Futuro

Cern: contro il tumore sperimenta “l’effetto flash”

Entro il 2025, il laboratorio di Ginevra e il Centro ospedaliero di Losanna contano di mettere a punto un dispositivo di radioterapia che utilizza elettroni ad altissima energia. Per combattere il cancro in profondità
Credit: National Cancer Institute/ Unsplash  
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
28 novembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Una nuova speranza per combattere i tumori. Arriva da un accordo siglato il 25 novembre dal Cern (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) di Ginevra insieme al Centro ospedaliero universitario del Vaud (Chuv) di Losanna, in Svizzera, e alla società tecnologica Theryq, che fa capo alla divisione sanitaria del gruppo Alcen.

Il programma è stato finanziato con 25,8 milioni di franchi svizzeri dalla Fondazione Isrec in partnership con la Fondazione Biltema, e prevede la realizzazione di un dispositivo di radioterapia flash, il primo nel suo genere, che utilizzerà elettroni ad altissima energia (Vhee) per trattare tumori resistenti ai trattamenti convenzionali, con effetti collaterali «notevolmente ridotti».

Il dispositivo, che conta di essere operativo entro due anni per iniziare i primi studi clinici nel 2025, utilizzerà fasci di elettroni da 100 a 200 megaelettronvolt (MeV), consentendo di trattare tutti i tipi di tumori fino a una profondità di 20 cm utilizzando la tecnica Flash, che a fronte di una maggiore intensità delle radiazioni ne diminuisce il tempo di esposizione – meno di 100 millisecondi – con un danno minore ai tessuti sani.

«Studi preclinici iniziali hanno dimostrato che l’irradiazione a dosi di gran lunga superiori a quelle attualmente utilizzate in contesti clinici, per tempi più brevi di quelli al momento praticati, riduce la tossicità indotta dalle radiazioni mantenendo equivalente l’efficacia nel contrasto al tumore», spiega l’Università di Pisa, che a giugno ha inaugurato il progetto di ricerca “Electron Flash Therapy” in collaborazione con Aoup (Azienda ospedaliero universitaria pisana), Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e Infn (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare).

La radioterapia è una delle principali forme di trattamento del cancro, insieme a chemioterapia, chirurgia e immunoterapia. Attualmente, un terzo dei tumori è resistente alla radioterapia convenzionale. È in questo contesto che il capo del dipartimento di radioterapia oncologica del Chuv, il professor Jean Bourhis, e il suo team hanno aperto la strada al metodo della radioterapia Flash.

Gli elettroni ad alta energia possono essere focalizzati e orientati in un modo quasi impossibile con i raggi X, e i dispositivi di radioterapia basati sulla tecnologia dell’acceleratore di elettroni del Cern promettono di essere «significativamente più compatti e meno costosi» degli attuali dispositivi di terapia basati sui protoni. «La tecnologia Flash rappresenta una vera speranza per aumentare il potenziale di cura dei tumori con la radioterapia – ha dichiarato Bourhis – e la fase attuale consentirà i primi sviluppi clinici cruciali in questo settore».

«Lavoriamo attivamente per trovare applicazioni delle nostre scoperte al di fuori del dominio della fisica delle particelle a beneficio della società in generale», ha affermato Mike Lamont, direttore per gli Acceleratori e la Tecnologia del Cern. «Questa collaborazione dimostra come le tecnologie e le competenze del Cern combinate con solide partnership con esperti in altri campi possono davvero avere un impatto».

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