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Adieu Liz, tra assenti, presenti e parenti serpenti

Un lungo cerimoniale iniziato all’alba è l’addio per la sovrana più longeva d’Inghilterra. Tra i 500 capi di Stato e dignitari invitati, Putin è il grande assente. Ma non l’unico
Credit: EPA/OLIVIER HOSLET
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
19 settembre 2022 Aggiornato alle 17:00

Poco prima delle 11.00 (12 italiane), è iniziato l’ultimo viaggio delle spoglie della sovrana più longeva del Regno Unito. La destinazione è stata l’abbazia di Westminster sulla State Gun Carriage della Royal Navy: 142 marinai, un picchetto d’onore della Royal Guard, hanno trainato il feretro issato su un carro militare della Royal Navy. Il suono delle cornamuse, dei flauti e dei tamburi invade The Mall, il lungo viale nel cuore di Londra, affollato e silenzioso. I reali, compresi i bisnipoti George e Charlotte, l’hanno seguito chiudendo il corteo.

Nelle prime ore del mattino si è concluso l’omaggio al feretro della Regina Elisabetta II. La camera ardente, allestita in Westminster Hall, si è chiusa ufficialmente alle 6:30 locali (le 7.30 in Italia), dopo che per quattro giorni oltre 400.000 persone si sono recate a darle l’ultimo saluto.

La Borsa di Londra oggi rimane chiusa per lutto, mentre la fermata metro dedicata al nonno George V cambia nome e sarà intitolata alla regina Elizabeth II in occasione dei funerali.

Tra i 500 capi di Stato, teste coronate e dignitari presenti alla funzione, 2000 invitati in tutto, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la figlia Laura. Il grande assente (annunciato) Vladimir Putin, che insieme ai rappresentanti delle istituzioni russe, è stato messo cordialmente alla porta. Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti e riguardano l’invasione dell’Ucraina. Una decisione prevedibile, che Mosca ci ha tenuto a definire “profondamente immorale” e “blasfema”.

Gli altri Paesi esclusi sono 6: la Bielorussia, alleata storica di Putin, la Birmania, per la dittatura militare, la Siria di Bashar al Assad, l’Afghanistan in mano ai talebani e il Venezuela sotto Maduro. Una black list piuttosto ristretta, limitata ai Paesi considerati in rotta di collisione con le politiche britanniche.

Dall’inizio della cerimonia le campane dell’orologio St. Stephen del palazzo di Westminster hanno suonato ogni minuto per 96 volte, quanti erano gli anni della sovrana.

Con la voce incrinata dall’emozione, il reverendo David Hoyle, che presiedeva la liturgia – a recitare il sermone invece l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby - ha esordito ricordando il profondo legame della regina con l’abbazia di Westminster: nel 1947 si era celebrato il suo matrimonio con il principe Filippo e 6 anni dopo la sua incoronazione ad appena 26 anni. Nel grande riserbo e nella compostezza generale, colpiscono le lacrime e la commozione di Edoardo, quarto e ultimo figlio di Elisabetta, che sedeva accanto a Re Carlo III e alla Regina consorte Camilla.

«Ha dedicato la sua vita a servire la nazione e il Commonwealth, un impegno preso durante la trasmissione radiofonica per il suo 21esimo compleanno e mantenuto fino alla fine», ha detto l’arcivescovo, che in un passaggio successivo, ha ricordato il «We’ll meet again» (Ci incontreremo di nuovo), l’augurio e la promessa rivolta ai suoi sudditi nelle fasi più drammatiche del lockdown per la pandemia da Covid-19, che nel giorno dei funerali ha assunto un significato anche spirituale.

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