Futuro

La tecnologia e le ragioni del potere

Come si giustificano le quotazioni della Nvidia sul mercato delle azioni? Come fa un’azienda, il cui fatturato è inferiore agli utili di Google, a superare quest’ultima in capitalizzazione?
Credit: Maxim Berg  

Tempo di lettura 5 min lettura
22 febbraio 2024 Aggiornato alle 06:30

La valutazione di borsa di Nvidia è febbricitante. La settimana scorsa ha raggiunto una capitalizzazione superiore a quella di Amazon e Alphabet, l’azienda che controlla Google.

Nvidia, nata come specialista dei chip grafici soprattutto per le console per videogiochi, è riuscita a trasferire la sua competenza alla produzione di microprocessori specifici per l’intelligenza artificiale.

Dunque, con il boom attuale di questa tecnologia, ha visto il suo fatturato e utile crescere a dismisura.

In effetti, dal 2014 il fatturato di Nvidia è passato da 4 a 60 miliardi di dollari e il margine è cresciuto dal 12% al 55%, grazie al suo controllo quasi monopolistico sull’elettronica necessaria ai grandi modelli per l’intelligenza artificiale.

Il punto è però che con una capitalizzazione che ha superato i 1,8 mila miliardi di dollari, Nvidia ha superato limiti importanti. Il confronto con Google è sorprendente: l’intero fatturato annuale di Nvidia non raggiunge la dimensione del solo profitto annuale di Google. E inoltre gli analisti fanno notare che alle valutazioni attuali, la capitalizzazione incorpora una previsione di dieci anni di margini di profitto al 55% con un fatturato che diventa dieci volte più grande. Niente di tutto questo è impossibile. Ma è probabile? Che cosa significano le previsioni sull’economia reale che sono implicite nelle valutazioni finanziarie dei titoli come Nvdia?

Una prima indicazione della risposta viene dal titolo dell’articolo del Financial Times che ha analizzato la situazione: “Nvidia è follia. Quando avverrà lo scoppio della bolla?”

Una seconda risposta è arrivata questa settimana, quando la capitalizzazione della Nvidia ha perso 78 miliardi di dollari, prima della presentazione dei risultati finanziari trimestrali, grazie ai quali nelle ore successive ha recuperato l’8%.

Non è la prima volta che si assiste a una bolla speculativa sulla piazza di New York per motivi legati alla tecnologia digitale. Non è che la storia si ripeta necessariamente, naturalmente, anche perché le condizioni attuali sono diverse da quelle del periodo della “bolla delle dot-com” del 1998-2000. Ma esistono pattern storici abbastanza precisi, specialmente quando si parla di potere, suggerisce Peter Turchin nel suo libro End of times (Penguin 2023). E dunque non si può escludere che esista il rischio di una nuova bolla.

Perché nei prossimi dieci anni Nvidia decuplichi con un margine di profitto del 55% occorre che la domanda di chip aumenti drasticamente, visto che attualmente tutto il settore dei microprocessori attualmente vale appunto dieci volte il fatturato di Nvidia. Inoltre, il comparto dei chip per intelligenza artificiale deve restare in mano all’attuale monopolista per dieci anni altrimenti il margine di profitto si potrebbe ridurre. Mentre molti concorrenti si stanno profilando, comprese le big tech e, se riesce, la stessa OpenAI.

Infine, nei prossimi dieci anni arriverà a maturazione il computer quantistico che avrà tutta un’altra potenza di calcolo specialmente per le attività estremamente complesse che sembrano sempre più necessarie allo sviluppo di intelligenza artificiale.

Per la verità, secondo il fisico Michio Kaku autore di Quantum supremacy (Allen Lane 2023) ci si arriverà anche prima, entro il 2029. Ma dal centro di ricerca specializzato nel computer quantistico di Jülich, in Germania, suggeriscono che questa tecnologia sarà competitiva a largo raggio di applicazioni intorno al 2033. Per Nvidia si tratta dunque di prepararsi a un nuovo scenario, non del tutto favorevole, o di diversificare e intensificare gli investimenti in ricerca, in qualche modo mettendo a disposizione una parte di quel 55% di margine e dunque riducendolo.

Insomma: prevedere i prossimi dieci anni della tecnologia è molto difficile. Prevedere quanti soldi potrà fare una delle aziende protagoniste della tecnologia è ancora più difficile. La finanza lo fa probabilmente più per giustificare a posteriori certe valutazioni piuttosto che perché davvero convinta che quelle previsioni si avvereranno.

In realtà, un’altra ipotesi va formulata. In questo momento, il sistema finanziario americano sarebbe concentrato sulla costruzione del potere della tecnologia americana per l’intelligenza artificiale.

Lo farebbe sostenendo OpenAI e le altre produttrici di grandi modelli linguistici, le Big Tech che governano il mondo digitale, Nvidia e così via, con una quantità di denaro spaventosa, le cui giustificazioni in termini di economia reale non sono chiarissime, visto che tra l’altro restano molto controverse tutte le analisi relative all’aumento di produttività che potrebbe emergere dall’applicazione dell’intelligenza artificiale alla vita delle aziende.

Sicuramente sarà grande, ma grande abbastanza da giustificare per esempio l’idea che Nvidia valga tanti soldi? In realtà, si può pensare che la finanza tenda a investire nei monopolisti o negli oligopolisti nella convinzione che questo sia giustificato non tanto dalle loro prospettive economiche quanto dalla loro probabile capacità di conservare posizioni di potere nel lungo termine.

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