Diritti

Sex education all’italiana

C’è sempre posto, nel nostro Paese, per gli stereotipi che colpiscono le donne. La gogna mediatica stavolta è toccata a una preside 49enne. Guai ad ammettere il desiderio femminile in “zona 50”!
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3 aprile 2022 Aggiornato alle 08:00

Scarsissimi sono gli spazi sui giornali, specie in tempi di guerra. Prova a proporre un’inchiesta, che so, sui malati oncologici. O un allarme sul clima stravolto. Risponderanno no, la guerra si mangia gli spazi, ma per gli stereotipi, specie quelli che colpiscono le donne, c’è sempre posto. Anzi, paginate. Così nei giorni passati la stampa italiana ha dato il peggio di sé. Repubblica, La Stampa, Corriere della Sera e Messaggero non hanno resistito a raccontare con dovizia di particolari morbosi la presunta storia sentimental-sessuale di una preside 49enne con uno studente maggiorenne, entrambi di un liceo romano.

Si è creata subito, ovunque, una incredibile, tripla, polarizzazione: lei seduttrice malvagia, donna disinibita ancorché sposata, una che ha infangato il nome del liceo che fino ad allora conduceva vita tranquilla. Lui, il quasi 19enne, la vittima, ragazzo dal “viso pulito” e dagli ottimi voti a scuola, che avrebbe cercato di svincolarsi dalle avances inopportune di lei. La terza polarizzazione è quella rappresentata dagli studenti, che come ha scritto Gianluca Nicoletti sulla Stampa, sembrano essere usciti da un liceo degli anni Cinquanta, tutti tesi a difendere l’onore dell’istituto macchiato da una dirigente infatuata.

Cito solo qualche dettaglio che rende il senso di una stampa che ha perso ogni cognizione di cosa significhi raccontare i fatti. a esempio, cosa aggiunge il particolare che, mentre loro erano in macchina, sarebbe stata chiamata dal marito se non solo a qualificarla come traditrice sfasciafamiglie? E il fatto che spesso facesse complimenti ai ragazzi, “come sei bello”, dandogli del tu, forse presuppone che volesse assaltarli sessualmente? E se il ragazzo “è schiacciato dal peso emotivo della storia”, lei invece è una che “mastica amaro” quando lui vuole troncare la relazione e lo accusa di “essere stata solo una tacca alla sua cintura”, perché “l’acredine è troppa”. Una sorta di personaggio Disney, una caricatura di un essere malvagio contro un essere puro, inconsapevole ma non così tanto da non diffondere le chat tra di loro.

E così, mentre a dispetto di qualsiasi deontologia, visto che si tratta ancora di illazioni e non c’è alcuna indagine penale, non solo il nome della prof – chiamata “Sabrinona”, precisa qualche cronista d’assalto – viene sbattuto su tutte le pagine ma anche la sua foto. E, anche, le chat che si scambiavano i due, riportate da Repubblica, tanto da costringere il Garante della Privacy a intervenire per bloccare ogni possibile ulteriore diffusione.

Cosa ci dice questa vicenda molto amara, che ha danneggiato forse per sempre una persona senza che, ripeto, ci fosse alcun reato, una vicenda che si sarebbe potuta trattare internamente e sempre internamente chiudere?

Primo, che la stampa italiana, e non parlo di quella di gossip, molto più rispettosa e paradossalmente meno stereotipata, è infarcita di luoghi comuni misogini che si esprimono con grande chiarezza in episodi come questi. Le firme degli articoli sono spesso femminili, a dimostrazione che, se probabilmente la scelta di intervenire su quel tema è arrivata dall’alto, quindi con maggiore probabilità da un uomo, il modo in cui è stata scritta rivela come le stesse donne siano a loro volta incredibilmente (e contro lo stesse) infarcite di luoghi comuni.

In secondo luogo, l’episodio ci dice moltissimo di come ancora in Italia ci sia uno squilibrio terrificante nel modo in cui sono trattate le relazioni con età diverse tra uomo e donna. Siamo il Paese in cui a 50 anni una donna è considerata vecchia, in cui se un’attrice si mette con un uomo di qualche anno più giovane questo fatto viene messo sempre in grande evidenza, come qualcosa di straordinario e anomalo. E dall’altra parte, siamo messi costantemente di fronte a coppie famose in cui lei è più giovane di lui e la cosa passa come naturale. Il secondo marito di Monica Bellucci, Vincent Cassel, convolato a nozze con una ventenne. Il re dei social Gianluca Vacchi, anche lui sposato con una ventenne. Il quasi settantenne Ezio Greggio che sta con una ventisettenne. Solo per fare qualcuno delle migliaia di esempi, rispetto ai quali l’inverso praticamente non esiste (una settantenne con un ventenne?). Ma poi siamo reduci dall’evento più surreale, ed emblematico di questo Paese, del secolo, il finto matrimonio tra la deputata Marta Fascina, 32, nata nel 1990 e l’85enne Berlusconi, classe 1936. Nessuno ci ha trovato da ridire, gli invitati erano tutti maschi molto anziani, i giornali ironizzavano su una possibile gravidanza, “perché no”.

Purtroppo, gli effetti su di noi donne normali di queste cronache infelici sono abbastanza devastanti. Perché vanno ad aumentare il maschilismo già molto diffuso tra gli uomini “normali”. Perché convincono loro che stare con una donna “anziana” è assurdo e in qualche modo alterano persino i meccanismi del desiderio, influenzati come non mai dalla “cultura” imperante. Così, una donna di 50 anni che desideri un uomo di 40 o 35 vive comunque nella paura del rifiuto, di essere inadeguata, respinta. Quando il contrario appare assolutamente e totalmente normale.

Il desiderio sessuale delle donne pesa ancora troppo poco. E se le giovani non se la passano bene, le adulte ancora peggio. Viviamo molto più a lungo, siamo più colte degli uomini, spesso più sane e anche più belle. Ma non c’è verso, dopo i 40 la nostra vita sessuale non ha diritto di esistere, anche perché viene meno il nostro scopo riproduttivo. A noi è negata la possibilità di innamorarci di un giovane, che è la cosa più ovvia e naturale del mondo e siamo talmente traumatizzate che naturalmente ci rivolgiamo ai più anziani. Roba da Medioevo. Anche se forse chissà quante regine e principesse nella storia sono andate a letto con i loro giovani inservienti. Senza doversi trovare una folla di cronisti ai piedi del letto, senza che nessuno potesse spiattellare i loro discorsi registrandoli su una chat e rendendoli pubblici. Capace che fossero pure tempi migliori.