Economia

Pubblicità no grazie? Netflix ci ripensa

Il servizio di streaming da 221,6 milioni di abbonati ha registrato per la prima volta in dieci anni un calo di iscrizioni, dovute anche alla guerra in Ucraina. La soluzione potrebbe essere un piano più economico con la pubblicità
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 aprile 2022 Aggiornato alle 17:00

Nel giro di un anno o due Netflix potrebbe dire sì alla pubblicità, lanciando un servizio più economico e meno appetibile per coloro che, fino a oggi, si sono abituati a guardare film e serie tv senza alcuna reclame di mezzo. Utenti che, pian piano, stanno abbandonando la piattaforma per numerose ragioni. Prima fra tutte la great resignation degli abbonamenti, prevista da un report pubblicato da Deloitte a dicembre 2021, con gli utenti che preferiscono passare da una piattaforma all’altra nel giro di un mese o due, a seconda dei contenuti, piuttosto che rimanere comodi su una in particolare.

Martedì uno degli amministratori delegati di Netflix, Reed Hastings, co-fondatore insieme a Marc Randolph della piattaforma nata nel 1997 come sito di noleggio e vendita di DVD, ha parlato dei ricavi del servizio di streaming nella periodica intervista sugli utili del primo trimestre dell’anno. Netflix è «abbastanza aperta a offrire prezzi ancora più bassi con la pubblicità, come scelta del consumatore», ha detto Hastings, ammettendo che si tratterebbe di un grande cambiamento nel modo di pensare dell’azienda.

Il claim bianco su sfondo nero della piattaforma disponibile in oltre 30 lingue e 190 Paesi recita, infatti: “Puoi guardare tutto ciò che vuoi in qualsiasi momento, senza interruzioni pubblicitarie e con un semplice abbonamento”. Hastings ha detto che questo tipo di servizio più economico e con advertising «sta funzionando per Hulu. Lo sta facendo la Disney. Lo ha fatto HBO. Non credo che abbiamo molti dubbi sul fatto che funzioni».

Le dichiarazioni di Hastings seguono il calo di iscrizioni – mai così ingente dal 2011 - registrato dall’inizio dell’anno fino al 31 marzo del 2022: 200.000 abbonati in meno. E pensare che, nello stesso periodo del 2020, all’inizio della pandemia e dei primi lockdown, Netflix&Co avevano rilevato un aumento contingente degli utenti e delle ore trascorse davanti ai propri schermi.

Ma le previsioni per il futuro sono ancora più preoccupanti, con perdite da 2 milioni di utenti nel trimestre appena iniziato. Le ragioni? Molte. Prima di tutto, dice Netflix, l’aumento della concorrenza, con nuovi e vecchi soggetti nell’universo dello streaming che appaiono più accattivanti del servizio californiano: Disney +, Amazon Prime Video, HBO Max, Hulu, Apple TV Plus. Lo ha reso noto JustWatch, il servizio che riunisce tutte le piattaforme di streaming in un unico database per facilitare la ricerca dell’utente. Il vantaggio della piattaforma che nel 2020 guadagnava 25 miliardi di dollari rimane solido, ma si tratta di un dominio sempre più debole, col passare degli anni.

Altre ragioni del calo, secondo la società, sarebbero l’adozione lenta della banda larga e delle smart tv, l’economia, le enormi dimensioni dell’azienda e la condivisione delle password. Riguardo a quest’ultima, in particolare, Hastings ha spiegato agli investitori che il servizio ha sempre avuto spettatori che utilizzavano account di altri membri paganti, e questo era formalmente permesso perché non si trattava di una priorità assoluta: l’obiettivo primario, allora, era raggiungere più persone possibili. Oltre ai 221,6 milioni di abbonati attuali, infatti, almeno altri 100 milioni di persone o nuclei familiari lo utilizzano senza pagare la propria quota. Un terzo di questi sarebbero sparsi tra Stati Uniti e Canada.

Ad oggi Netflix offre tre piani «per soddisfare le diverse esigenze dei clienti»: quello base a € 7,99, lo standard a 12,99 € e il premium a 17,99 €. La differenza sta nella possibilità di avere la funzione HD o Ultra HD, nel numero di schermi da cui è possibile guardare Netflix contemporaneamente e nella quantità di cellulari e tablet su cui è possibile scaricare i contenuti.

Esiste ancora un altro fattore che Netflix non avrebbe mai potuto considerare nelle proprie previsioni: l’invasione dell’Ucraina. A marzo la piattaforma ha interrotto lo sviluppo e l’acquisizione di tutti i programmi tv e film di produzione made in Russia che aveva commissionato, e ha sospeso i suoi servizi nel Paese, dove contava circa 1 milione di abbonati. Questa decisione ha fatto perdere 700.000 utenti. Molti si sono lamentati sull’account twitter del servizio streaming, aggiornato al 21 febbraio, e chissà se mai riprenderà si riaggiornerà.

Era di qualche giorno prima l’annuncio dell’uscita della prima parte della serie originale Netflix Stranger Things, ambientata in parte proprio in Russia. L’ultima stagione di una delle produzioni più di successo da quando il servizio è attivo si intitolerà “Ogni fine ha un inizio”. Sarà così anche per Netflix?

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