Ambiente

Lago di Vico: il Consiglio di Stato valuta l’inquinamento

Lipu e ClientEarth chiedono di rendere, per i comuni di Ronciglione e Caprarola, nuovamente potabile l’acqua del bacino contaminato dai nitrati utilizzati nella coltivazione di noccioli
Credit: Via legambiente.it
Tempo di lettura 4 min lettura
11 maggio 2023 Aggiornato alle 07:00

La causa per arginare l’inquinamento del Lago di Vico, in provincia di Viterbo, arriva al Consiglio di Stato. Da ottobre 2022 Lipu e l’associazione internazionale ClientEarth stanno lottando per rendere nuovamente l’acqua potabile per i comuni di Ronciglione e Caprarola.

A causa delle coltivazioni intensive, soprattutto di noccioli, nell’area è stata dispersa una grande quantità di nitrati. Tali sostanze, utilizzate come fertilizzanti, sono dannose per la salute umana e per l’ecosistema lacustre.

«Questo caso è unico nel suo genere, perché dimostra come un utilizzo negativo del territorio abbia effetti sulla biodiversità e sul benessere delle comunità – spiega Francesco Maletti, avvocato di ClientEarth – Quindi non è strategico solo per la Tuscia, ma per l’intera Europa».

La produzione di nocciole nell’Alto Lazio è un’attività molto redditizia e diffusa. In particolare, negli ultimi anni, i Laghi di Bolsena e di Vico ne hanno visto un aumento esponenziale.

Anche in seguito al lancio, da parte del Gruppo Ferrero e della sua controllata Ferrero Hazelnut Company, del Progetto Nocciola Italia, le piantagioni sono arrivate a coprire più di 21.700 ettari nella regione. L’obiettivo del colosso dolciario è infatti quello di aumentare del 30% gli ettari dedicati a questa coltura entro il 2025, per garantirsi un approvvigionamento prevalentemente italiano.

«Abbiamo iniziato a occuparci del caso a giugno 2022, raccogliendo dei dati e della documentazione scientifica, per descrivere lo stato di degrado ambientale che stava sperimentando il territorio», a causa delle attività di coltura intensiva e monocoltura. «Sono emerse violazioni di tre norme europee: la Direttiva Natura 2000, sulla tutela degli habitat naturali, la Direttiva Nitrati e quella sulle Acque potabili – spiega Maletto – Per questo, ci siamo rivolti al Tar Lazio per chiedere che la Regione facesse rispettare gli obblighi comunitari».

In particolare, Lipu e ClientEarth contestavano alla giunta di non aver identificato l’area del Lago di Vico, come vulnerabile, nonostante la grave eutrofizzazione in atto nel lago. La fioritura di alghe rosse, incentivata dai nitrati, toglie ossigeno all’acqua e compromette così la sopravvivenza di animali e altre piante. Le sostanze fertilizzanti disperse nel bacino sono cancerogene e hanno reso le risorse idriche dei Comuni di Ronciglione e Caprarola non più potabili.

Il 3 febbraio 2023 «il Tar del Lazio si è espresso in modo favorevole sul “tema nitrati” e ha obbligato la Regione ha pronunciarsi in materia». La giunta, come risposta al provvedimento, ha promesso di rende l’area “zona vulnerabile ai nitrati” e di promuovere l’adozione di regole più severe per l’utilizzo di fertilizzanti. Non è andata altrettanto bene per gli altri due temi al centro della causa: «La sentenza si è limitata alle questioni formali e procedurali. Non è entrata nel merito della potabilità dell’acqua o della conservazione della biodiversità. Così abbiamo deciso di fare ricorso al Consiglio di Stato», cioè l’ultimo grado di giudizio amministrativo, racconta l’avvocato di ClientEarth.

«La Commissione europea è già attiva sulle violazioni sistemiche riguardanti le concentrazioni dei nitrati e la tutela degli habitat, ma è difficile che intervenga su un tema così specifico, come quello che riguarda l’area della Tuscia – spiega ancora Maletto – Anche per tale ragione, questa fase del giudizio è cruciale». Nel caso sono coinvolti anche gli agricoltori del territorio e associazioni come Biodistretto della Via America e delle Forre e Isde Viterbo.

«Ci confrontiamo sempre con questi interlocutori e non vogliamo sostituirci a loro. La situazione è molto complessa però e non sempre i cittadini hanno le risorse economiche per affrontare processi di questo tipo – afferma l’avvocato – ClientEarth cerca quindi di offrire loro degli strumenti per un’azione mirata. Cause come quella del Lago di Vico possono essere anche dei gamechanger, a livello europeo».

L’obiettivo, specifica Maletto, non è «prendersela con Ferrero, che ha i suoi interessi economici nell’area, o con chi coltiva il nocciolo, ma con le amministrazioni competenti e le autorità locali che non tutelano il benessere delle persone».

Leggi anche
Emissioni inquinanti
di Fabrizio Papitto 3 min lettura