Futuro

Che vecchiaia da cani!

L’iniziativa open data Dog Aging Project raccoglie i dati di oltre 30.000 esemplari canini con la collaborazione di proprietari e veterinari per indagare sulla salute e la longevità degli animali a quattro zampe. Ma anche dell’uomo
Credit: Karsten Winegeart/Unsplash
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
9 agosto 2022 Aggiornato alle 17:00

Cani e canizie. È il binario d’indagine del Dog Aging Project (Dap), un’iniziativa che si autodefinisce “lo studio sulla salute canina più ambizioso al mondo” e che ha come obiettivo quello di studiare la biologia dell’invecchiamento nei cani da compagnia e identificare i fattori biologici e ambientali che ne migliorano la longevità.

«Anche se invecchiano più rapidamente degli umani, i cani contraggono le stesse malattie dell’invecchiamento, sono geneticamente diversificati e condividono il nostro ambiente», sostengono i ricercatori del progetto. «Studiando l’invecchiamento nei cani, possiamo ampliare più rapidamente la nostra conoscenza del processo di invecchiamento non solo nei cani ma anche nell’uomo».

Inaugurato nel 2018, il Dap è oggi un club open data che a febbraio di quest’anno contava oltre 32.000 cani statunitensi di tutte le razze ed età raccolti con la collaborazione della Texas A&M University, della University of Washington e di una dozzina di altre istituzioni partner.

«Gli obiettivi scientifici di questo studio sono identificare i fattori genetici, ambientali e di stile di vita che influenzano l’invecchiamento nei cani, scoprire i meccanismi molecolari sottostanti attraverso i quali lo fanno e testare potenziali modi per aumentare la durata della vita sana», spiegano i ricercatori in un articolo pubblicato su Nature.

Per riuscirci gli scienziati lavorano a braccetto con i proprietari degli animali, ai quali viene chiesto di compilare sondaggi ed effettuare misurazioni lungo tutta la durata del progetto, almeno 10 anni. «Ad alcuni potrebbe anche essere chiesto di raccogliere tamponi orali per il campionamento del Dna», viene spiegato in una nota.

Inoltre il team di Dap, che comprende oltre 40 esperti operativi in diverse aree di ricerca – tra le altre genetica, microbiologia, tossicologia, cardiologia – è in contatto con veterinari in tutto il Paese che assistono la ricerca inviando campioni di pelo, feci, urina e sangue dei partecipanti iscritti.

«Dato che i cani condividono l’ambiente umano e hanno un sistema sanitario sofisticato ma hanno una vita molto più breve rispetto alle persone, offrono un’opportunità unica per identificare i fattori genetici, ambientali e di stile di vita associati a una vita sana», ha affermato Daniel Promislow del National Institute on Aging che finanzia il progetto.

Il progetto prevede anche un test cognitivo che ha lo scopo di monitorare la memoria e l’apprendimento nel tempo da parte dei cani attraverso l’utilizzo di uno schermo touch screen. Le regioni cerebrali coinvolte sono quelle interessate dalla disfunzione cognitiva nei cani anziani, e i ricercatori sperano così di fare luce sulle analoghe aree dell’uomo interessate dal morbo di Alzheimer.

Tutti i dati raccolti dal Dap sono disponibili per i ricercatori internazionali attraverso Terra, una piattaforma informatica basata su cloud situata presso il Broad Institute del MIT e Harvard.

«È un onore condividere il nostro lavoro con la comunità scientifica», ha affermato Kate Creevy, capa veterinaria del Dap. «Il progetto Dog Aging sta creando una risorsa con il potere di trasformare la medicina veterinaria, la ricerca sull’invecchiamento e molti campi di indagine scientifici e non».

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