Economia

Corporate Sustainability Reporting Directive: Assonime propone un unico referente per le sanzioni

La Csrd impone alle imprese la formulazione di un bilancio di sostenibilità. L’associazione per le società per azioni italiane ha pubblicato le sue proposte per rendere il regime sanzionatorio più omogeneo, affidando per esempio il controllo a un solo soggetto (Consob o Agcm)
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29 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Ci sono novità in materia di sostenibilità, in particolare per quanto riguarda la Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd). Si tratta di una direttiva europea entrata in vigore il 5 gennaio 2023 che impone nuove regole alle imprese per quanto riguarda la tutela ambientale.

Andando nel dettaglio, le grandi, ma anche le piccole e medie imprese quotate, dovranno rendicontare sulla sostenibilità a partire dal 2024, con la pubblicazione dal 2025. Anche alcune aziende extraeuropee dovranno dichiarare se generano oltre 150 milioni di euro sul mercato dell’Ue.

Inoltre, gli investitori e le altre parti interessate dovranno avere accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per valutare l’impatto delle aziende sulle persone e sull’ambiente e gli investitori potranno valutare i rischi e le opportunità finanziare derivanti dai cambiamenti climatici e da altre questioni legate alla sostenibilità. I report dovranno seguire gli European Sustainability Reporting Standards (Esrs), pubblicati ufficialmente il 22 dicembre 2023.

Ci sono, però, diverse proposte portate avanti da Assonime, l’associazione per le società per azioni italiane, che sono state rese note nel documento relativo alle osservazioni sulla rendicontazione societaria di sostenibilità del 19 marzo 2024. Tra queste, la più interessante è quella sul regime sanzionatorio.

Per quanto riguarda le sanzioni, il decreto prevede che le violazioni siano punite con la reclusione prevista dalle norme sulle false comunicazioni sociali e con le sanzioni amministrative pecuniarie previste dalle norme sul mancato deposito presso il Registro delle imprese. E, in merito, non mancano critiche.

Si legge nel documento che “il rendiconto di sostenibilità raccoglie informazioni non solo di natura consuntiva ma anche di natura prospettica dove risulta non predicabile una qualificazione di natura puramente binaria nel senso di vero/falso. Una particolare attenzione dovrebbe essere riservata alla indicazione dei piani futuri, che si basano sugli elementi disponibili al momento della redazione e possono essere legittimamente rivisti alla luce di nuove considerazioni, senza che ne debba derivare alcuna conseguenza in termini di responsabilità”.

E ancora: “il rendiconto di sostenibilità, nella sua nuova veste, andrà a raccogliere anche informazioni esterne rispetto al perimetro di consolidamento riferite a imprese non controllate o alle imprese della catena del valore. Vi è quindi un insieme di informazioni, riferite a soggetti esterni al gruppo della società che predispone il documento informativo, rispetto alle quali l’impresa che redige il rendiconto di sostenibilità non ha un potere legale di controllo e verifica”.

Da qui, la proposta di introdurre un sistema speciale di sanzioni amministrative per tutte le imprese e di rendere la platea di sanzioni amministrative applicabili più ricca rispetto a quella meramente pecuniaria arrivando a comprendere misure sanzionatorie più graduate e maggiormente idonee a soddisfare le esigenze di protezione dei destinatari delle informazioni.

Inoltre, sempre secondo Assonime, il sistema sanzionatorio dovrebbe essere omogeneo per tutte le imprese soggette alla disciplina, indipendentemente dallo status di società quotate. E, dunque, sarebbe opportuno attribuire il potere sanzionatorio a un unico soggetto, che secondo l’associazione potrebbe essere la Consob oppure l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm).

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