Ambiente

Francesco Vincenzi (Anbi): «Dobbiamo programmare un futuro idrico»

Per affrontare la siccità, secondo il Presidente dell’Associazione dei consorzi di bacino è necessario avviare concretamente un piano di invasi: «i progetti ci sono»
Credit: Jack Finnigan
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16 maggio 2023 Aggiornato alle 21:00

La pioggia e la neve degli ultimi giorni hanno rinforzato i fiumi e i laghi dell’Italia. Nonostante i numerosi danni causati dal maltempo nel Nord Est, con bufere e allagamenti in Trentino Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna, ci sono anche delle buone notizie.

Insieme alle temperature di aprile, leggermente più basse rispetto alla media stagionale, le precipitazioni hanno contribuito a ritardare lo scioglimento del manto nevoso e a rivitalizzare i corpi idrici. A dirlo è l’Osservatorio Anbi, l’Associazione dei consorzi di bacino che ogni mese monitora i livelli dell’acqua dolce del nostro Paese.

Senza metodi efficaci per tutelare i nostri approvvigionamenti, presto «rischiamo di rimpiangere» questa abbondanza - spiega il Presidente Francesco Vincenzi - È necessario programmare un futuro idrico che, avviando concretamente un piano di invasi medio-piccoli, multifunzionali ed ecocompatibili, eviti il ripetersi delle litanie degli stati d’emergenza; i progetti ci sono», afferma. Il riferimento è al Piano Laghetti, elaborato dal gruppo insieme a Coldiretti, che prevede la realizzazione sul territorio di invasi per la raccolta dell’acqua pluviale, da usare in agricoltura o per altri usi.

Quanto le recenti precipitazioni «contribuiscano a risolvere l’insufficienza idrica, lo si potrà vedere solo nelle prossime settimane – precisa nella nota anche Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - Si sta riproponendo la situazione del 2022».

L’anno scorso una primavera piovosa non è bastata per invertire la tendenza, «dopo l’inverno più arido da 70 anni. Quando le piogge hanno esaurito i benefici sul clima, le anomalie di temperatura sono diventate più acute, con le conseguenze che ancora si riverberano sulla scarsità di risorsa idrica».

Analizzando i dati nello specifico, fa ben sperare l’accrescimento dei principali laghi del Nord Italia. Il livello del Maggiore è salito di quasi 49 centimetri, superando il dato medio storico (95,1% di riempimento). Quelli di Como e d’Iseo hanno fatto segnare rispettivamente un +36 centimetri (riempimento: 72,9%) e un +33,8 (90,0% di riempimento). Ancora critica la situazione del lago di Garda, il più grande bacino della Penisola. Si attesta solo al 51,4% di riempimento, rimanendo abbondantemente sotto media, con un livello di 67 centimetri invece di 108,2.

Altalenanti le rilevazioni sul Po. Dopo la piena “morbida” di inizio maggio, che ha toccato il suo massimo in Emilia-Romagna, con l’esondazione di vari affluenti, non è riuscito a mantenere un livello di portata allineato alle medie degli anni precedenti. A Cremona è sceso nuovamente sotto il minimo storico e a Pontelagoscuro (Ferrara) la sua portata è passata dai 1055 metri cubi al secondo del 3 maggio agli attuali 675,88.

Piogge e nevi sparse stanno ristorando il Piemonte, in deficit, ad aprile del -47%, (-89% sul bilancio delle nevi nel sud della regione) secondo Arpa Piemonte.

Soffrono però ancora i corpi idrici sotterranei, con valori inferiori di oltre il 75% rispetto al consueto, mentre crescono le portate dei fiumi, rimanendo comunque meno consistenti rispetto all’anno scorso.

In Lombardia, tirano un metaforico sospiro di sollievo l’Adda, passando da 68 mc/s a 117, e l’Oglio che cresce di circa mezzo metro. Tali incrementi non riguardano però Serio e Mincio. In generale, il livello delle falde della regione supera del 30% quello del 2022, ma è quasi dimezzato rispetto alla norma.

Anche il Nord Est dell’Italia deve affrontare di scarsità idrica: a conferma del fatto che non basta un periodo abbondante di precipitazioni a risolvere l’emergenza, il Veneto ha livelli di falda, in alta pianura, prossimi o inferiori ai minimi assoluti degli ultimi vent’anni, con punte fino a oltre -120% , secondo Arpa Veneto.

Lo scenario è invece stabile in molte regioni del Centro-Sud, con anomalie positive in Lazio, Campania e Abruzzo. Il Tevere, per esempio, mantiene infatti una portata media di 92 mc/s a Roma, ma rimane ancora basso il Lago Trasimeno in Umbria.

«Ciò che sta meteorologicamente accadendo sul Paese è l’evidente dimostrazione di quanto ripetutamente previsto e cioè di come, su ampie zone del Nord, a un lungo periodo di siccità stiano seguendo abbondanti piogge, il cui apporto non però è tesaurizzabile per la mancanza di adeguate infrastrutture di stoccaggio», ha affermato Vincenzi di Anbi, ribadendo la necessità di agire con urgenza per recuperare e conservare l’acqua piovana, in vista dell’estate.

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