Diritti

Il cancro non colpisce solo il corpo, ma anche il conto in banca

I tumori non generano solo problemi fisici, psicologici, sociali. Quando si parla di tossicità finanziaria si fa riferimento alle conseguenze e agli impatti economici delle malattie oncologiche su pazienti e famiglie
Credit: SHVETS production 
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26 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

Chi è affetto da un tumore, ovviamente ha come prima preoccupazione la propria situazione sanitaria. Il primo problema da affrontare, scoperta la diagnosi, sono le cure e l’obiettivo primario è far regredire il male.

Dietro ai danni che il cancro crea al corpo, però, se ne nascondano altri che passano in secondo piano, ma che creano ugualmente seri problemi agli individui affetti da patologie oncologiche. Attorno al tumore si sviluppano una serie di problematiche di natura psicologica, affettiva, sociale ed economica.

Proprio attorno ai danni collegati alla condizione economica, sta nascendo negli ultimi tempi una maggiore consapevolezza in ambito scientifico e sociologico. Esiste un termine, coniato di recente, che spiega bene l’ulteriore “tumore” che affligge i pazienti oncologici, ed è tossicità finanziaria, ovvero l’insieme delle conseguenze e degli impatti economico-finanziari delle malattie oncologiche sulle persone e le famiglie. Un tema spesso poco considerato, ma che è sempre più oggetto di interesse per cittadini e sistema sanitario. Alle paure e le frustrazioni generate dalla malattia, si sommano infatti le insicurezze e lo stress scatenati dallo tsunami finanziario che essa comporta.

A far emergere il delicato tema contribuisce da tempo l’Associazione Nazionale Donne Operate al Seno Onlus (Andos). Nota per le sue campagne di sensibilizzazione, Andos ha convocato una giornata di riflessione lo scorso 21 marzo presso il Dipartimento Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università Sapienza di Roma dal titolo Effetti collaterali. I danni economici, finanziari e personali del cancro al seno.

In particolare l’associazione aggiunge un’ulteriore problematicità alla questione, quella dell’aumento del gender gap che i tumori comportano. Le donne, come dimostrano vari studi, sono più soggette a tossicità finanziaria quando si ammalano di cancro. Oltre ai danni psicologici, emotivi e fisici il tumore, in particolare quello al seno che, con i suoi circa 56.000 nuovi casi ogni anno, rappresenta il 30% di tutti i tumori nelle donne, ha effetti collaterali economici rilevanti, quando non devastanti.

Le donne che si ammalano infatti spesso perdono il lavoro o devono abbandonare le proprie attività. Se la malattia ha un decorso lungo anche le pazienti tutelate da contratti stabili possono vedere le loro finanze subire un crollo verticale. Il cancro, quindi, non colpisce solo il corpo ma anche conto in banca, speranze e progetti per il futuro.

«Con l’abbassarsi dell’età delle donne con diagnosi di tumore della mammella – spiega Flori Degrassi, Presidente Andos Nazionale - stanno aumentando velocemente quei problemi che già da anni alcuni studi evidenziano: cioè la crescita delle difficoltà economiche negli anni successivi alla diagnosi per diminuzione del reddito o perdita del lavoro, l’aumento delle spese mediche o per l’acquisto di farmaci di supporto, i costi di viaggio e alloggio per raggiungere i centri di cura, il ricorso alla sanità privata per indagini che aggirino i tempi delle liste di attesa e, per le donne in chemioterapia, l’acquisto delle parrucche, ecc».

A scavare dentro il fenomeno delle patologiche oncologiche si scoprono dati (emersi anche durante l’incontro) tanto interessanti quanto inquietanti. Il tumore, a esempio, crea o acuisce gravemente le disuguaglianze: a morire di più sono i pazienti meno istruiti (circa un quarto dei decessi per cancro è riconducibile a bassi livelli di istruzione o scarsa scolarità); per ogni anno aggiunto di istruzione, secondo la rivista Lancet, si osserva una diminuzione del rischio di mortalità dell’1,9%, mentre 1 paziente oncologico su 4 si impoverisce. È vero, poi, che le donne vivono più a lungo degli uomini, ma pochi sanno o denunciano che trascorrono il 25% in più della propria vita in condizioni debilitanti.

Per tutti questi motivi Andos e Crea-Sanità hanno predisposto un’indagine per la valutazione di situazioni di fragilità psicologica, familiare e sociale delle donne operate di carcinoma mammario, con l’obiettivo di orientare l’intervento dell’associazione a supporto delle pazienti, attraverso l’azione degli oltre 50 comitati diffusi su tutto il territorio nazionale.

«I progressi che si fanno in campo medico e scientifico – spiega a La Svolta Simona Saraceno, presidente del Comitato Andos di Roma - rischiano di essere vanificati se non si cominciano ad analizzare tanti altri fattori che includono effetti collaterali che possono avere un peso enorme nella vita sei singoli individui. Per affrontare il fenomeno a livello politico, è importante sia chiaro che bisogna prendersi cura di questi aspetti tanto quanto di quelli meramente sanitari. La verità è che la quantità di vita che si aggiunge non corrisponde quasi mai, in particolare per le donne, a una vita di qualità. Questo ci mette di fronte a un fallimento socio-sanitario che sfocia in un secondo fallimento, quello economico. Passare dal “to cure” (curare) al “to care” (prendersi cura) significa abbracciare una nuova prospettiva in cui tutti sono attori, l’individuo, il sistema sanitario, le associazioni e il decisore politico».

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