Culture

Le ragazze non stanno bene (e nemmeno i ragazzi)

La fotografia scattata dal nuovo report di Save the Children, Le ragazze stanno bene?, fa luce sulla normalizzazione di alcuni comportamenti violenti e di controllo tra i giovani, in Italia
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Gabriel Matula 

Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 5 min lettura
20 febbraio 2024 Aggiornato alle 06:30

Save the Children ha pubblicato un report raccogliendo dati, in collaborazione con Ipsos, su un campione rappresentativo di 800 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 e i 18 anni. I temi centrali sono quelli legati al consenso, alla consapevolezza, alla violenza.

In particolare, la violenza di genere viene sviscerata nelle sue varie componenti: le dinamiche di potere e di controllo, l’intrusione degli spazi personali della partner, la richiesta di inviare foto intime senza consenso, ma anche la violenza psicologica, fisica e sessuale.

Il report si intitola Le ragazze stanno bene? e la risposta è: assolutamente no. Ma neanche i ragazzi se la passano benissimo. A partire da quegli stereotipi culturali tipicamente patriarcali che pensavamo che almeno le persone più giovani avessero superato.

E invece, poco meno del 70% delle persone giovani intervistate pensa che le ragazze siano più predisposte a piangere rispetto ai ragazzi. Altro stereotipo: secondo il 50%, le femmine sono più naturalmente propense alla cura rispetto ai maschi e per il 39% le ragazze sono più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione.

Un ulteriore tema squisitamente culturale è legato ai comportamenti controllanti: secondo il 38% delle persone che hanno o hanno avuto una relazione di coppia, la gelosia è una manifestazione d’amore. E non basta: il 26% trova normale che il partner possa chiedere di rinunciare a certe amicizie che non gradisce.

Anche se può sembrarci assurdo, il 20% del totale dei giovani intervistati ritiene accettabile chiedere alla persona partner di geolocalizzare i propri spostamenti e il 17% afferma che tutto sommato, in una relazione di coppia, uno schiaffo può capitare.

E sapete tutto il tema del consenso, che ci sembrava di aver trattato fino allo sfinimento? Ebbene, il 48% degli intervistati ritiene che, quando si è in coppia, sia difficile dire di no a un rapporto sessuale richiesto dal partner e per il 36% è scontato che il partner sia sempre d’accordo nell’avere rapporti sessuali (tra i maschi, arriviamo al 42%).

La violenza? Per il 43% degli adolescenti se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale, un modo per sottrarsi lo trova. E peraltro, per il 29%, le ragazze un po’ se la cercano, con il loro modo di vestire e con i loro comportamenti. Del resto, secondo il 21%, anche se è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, una ragazza è comunque sempre in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale.

I dati sono davvero incredibili. Così come lo è la normalizzazione di alcuni comportamenti controllanti. Il 52% di coloro che hanno o hanno avuto una relazione dichiara di aver subìto una qualche forma di controllo da parte del partner.

Al 42% è stato chiesto di non accettare contatti da qualcuno sui social, al 40% di non uscire più con alcune specifiche persone, al 39% di far controllare i dispositivi o i profili social, al 32% di condividere le password del telefono o dei social (per le ragazze, si sale al 34%).

Allo stesso tempo, sembrano totalmente sdoganati alcuni comportamenti come la condivisione di foto intime: per il 27% delle persone giovani intervistate, è normale chiedere foto intime, anche più volte al giorno, alla persona con cui si ha una relazione.

E anzi: secondo il 34%, se qualcuno invia foto intime non richieste, significa che sta dimostrando interesse, ovvero che ha un debole per il destinatario. Quindi, c’è da rallegrarsene, se ho capito bene. Ma non pensiamo che questi temi si affrontino con leggerezza: il 54% degli intervistati è consapevole del fatto che, inviando foto intime, si possono correre dei rischi (incluso quello della condivisione non consensuale).

«Preoccupa, analizzando i dati, la accettazione diffusa di forme di controllo tra le coppie di adolescenti, la tolleranza nei confronti di pratiche violente e la persistenza di stereotipi di genere – dichiara Antonella Inverno, Responsabile Ricerca e Analisi di Save the Children – Considerare gelosia, possesso e controllo ingredienti accettabili e segni di amore in una relazione di coppia o attribuire una responsabilità alla vittima di una violenza sessuale per il modo in cui è vestita non possono essere considerati – purtroppo – retaggi del passato, ma sono opinioni e comportamenti diffusi tra i giovani oggi. È un campanello di allarme che non può essere ignorato. È necessario un intervento sistematico e organico per accompagnare i ragazzi e le ragazze nella crescita affettiva e relazionale».

Il report è ricchissimo di dati. Per necessità di sintesi, qui ne trovate solo alcuni.

Ma sono sufficienti per convincerci della necessità e anzi dell’urgenza di introdurre nelle scuole corsi di empatia come si fa in Danimarca e di educazione sessuo-affettiva, come si fa in moltissimi altri Paesi avanzati.

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