Futuro

Conosciamo meglio l’asteroide che sterminò i dinosauri

Il team di paleontologi guidato da Robert DePalma ha trovato, durante gli scavi nel cratere di Chicxulub, alcune schegge del meteorite che si schiantò sulla Terra 66 milioni di anni fa. Annientando i grandi rettili della Preistoria
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
15 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

Alcuni frammenti dell’asteroide che 66 milioni di anni fa colpì la Terra, determinando l’estinzione dei dinosauri, sono stati ritrovati, come riporta il New York Times, in un noto sito del North Dakota che conserva molti fossili dei più grandi rettili della Storia.

Non è stata semplice l’identificazione dei resti rinvenuti dal team di paleontologi guidati da Robert DePalma a circa 10 km a largo della penisola dello Yucatán, in Messico, nel cratere di Chicxulub.

Attorno all’evento catastrofico che spazzò via i dinosauri aleggiano ancora molti misteri. Si sa che l’asteroide che precipitò dall’atmosfera era particolarmente grande, tra i 10 e i 14 km di diametro e che l’impatto fu così violento da scavare un cratere di circa 200 km di diametro e profondo 20.

Durante il Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, DePalma è intervenuto mostrando i frammenti del meteorite e alcuni fossili perfettamente conservati, come la zampa di un Thescelosaurus probabilmente annegato durante gli tsunami concentrici generati dalla collisione o le immagini del primo embrione fossilizzato di uno pterosauro, un esemplare dotato di enormi ali.

L’uovo dissotterrato non era poi molto diverso, se non per le dimensioni, a quello di un geco dei nostri giorni, con un guscio che all’epoca doveva essere morbido e sottile.

Gli alti livelli di calcio nelle ossa e le dimensioni delle ali già presenti nell’embrione supportano l’idea secondo cui i rettili preistorici avrebbero potuto spiccare il volo anche appena nati, una volta che le uova si fossero schiuse.

In particolare, il paleontologo ha riferito di aver ritrovato insieme ai suoi colleghi e alle sue colleghe pezzi di ambra incastonati in strati sedimentari risalenti al periodo dell’impatto. Per milioni di anni, l’ambra avrebbe gelosamente custodito al suo interno schegge di roccia che per la loro composizione mineralogica sembrano appartenere a un asteroide: lo dimostrerebbero gli alti livelli di stronzio e calcio.

Molte delle scoperte fatte nel corso degli scavi verranno trattate anche in “Dinosauri: The Final Day”, un documentario della BBC presentato da David Attenborough, che andrà in onda nel Regno Unito oggi alle 18.30. Negli USA il programma della PBS “Nova” trasmetterà una versione ridotta del documentario.

I risultati degli studi non sono stati ancora pubblicati in una rivista scientifica sottoposta a revisione paritaria, per cui occorrerà attendere la valutazione della comunità scientifica.

«Trovare frammenti del genere», ha spiegato durante la conferenza lo scienziato «equivale a intraprendere un viaggio indietro nel tempo, fino al giorno dell’impatto».

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