Ambiente

Case green: votata la versione finale della direttiva

La commissione Industria, ricerca ed energia (Itre) dell’Europarlamento ha approvato, lunedì 15 gennaio, l’accordo sulla revisione della direttiva Epbd. Ora manca il voto della plenaria e la ratifica del Consiglio
Credit: William Bout  

Il 15 gennaio scorso, la commissione Industria, ricerca ed energia dell’Europarlamento ha compiuto un importante passo in avanti verso l’efficienza energetica degli edifici, approvando con 38 voti favorevoli, 20 contrari e 6 astenuti la revisione della Direttiva Epbd, più nota anche come Direttiva Case Green.

L’accordo, frutto di negoziazioni tra Commissione, Parlamento e Consiglio, è ora in attesa del voto della plenaria e della ratifica del Consiglio. Vediamo di che cosa si tratta nello specifico.

Contesto italiano: urgenza di rinnovamento

Il nostro Paese si trova di fronte a una sfida critica, con l’81% dei suoi edifici vecchi di oltre 30 anni: secondo l’Osservatorio della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti, il 75% degli attestati di prestazione energetica emessi nel 2021 è classificato come classe energetica E o inferiore.

Inoltre, nel corso degli ultimi 5 anni, il tasso di rinnovamento edilizio è stato inferiore all’1% (0,85% contro l’1,7% di Francia e Germania). In questo scenario, gli investimenti del Pnrr saranno fondamentali, anche se, da soli, non saranno sufficienti. E l’obiettivo del 2,1% per raggiungere il target europeo rimane lontano.

Revisione degli obiettivi

In un primo moneto, Bruxelles aveva mirato all’obbligo di interventi sugli immobili residenziali con performance energetiche scadenti, portando gli edifici almeno alla classe E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033.

Tuttavia, le proteste sollevate da alcuni governi – tra cui la destra italiana che aveva parlato di “attacco alla casa e ai diritti dei proprietari” – ha portato a un nuovo approccio: entro il 2030 gli Stati membri sono chiamati a implementare una riduzione del 16% nel consumo medio di energia primaria degli edifici residenziali, con ulteriori sforzi che porteranno a una diminuzione compresa tra il 20% e il 22% entro il 2035.

Libertà di scelta per gli Stati Ue

Uno degli aspetti più rilevanti della revisione è l’eliminazione degli obblighi legati alle classi energetiche, con gli Stati membri che avranno la responsabilità di definire le medie di riferimento basate sul consumo medio di energia, consentendo a ciascuno di introdurre piani di rinnovamento più flessibili entro il 2050.

Consapevolezza e consumi

Un sondaggio di Altroconsumo ha rivelato una scarsa consapevolezza dei consumi domestici in Italia: solo il 19% degli intervistati (un totale di 1166 soggetti di età compresa tra i 25 e i 79 anni) conosce la classe energetica della propria casa.

Inoltre, solo il 29% è consapevole del consumo di energia elettrica in 1 anno e soltanto il 25% è a conoscenza di quanto gas consuma sempre nel corso di 1 anno. I risultati insomma hanno evidenziato la necessità di maggiore informazione e maggiore sensibilizzazione.

Nuovi obiettivi per gli edifici residenziali

Come detto, gli obiettivi che Bruxelles si era inizialmente prefissata per gli edifici residenziali sono stati contestati da diversi governi, e così ha optato per un approccio più soft con la riduzione di consumo del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro i 5 anni successivi.

Di particolare rilievo, però, è il fatto che il 55% di questa riduzione dovrà derivare dalla ristrutturazione degli edifici con le prestazioni energetiche più basse.

Edifici non residenziali

Novità anche per gli edifici non residenziali: gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% entro il 2030 e il 26% entro il 2033 per migliorarne le prestazioni energetiche.

Gli obblighi per i nuovi edifici

Per i nuovi edifici, la direttiva introduce obblighi progressivi di installazione di impianti solari sugli edifici a partire dal 2027, con tutti i muovi edifici pubblici a 0 emissioni dal 2028 e tutte le nuove costruzioni, comprese quelle residenziali, dal 2030.

Non tutti gli edifici, però, sono coinvolti: a dover rispettare l’obbligo, saranno tutti i nuovi immobili non residenziali con superficie utile a 250 mq, e l’obbligo di pannelli solari sarà stabilito dopo uno studio di fattibilità sia dal punto di vista tecnico che economico.

Nuove scadenze per l’addio ai combustibili fossili

Posticipata dal 2035 al 2040 la scadenza per abbandonare combustibili fossili e caldaie a metano nelle abitazioni. Al contempo, però, dal 2025 non saranno più sovvenzionate le caldaie alimentate a gas, ma saranno al contrario incoraggiati sistemi di riscaldamento ibridi.

Incentivi e mutui verdi

Gli Stati dovranno promuovere strumenti come i mutui green per incentivare gli interventi di efficienza energetica.

In breve, si tratta di sovvenzioni su scala europea introdotti attraverso l’iniziativa Energy Efficent Mortgages Pilot Scheme, avviata a giugno 2018. L’obiettivo di questi mutui verdi, dunque, è stabilire un modello uniforme per tutti i Paesi dell’Unione europea e consentire alle istituzioni bancarie di facilitare i proprietari di abitazioni interessati all’acquisto di immobili ad alta efficienza energetica (dalla classe B in su) o che vogliono migliorare la sostenibilità delle loro residenze. In cambio, i beneficiari possono accedere a condizioni più vantaggiose per l’ottenimento del prestito.

Eccezioni

Sono previste eccezioni per edifici storici, luoghi di culto e case indipendenti più piccole di 50 mq, offrendo ai governi un ampio margine di manovra su dove e come intervenire.

Dubbi sullo Zeb

Secondo le organizzazioni ambientaliste, esiste un errore di fondo sulla concezione nella definizione di edificio a 0 emissioni (Zeb – Zero Emission Building), affermando che “è ancora piena di lacune e non richiede che le nuove costruzioni diano priorità alle energie rinnovabili, senza lasciare alcuna garanzia che tutte le nuove case saranno prive di combustibili fossili a patire dal 2030”.

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