Ambiente

Chi ha paura dei pendolari

Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, i passeggeri di alta velocità e regionali si sono dimezzati negli ultimi 2 anni, mentre alcune tratte locali sono sovraffollate. Dobbiamo ripensare il sistema o cedere ai ricatti di chi chiede nuove stazioni?
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14 febbraio 2022 Aggiornato alle 08:00

Per treni locali, autobus e tram, spine dorsali del sistema che muove pendolari e studenti, questi due anni di pandemia sono stati devastanti. Al calo di passeggeri dovuto alle regole per prevenire la diffusione del virus, si sono aggiunti i casi di malattia o quarantena imposti al personale, oltre che i costi di pulizia e sanificazione dei mezzi.

Secondo i dati del rapporto Pendolaria di Legambiente i passeggeri sono si sono quasi dimezzati sia sull’alta velocità che sui regionali, con il paradosso che ci sono linee (una su tutte la Roma Lido, ma anche la Circumvesuviana e alcune tratte lombarde) che continuano a essere sovraffollate e quasi invivibili. Ma la soluzione ai problemi del trasporto pubblico locale sono nuove tratte ferroviarie o nuove fermate per i treni? Ed è questa la via per avere meno emissioni e maggiore sostenibilità?

In un bel pezzo su lavoce.info Paolo Beria, che dirige il laboratorio sulle politiche dei trasporti del Politecnico di Milano, spiega che non è così: “Ci sono treni che si credono autobus e, naturalmente, regioni che glielo fanno credere”. Nella sua analisi mostra, prendendo l’esempio della Lombardia e dell’Emilia Romagna, che gran parte delle stazioni muove meno di 200 passeggeri al giorno e i treni che fanno tutte quelle fermate, lo sappiamo, impiegano un’enormità di tempo a compiere l’intero tragitto.

Il cambiamento portato dalla pandemia, il denaro in arrivo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbero essere le occasioni per ripensare tutto questo con criteri economici, ambientali e di servizio sensati. Ma ci vuole capacità di programmare, oltre che la forza politica per non cedere a pressioni elettorali: chiudere una stazione o renderla marginale fa perdere voti. E lo stesso discorso di programmazione e ripensamento vale per le città più grandi, che dovranno adeguarsi al fatto che lo smart working è diventato parte delle nostre vite e delle nostre routine.

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