Ambiente

Casa Green: cosa prevede la direttiva

Il pacchetto Ue sarà recepito dal 2025. I primi vincoli a entrare in vigore saranno quelli sulle caldaie a gas, che saranno seguiti dall’installazione di impianti eolici e dalla costruzione di edifici a zero emissioni
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Splyce Design Credit: Ema Peter.
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18 febbraio 2023 Aggiornato alle 20:00

Dopo il primo sì da parte della Commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento Europeo, la direttiva Epbd (Energy performance building directive), o direttiva sulla Casa Green, sembra avviata verso l’approvazione.

Alcuni dei nuovi vincoli per la ristrutturazione degli immobili e per l’utilizzo di sistemi di riscaldamento, legati ai combustibili fossili, potrebbero partire già dal 2025, quando, secondo le stime, la direttiva sarà recepita dagli Stati membri dell’Unione.

Il testo, aggiornato dopo la votazione della settimana scorsa, fornisce numerose indicazioni anche sull’installazione di panelli solari, sulla sostituzione delle caldaie e sugli incentivi per la riqualificazione e l’abbattimento delle emissioni degli edifici pubblici e residenziali.

Nel passaggio alla Plenaria di Strasburgo, prevista tra il 13 e il 16 marzo, la bozza potrebbe cambiare ancora, così come nel Trilogo, la fase di negoziazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio dell’Unione Europea, ma la direttiva, così come è scritta al momento, fornisce già un calendario preciso per l’entrata in vigore delle nuove norme.

Dalla prossima estate, periodo ipotizzato per la fine delle trattative, gli Stati avranno due anni per adeguarsi al provvedimento. Anche nel 2025 gli effetti della decisione di Bruxelles non saranno totalmente evidenti perché fino al 2037 il 22% degli immobili residenziali è esente dagli obblighi di efficientamento.

I primi vincoli, stando alla Epbd, dovrebbero essere attivi dal 2024. Tra questi il divieto di fornire incentivi o agevolazioni per l’installazione di caldaie alimentate attraverso i combustibili fossili. Il tema del riscaldamento torna anche in altre parti del testo: dal recepimento della direttiva, sia per i nuovi edifici, sia per quelli in fase di ristrutturazione, non si potranno utilizzare sistemi legati al fossile, come gas o legna.

Sono esclusi dalla norma i meccanismi ibridi, a esempio quelli composti da una caldaia a condensazione e da una pompa di calore, e gli impianti certificati che funzionano anche con alimentazione da fonti rinnovabili, come idrogeno o biometano.

Il passo successivo, nella tabella di marcia di Bruxelles, riguarda l’avanzamento, tra il 2027 e il 2033, degli immobili residenziali e non in classe D, mentre, entro il 2028, tutte le nuove costruzioni dovranno essere Zero energy building, cioè a zero emissioni. L’obbligo sarà anticipato al 2026 per tutti gli edifici occupati, gestiti o di proprietà degli enti pubblici.

La bozza prevede anche l’installazione di impianti di energia eolica, su questi immobili e su quelli non residenziali, a partire dal 31 dicembre dello stesso anno, con le sole eccezioni dei casi nei quali quest’operazione non sia tecnicamente idonea e funzionalmente fattibile. A fine 2032 si aggiungeranno alla lista tutti i palazzi o le case che dovranno subire ristrutturazioni importanti.

Il termine ultimo, fissato dalla Epbd, è il 2035, anche se verosimilmente sarà spostato al 2040, in caso i target non siano subito raggiungibili, per mancanza di materiali o manodopera. Entro questa data i combustibili fossili dovranno scomparire dal riscaldamento e dalla gestione dei nostri edifici.

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