccità in corso? La risposta purtroppo è no, ribadiscono dal gruppo di ricerca Hydrology Irpi-Cnr. Su twitter, in un lungo thread, il meteorologo del CNR-Lamma Giulio Betti ha spiegato perché: il problema principale resta l’assenza di neve. Senza neve e senza acque accumulate in precedenza, le piogge che arrivano d’estate poco possono fare per aiutare, per esempio, le drammatiche condizioni del Po, che vive una delle peggiori siccità degli ultimi 70 anni.

«In termini molto sintetici e semplici, il Po riceve due grandi “input” d’acqua: uno autunnale (piogge dirette e accumulo di neve su Alpi e Appennino) e uno primaverile-estivo (piogge dirette – primaverili – e fusione della neve sui rilievi) - spiega Betti mostrando le tabelle del Po - nel periodo ottobre 2019/agosto 2020 e ottobre 2020/agosto 2021 piogge e fusioni hanno mantenuto il livello del fiume su valori apprezzabili. Da settembre 2021 il contributo delle piogge autunnali è stato minimo. A seguire (dicembre-marzo) non è più piovuto né nevicato in maniera sufficiente, di conseguenza, complice una primavera secca, il contributo della fusione è stato minimo».

Tutto questo, il periodo di magra che perdura ormai da un anno, non è “recuperabile” con le piogge estive: «11-12 mesi di scarse (o a tratti nulle) precipitazioni non possono essere recuperati con qualche temporale estivo» sostiene.

Servirebbe dunque la neve, oltre a piogge strutturate, ma non prima dell’autunno probabilmente. «Era (ed è tuttora) illusorio pensare che l’estate possa portare sollievo o contenere una magra così strutturata. I temporali di questi giorni, anche se forti, portano benefici molto localizzati. Come in molti campi della scienza e della natura, i problemi non si risolvono con un colpo di bacchetta. La loro presenza implica situazioni anomale che si sono protratte nel tempo e il tempo è la variabile da sopportare per tornare alla normalità», chiosa il meteorologo su Twitter.

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