Ambiente

Il legame tra inquinamento e disturbi neurologici

Secondo gli esperti dell’American Neurological Association l’esposizione a tossine ambientali come pesticidi, microplastiche e Pfas ha un impatto negativo sul cervello. Incentivando lo sviluppo di Alzheimer e Parkinson
Credit: Fred Dott, Greenpeace
Tempo di lettura 4 min lettura
25 ottobre 2022 Aggiornato alle 17:50

Mentre lavoriamo, giochiamo, dormiamo e impariamo, possiamo imbatterci in 80.000 o più sostanze chimiche tossiche, secondo i principali neurologi e neuroscienziati statunitensi.

Sono così tante che è quasi impossibile determinare i loro effetti su ogni singolo individuo, per non parlare dell’impatto cumulativo sul sistema nervoso nel corso della vita. Gli esperti avvertono, però, che potrebbero avere un ruolo nell’aumento dei disturbi neurologici come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer.

In una conferenza organizzata dall’American Neurological Association, che riunisce ogni anno neurologi accademici e neuroscienziati degli Stati Uniti, sono stati messi in luce i recenti sforzi di ricerca per colmare il vuoto scientifico nella comprensione del ruolo delle tossine presenti nell’ambiente, spiega il britannico Guardian. Parliamo di inquinamento atmosferico, pesticidi, microplastiche, e le cosiddette “forever chemicals, o sostanze chimiche eterne, meglio conosciute come Pfas: si tratta di composti chimici utilizzati prevalentemente in campo industriale che, spiega l’Agenzia europea dell’ambiente, “possono avere effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro”.

Rick Woychik, direttore del National Institute of Environmental Health Sciences, ha detto al Guardian che «le sostanze chimiche Pfas sono onnipresenti nell’ambiente, così come le nanoplastiche. La domanda di nanomateriali ammonta a trilioni di dollari, ma è sconcertante quanto poco sappiamo del loro livello di tossicità».

Il contatto con questo tipo di tossine ambientali «è inevitabile, data la proliferazione della plastica e degli inquinanti chimici e l’approccio normativo americano, ma l’esposizione è disuguale», ha spiegato al Guardian la dottoressa Frances Jensen, presidente dell’Ana e del dipartimento di Neurologia presso l’Università della Pennsylvania.

Negli Stati Uniti la probabilità che le persone siano esposte a sostanze inquinanti è più alta tra le comunità afroamericane, le popolazioni indigene e le famiglie a basso reddito, che vivono in alloggi non sicuri in cui l’acqua non viene gestita correttamente, nei pressi di strade e impianti industriali inquinanti, e svolgono lavori manifatturieri e agricoli rischiosi.

Secondo il nuovo report intitolato “The State of the World’s Drinking Water”, rilasciato da Organizzazione Mondiale della Sanità, Unicef e Banca Mondiale, sono oltre 2 miliardi le persone che hanno ottenuto l’accesso ad acqua sicura da bere negli ultimi 20 anni. “Sostanze chimiche come i pesticidi, i prodotti farmaceutici e le microplastiche hanno generato una crescente preoccupazione negli ultimi anni”, spiega il rapporto.

Secondo i neurologi dell’Ana è probabile che la composizione genetica giochi un ruolo nella suscettibilità agli effetti patologici di diverse sostanze chimiche, ma la ricerca ha mostrato tassi più elevati di tumori e malattie respiratorie nelle comunità esposte all’inquinamento ambientale. Anche se si sa ancora molto poco sull’impatto sui disturbi del cervello e del sistema nervoso, spiega il Guardian, gli studiosi concordano sul fatto che la genetica e l’invecchiamento non spieghino completamente il forte aumento di malattie precedentemente rare come l’Alzheimer, il Parkinson e la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica.

«La neurologia è indietro di circa 15 anni rispetto al cancro, quindi dobbiamo dare l’allarme e far sì che più persone facciano ricerca perché l’Environmental Protection Agency (l’Agenzia per la protezione dell’ambiente del governo federale Usa, ndr) non ci sta assolutamente proteggendo», ha detto Frances Jensen.

Pericolose tossine come l’amianto, i glifosati e la formaldeide, continuano a essere ampiamente utilizzate negli Stati Uniti in agricoltura, edilizia, farmaceutica e cosmesi, pur essendo state vietate altrove. La scorsa settimana il quotidiano britannico ha pubblicato un’inchiesta che mette in correlazione un diserbante molto popolare tra gli agricoltori statunitensi e il Parkinson, rivelando che un’industria chimica svizzera fosse a conoscenza che l’esposizione a lungo termine alla sostanza chimica potesse essere una causa del morbo di Parkinson.

Il cervello, probabilmente l’organo più sensibile alle tossine ambientali, è stato piuttosto inaccessibile ai ricercatori fino allo sviluppo, negli ultimi 20 anni, di sofisticate tecniche, tra le altre, di imaging. In futuro potrebbe essere più facile spiegare perché chi vive in quartieri con alti livelli di inquinamento atmosferico abbia maggiori possibilità di contrarre disturbi dello sviluppo neurologico.

Leggi anche
Ricerca
di Andrea Giuli 3 min lettura
Ricerca
di Fabrizio Papitto 2 min lettura