Diritti

Il senso del dibattito su un’invasione

È difficile discutere su ciò che accade ai confini dell’Europa evitando stereotipi o comfort zone ideologiche. Ma quello che ci distingue dalla Russia di Putin è proprio questo: possiamo discutere liberamente, senza essere considerati nemici della nazione
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7 marzo 2022 Aggiornato alle 08:00

“Né con Putin, né con la Nato”, si leggeva in qualche striscione nella manifestazione per la pace di sabato a Roma, nel quale si tracciava una sorta di equivalenza tra l’invasione dell’Ucraina democratica da parte di un autocrate e un’alleanza militare tra Paesi che liberamente vi aderiscono. È difficile discutere su quel che sta succedendo ai confini dell’Europa senza cadere in stereotipi, senza farsi trascinare nella propria comfort zone ideologica o nella propria cultura del sospetto. Proponiamo qualche regola, aperta alla discussione, perché il dibattito abbia alcuni paletti.

Primo. Non si discute il fatto che Putin sia un un bieco aggressore, un liberticida e che sta invadendo un Paese libero e democratico, il quale ha tutto il diritto di richiedere l’adesione a un’alleanza politica o militare.

Secondo. Si può ragionare su quanto la Russia (o forse il suo leader) si sia sentita minacciata dalla Nato. Ma al momento, con la popolazione ucraina sotto le bombe, siamo nell’ambito della pura accademia e della distorsione la realtà: c’è una donna che viene stuprata e stiamo ragionando su come fosse vestita. Ci sono cadaveri bruciati in mezzo alla strada, edifici distrutti, centinaia di migliaia di persone in fuga da un Paese europeo a 3 ore di volo da qua.

Terzo. È una distorsione sospettare di putinismo chiunque faccia questi ragionamenti. Come è ingiusto farlo con chiunque abbia dei dubbi sulla strategia adottata dall’Europa, dagli Stati Uniti e dai singoli Paesi. Si può essere contrari all’invio di armi per un pacifismo radicale al quale bisogna portare rispetto. Si può essere contrari alle sanzioni perché terrorizzati dalle conseguenze oppure perché si ritiene, strategicamente, che queste rischino di mettere la Russia all’angolo non lasciando altra via d’uscita che la guerra totale. Si può essere contrari a una difesa comune, persino allo stesso concetto di Europa.

Gli osservatori che - come chi scrive - sono europeisti convinti, favorevoli all’invio di armi e alle sanzioni dovrebbero togliersi l’elmetto: quello che ci distingue dalla Russia voluta, pensata e attuata da Vladimir Putin è che possiamo discutere di tutto, liberamente, senza essere considerati nemici della nazione o del popolo.