Futuro

Le diplomazie in campo per frenare la crisi in Ucraina

Oggi e domani le visite del tedesco Olaf Scholz e del ministro Luigi Di Maio a Kyiv e a Mosca. Le rappresentanze europee svuotano le ambasciate ma cercano di favorire il dialogo e scongiurare la guerra
Gli aerei cargo britannici scaricano materiali di assistenza tecnico-militare all'aeroporto di Kiev Boryspil, Ucraina. EPA/Armed Forces of Ukraine press service
Gli aerei cargo britannici scaricano materiali di assistenza tecnico-militare all'aeroporto di Kiev Boryspil, Ucraina. EPA/Armed Forces of Ukraine press service
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14 febbraio 2022 Aggiornato alle 15:00

“Ucraina: situazione di sicurezza. Aggiornamento. In considerazione dell’attuale situazione, in via precauzionale, si invitano i connazionali a lasciare temporaneamente il Paese con i mezzi commerciali disponibili. Si raccomanda di posticipare tutti i viaggi non essenziali verso l’Ucraina”. La comunicazione della Farnesina è del 12 febbraio ma potrebbe essere di qualsiasi altra Ambasciata di un Paese occidentale, dopo l’intensificarsi delle notizie sopraggiunte nel week-end sulla tensione in Ucraina e una possibile imminente invasione russa.

Il personale non essenziale lascia le sedi diplomatiche di Kyiv, la compagnia aerea olandese KLM ha cancellato temporaneamente i voli verso la Capitale, la Norwegian eviterà fino a nuove disposizioni lo spazio aereo dell’Ucraina, mentre Lufthansa e Ryanair hanno ridotto gli operativi in modo da non non lasciar pernottare gli equipaggi nel Paese.

E così, allora, ci provano le diplomazie a placare gli animi: dopo le ultime visite di Emmanuel Macron a Mosca e di Boris Johnson a Kyiv, entrambe finite con un nulla di fatto sul fronte relazioni Ucraina-Russia, oggi è la volta del cancelliere tedesco Olaf Scholz, prima da Volodymyr Zelensky e domani da Putin, a Mosca. Anche il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio prepara la trasferta di domani in Ucraina e in Russia per trovare una soluzione diplomatica al rischio guerra.

Ma in Est Europa il conflitto sembra essere in procinto di scoppiare: 130.000 soldati russi schierati al confine, con le esercitazioni delle navi russe nel Mar Nero, e quelle (programmate) dell’esercito in Bielorussia, in mezzo ai due fuochi. Mentre il tentativo dichiarato del cancelliere tedesco è quello di «garantire la pace all’Europa», c’è anche quello più minaccioso che potrebbe portare a sanzioni severe contro il governo russo in caso di attacco. «Noi ci aspettiamo da Mosca segnali immediati di de-escalation» ha scritto Scholz in un tweet.

Secondo Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e della Difesa, «lo scenario più intenso è quello meno probabile perché avrebbe dei costi, sia in fase esecutiva che di consolidamento successivo, che Putin difficilmente voglia pagare per poi trovarsi impelagato in una situazione simil Afghanistan».

Lo scenario più probabile visto da Camporini è una penetrazione limitata al Donbass che possa essere fatta sia in modo plateale sia in modo surrettizio con un supporto più intenso ai separatisti che tengono in scacco da 8 anni il governo di Kyiv. Quella guerra nel Donbass che va avanti proprio dal 2014 quando, foraggiate da Mosca, le milizie separatiste fondarono le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Da allora ha già provocato 15.000 morti, con gli osservatori dell’Osce che ogni giorno registrano circa 500 violazioni degli accordi di cessate il fuoco firmati l’11 febbraio 2015 a Minsk.

«Dal momento che l’Ucraina non è membro dell’Alleanza Atlantica, e quindi non gode di una copertura come quella offerta dall’articolo 5, non è pensabile un coinvolgimento delle truppe dei Paesi della Nato» ha concluso Vincenzo Camporini. E proprio l’impegno dell’Ucraina “formalizzato in qualche modo” a non perseguire l’adesione all’Alleanza «sarebbe un passo che potrebbe contribuire considerevolmente a formulare una risposta più significativa alle preoccupazioni di Mosca», ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, indicando la strada per una soluzione della crisi.

Nel frattempo, ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che gli avvertimenti degli Stati Uniti su una possibile invasione russa dell’Ucraina “causano il panico“, spiegando: «La verità è che abbiamo informazioni diverse, e ora il migliore amico per i nostri nemici è il panico nel nostro Paese».

In attesa di capire come andranno i colloqui di oggi e domani tra i leader europei e i presidenti ucraino e russo, la Commissione Europea «sta lavorando un pacchetto vasto, robusto e ampio di sanzioni economiche e finanziarie che introdurremo rapidamente nei confronti della Russia, se commetterà qualsiasi atto di aggressione nei confronti dell’Ucraina». Lo ha ribadito la vice portavoce capo dell’esecutivo Ue Dana Spinant, durante il briefing con la stampa a Bruxelles: se necessario, l’attuazione sarà rapida.

In programma a Bruxelles per il 16 e il 17 febbraio, la riunione ministeriale dell’Alleanza Atlantica, mentre fonti vicine al dossier Nato intanto parlano di una possibile richiesta di 200 militari italiani da schierare sullo scacchiere orientale - l’ipotesi dovrà, in ogni caso, passare attraverso un via libera parlamentare.

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