(ANSA/PAOLO SALMOIRAGO)
Ambiente

Pene più dure per le eco-proteste. Gli attivisti si chiedono: “È ancora possibile dissentire?”

Con 138 voti a favore, 92 contrari e 10 astenuti, la Camera ha approvato il testo di legge che punisce con carcere e sanzioni fino a 60.000 euro imbrattamento e deturpazione dei monumenti. La politica si divide
di Giacomo Talignani
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19 gennaio 2024 Aggiornato alle 13:00

Tempi duri per gli attivisti ambientali che scelgono la via delle azioni dimostrative prendendo di mira i monumenti italiani.

Con 138 voti a favore, 92 contrari e 10 astenuti, la Camera ha infatti approvato il via libera definitivo al testo di legge che punisce danneggiamento, distruzione e deturpamento, oltre all’imbrattamento, dei beni culturali e paesaggistici con multe sempre più salate.

Già dal marzo 2022 il codice penale prevedeva la possibilità di reclusione, da 1 a 6 mesi, e multe da 2.500 a 15.000 euro.

Ora il provvedimento - da molti ribattezzato contro le eco-proteste o gli eco-vandali, facendo riferimento per esempio alle azioni con vernice di Ultima Generazione - prevede sanzioni ancor più salate: si va dai 10 ai 60.000 euro, oltre al rischio di carcere nei casi più gravi ed eclatanti.

Un via libera, quello del Parlamento, che nasce dalla necessità della politica non tanto di dare risposte sulle azioni necessarie per la crisi climatica, quelle che vorrebbero gli attivisti, ma di reprimere e fermare gli imbrattamenti e contemporaneamente avere uno strumento, tramite i proventi delle sanzioni, per tutelare i monumenti dato che i soldi andranno al Ministero della cultura per il ripristino dei beni deturpati.

Dalla vernice lavabile su Palazzo Vecchio a Firenze alle salse di pomodoro su quadri e monumenti, ma potenzialmente anche i coloranti lanciati nei fiumi sino a l’imbrattamento del famoso dito medio dell’artista Cattelan, da ora in poi ogni azione che andrà a impattare su beni culturali e paesaggistici potrà dunque essere punita in maniera molto più forte di prima, disincentivando quei gruppi - da Ultima Generazione sino a Extinction Rebellion - che proprio tramite azioni clamorose tentano di attirare l’opinione pubblica sul problema dell’inazione nell’affrontare la crisi del clima.

A favore del provvedimento è stato soprattutto il centrodestra, contrarie invece le opposizioni tranne Italia viva e Azione che si sono astenute.

Tra i più strenui difensori della necessità di aumentare le pene c’è il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Per lui «è stato varato un principio di rispetto per la cultura nazionale: chi deturpa, danneggia, imbratta un monumento deve risarcire lo stato per le spese sostenute per ripristinare lo stato dei luoghi. Posto che come dimostra un’ampia casistica occorre spendere somme ingenti, per il ripristino è bene che non paghino più gli italiani ma chi si rende responsabile degli atti di danneggiamento. Archeologi e storici dell’arte mi dicono che i marmi sono porosi e anche sostanze di origine vegetale lascerebbero una traccia indelebile. La questione dei cambiamenti climatici è importantissima: però bisogna farlo con serietà, non danneggiando lo stesso ambiente. I monumenti sono così connaturati al paesaggio, che ne sono parte integrante, quindi gli attivisti attaccano anche un pezzo stesso della natura che credono di voler tutelare», ha detto il titolare del Ministero.

Non tutti la pensano come lui. Per esempio il deputato del Pd Andrea Orlando, dato che non si è in presenza «di danni permanenti» ha parlato di «pene ingiustificate», così come Riccardo Ricciardi di M5S accusa l’esecutivo di «pene sproporzionate» e poco credibili dato che «si è in presenza di sottosegretari accusati di rubare quadri o di venderli all’estero», ha specificato facendo riferimento al caso dei quadri legato a Vittorio Sgarbi.

Per Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana viene a mancare la possibilità di protestare che è un fondamento della democrazia. «Si aumentano le pene per i giovani, per i lavoratori che occupano le strade ma non per pubblici ufficiali come Sgarbi. Per questo Governo, la legge non è uguale per tutti», rincara la dose Angelo Bonelli dei Verdi.

Felici, al contrario, moltissimi esponenti del centrodestra, come il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che parla di «un’ottima notizia per il turismo italiano: mantenere intatti i nostri monumenti e le nostre bellezze storiche contribuisce a preservare l’unicità e l’autenticità delle nostre destinazioni turistiche».

Colpisce, in particolare, la parte relativa alle pene possibili e al rischio di carcere per gli attivisti: si rischia infatti da 1 a 5 anni di carcere per chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, «inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche» mentre se il danneggiamento avverrà in musei, pinacoteche o gallerie “la reclusione potrà andare da 1 a 6 mesi”.

Da parte dei gruppi di attivisti ovviamente in queste ore si intensifica il ragionamento sulle azioni future.

Gruppi come Ultima Generazione hanno sempre continuato con l’eco proteste ma non sarà facile - nonostante fondi e sostegno dei cittadini tramite raccolte - poter coprire sempre le spese legali.

Sul tema di recente ha ragionato anche Xr Italia che in un incontro a Torino ha parlato anche della preoccupazione per il «sempre più frequente ricorso da parte delle Questure a misure di prevenzione del codice antimafia (come il foglio di via o l’avviso orale) in risposta alle manifestazioni di protesta di diversi movimenti e collettivi italiani. Misure che costituiscono una limitazione del diritto di spostamento e di manifestazione in città diverse da quella di residenza, impattando fortemente sulla vita di chi ne è oggetto».

Tra i fogli di via, la repressione e ora le nuove pene più severe per chi imbratta i monumenti in nome del clima da Extinction Rebellion si pongono infine una domanda “è ancora possibile dissentire in questo paese?”.

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