Futuro

È la fine degli annunci targetizzati sui social?

Il Comitato Ue per la protezione dei dati ha deciso che Meta non potrà utilizzare i termini di servizio per chiedere agli utenti di accettare la pubblicità basata sulla loro attività online
Credit: Alexander sinn/unsplash
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
9 dicembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Le autorità di regolamentazione della privacy dell’Unione Europea hanno stabilito che Meta, la holding di Instagram e Facebook, non può utilizzare termini e condizioni di servizio come giustificazione per vendere la cosiddetta pubblicità comportamentale, ovvero gli annunci pubblicitari mirati basati sull’attività online degli utenti.

La questione è stata risolta nell’ambito di 3 decisioni vincolanti adottate il 6 dicembre dal Comitato europeo per la protezione dei dati (Edpb), inerenti anche WhatsApp, sulla base di altrettante denunce per “consenso forzato” presentate nel 2018 da Noyb, un’organizzazione senza scopo di lucro – il nome deriva dall’espressione idiomatica “none of your business” (“non sono affari tuoi”) – nata con l’obiettivo di garantire l’applicazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) dell’Ue entrato in vigore il giorno stesso delle denunce.

«Invece di avere un’opzione sì/no per gli annunci personalizzati, hanno semplicemente spostato la clausola di consenso nei termini e condizioni. Questo non è solo ingiusto ma chiaramente illegale. Non siamo a conoscenza di nessun’altra azienda che abbia cercato di ignorare il Gdpr in un modo così arrogante», ha dichiarato in una nota Max Schrems, fondatore e presidente onorario di Noyb.

Le decisioni non sono ancora state rese pubbliche. Prima l’Edpb deve trasmetterle alla Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc), il principale regolatore della privacy di Meta nell’Ue – dal momento che Meta ha la sua sede legale europea a Dublino – il quale ha un mese di tempo per emettere decisioni definitive e confermare eventuali sanzioni.

Le nuove decisioni dell’Ue possono essere impugnate, il che potrebbe portare alla loro sospensione in attesa di un contenzioso potenzialmente lungo. Se confermati, tuttavia, potrebbero rendere più difficile per Meta e altre piattaforme mostrare annunci agli utenti in base a ciò che toccano e guardano all’interno delle app di quelle piattaforme”, spiega il Wall Street Journal che ha diffuso la notizia.

Gli annunci personalizzati costituiscono una delle principali entrate delle piattaforme, e Meta aveva già subito un duro colpo a causa della stretta sul tracciamento dei dati introdotta da Apple nell’aprile 2021. Per questo la decisione potrebbe rappresentare una minaccia per la sopravvivenza dell’attuale modello di business su cui si reggono Facebook e Instagram.

«La direzione del viaggio sembra essere che i regolatori europei non permetteranno a Meta di nascondersi dietro la “fornitura di servizi” come base per l’utilizzo dei dati personali per la pubblicità comportamentale», ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters Helena Brown, responsabile dei dati e della privacy presso lo studio legale londinese Addleshaw Goddard.

«Meta – ha concluso – potrebbe aver bisogno di cambiare il suo approccio alla ricerca di un consenso chiaro ed esplicito. Sarà una sfida essere in grado di spiegare le sue pratiche in modo che tale consenso possa essere lecito e ben informato».

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