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Cosa contengono i detriti dell’asteroide Bennu raccolti dalla Nasa?

L’agenzia spaziale americana ha mostrato i primi risultati dell’analisi dei frammenti recuperati nel corso della missione Osiris-Rex
Credit: NASA  

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20 dicembre 2023 Aggiornato alle 13:00

La National Aeronautics and Space Administration (Nasa) ha annunciato i primi risultati conseguiti dalla missione spaziale Osiris-Rex, dopo che il veicolo è rientrato con successo nello Stato americano dello Utah a settembre. La missione Osiris-Rex (origins, spectral interpretation, resource identification and security-regolith explorer) era stata ufficialmente lanciata nel 2016 con lo scopo di raggiungere l’asteroide Bennu e prelevare dei campioni di rocce e detriti dall’oggetto spaziale.

L’importanza di questa spedizione, la prima nel suo genere, è determinata dal fatto che potrebbe migliorare la comprensione sull’origine del sistema solare e sulla sua formazione, oltre che fornire una serie di importanti informazioni sugli asteroidi, la loro struttura ed eventuale pericolosità.

Dopo un lungo viaggio la sonda era riuscita ad approcciare l’asteroide nel 2018, inaugurando la seconda fase della missione con l’esplorazione e la mappatura dell’oggetto spaziale.

In seguito, dopo un percorso di oltre 6 miliardi di km, la sonda ha fatto rientro sulla Terra con una capsula contenente il materiale raccolto dalla superficie.

Nei 2 mesi successivi all’atterraggio i tecnici della Nasa hanno provato a recuperare tutto il materiale, salvo incontrare delle problematiche nell’apertura della capsula a causa di 2 vite bloccate che impediscono di prelevare i detriti. Nonostante questo inconveniente il team di ricerca ha raccolto più di 70 grammi di polvere di asteroide e ciottoli, segnando un nuovo record di raccolta del materiale spaziale, superiore come quantità di 10 volte rispetto alle missioni precedenti.

Le prime analisi condotte dai laboratori sui frammenti di Bennu hanno mostrato che sono ricchi di composti chimici, conservati nello spazio e congelati da più di 4,5 miliardi di anni, fin dai tempi dell’origine del Sistema solare.

Il campione dell’asteroide è ricco di elementi costitutivi della vita e alcuni dei pezzi più piccoli hanno rivestimenti riflettenti di colore chiaro, con un quadro interno più scuro.

Grazie all’analisi chimica si è scoperto che la superficie di colore chiaro contiene magnesio, sodio e fosfato, facendo intravedere una combinazione praticamente mai osservata nei meteoriti.

Altri frammenti contengono minerali argillosi idratati, detti fillosilicati, nonché carbonati, magnetite e minerali solforati. Infine vi sono anche dei composti organici, con una grande quantità di molecole ad anello note come idrocarburi aromatici policiclici. I team di ricerca hanno catalogato più di 1.000 particelle grandi anche più di 0,5 millimetri: « Questo da solo rende l’intera missione utile. Ora disponiamo di abbondante materiale incontaminato», ha dichiarato Dante Lauretta, scienziato della University of Arizona, responsabile del team di analisi scientifica per la missione Osiris-Rex.

La presenza di materiali organici nell’asteroide Bennu da supporto alle teorie che sostengono che la nascita della vita sul nostro Pianeta potrebbe essere stata aiutata dai meteoriti precipitati sulla Terra. Infatti gli asteroidi ricchi di carbonio e acqua potrebbero essere stati degli elementi importanti nella fornitura di componenti chiave alla formazione del sistema naturale terrestre.

Dopo queste iniziali scoperte, il team di ricerca ha iniziato a sviluppare dei nuovi strumenti per recuperare il materiale restante presente nella capsula: «Parte del team si sta adoperando per progettare nuovi strumenti per aprire la capsula TagSam e lo faremo l’anno prossimo. I campioni hanno qualche miliardo di anni; possono aspettare ancora qualche settimana», ha affermato la direttrice delle scienze planetarie della Nasa, Lori Glaze.

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