Ambiente

I cetacei hanno qualcosa da insegnarci sul valore della menopausa

Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature, le femmine di cinque specie di cetacei vanno in menopausa, un escamotage evolutivo per favorire la sopravvivenza della specie e la collaborazione intergenerazionale
Credit: Deon van Zyl 
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27 marzo 2024 Aggiornato alle 16:00

Nella società umana la narrazione attorno alla vecchiaia, e in particolare a quella femminile, è fondamentalmente negativa.

Molte donne guardano con terrore al momento della menopausa, non solo per i sintomi spiacevoli che l’accompagnano, ma anche per l’implicita perdita di status che questa comporta.

Nell’ottica patriarcale, infatti, la donna non più fertile perde il suo valore. Dunque, invece che celebrare un rito di passaggio, così come facciamo per la prima mestruazione, la menopausa diventa qualcosa da temere perché una volta raggiunta è alto il rischio di venire ridicolizzate, demonizzate e addirittura, in certi casi, allontanate dalla società.

Non è un caso, credo, che l’espressione “strega in menopausa” sia stata tirata in ballo in un recente caso di cronaca mondana.

La donna in menopausa incarna proprio l’archetipo della strega, l’outsider per eccellenza, colei che non serve più che, finalmente libera dai vincoli delle aspettative di genere, può sfidare le regole patriarcali e che perciò viene percepita come un pericolo.

La perdita della fertilità, in realtà, lungi dall’essere un fattore che diminuisce il valore sociale della femmina, è un affascinante strumento evolutivo che sottolinea invece quanto sia fondamentale per alcune società animali la presenza di soggetti anziani.

È quanto afferma uno studio apparso su Nature che mette in luce l’importanza dello sviluppo della menopausa in cinque specie di odontoceti (il gobicefalo di gray, l’orca, la pseudo orca, il narvalo e il beluga) per l’organizzazione sociale e la sopravvivenza dei gruppi.

Secondo i ricercatori e le ricercatrici le femmine di queste specie, proprio come quelle umane, vivono gran parte della loro vita in menopausa.

Si stima che l’età fertile di questi cetacei arrivi circa fino ai 40 anni, ma le femmine vivono anche oltre gli 80; questo consente loro di diventare nonne e bisnonne e dare così supporto alle femmine più giovani, procurando cibo e aiutandole a occuparsi dei piccoli.

La comunità scientifica non sa dire con certezza perché da un certo momento in poi l’evoluzione abbia preso questa via, tanto che la menopausa è un grande mistero sia dal punto biologico che antropologico.

Una delle ipotesi è che mettere le femmine anziane in condizioni si non riprodursi più eviterebbe che madri e figlie siano incinte nello stesso momento e che quindi debbano combattere per le risorse, per il cibo e per i maschi. La menopausa insomma riduce il conflitto intergenerazionale con le figlie, e stimola la cooperazione intergenerazionale con i più piccoli. Gli studiosi hanno infatti notato che la presenza delle nonne nei gruppi di cetacei (ma anche nelle società umane) aumenta le probabilità di sopravvivenza dei nipoti.

Come afferma Darren Croft, direttore del Centre for Whale Research l’allungamento della vita delle femmine oltre l’età fertile può avvenire infatti solo in presenza di circostanze specifiche che la giustifichino. “Innanzitutto – spiega - una specie deve avere una struttura sociale tale per cui le femmine passino la vita a stretto contatto con la propria prole e i propri discendenti.”

Questo è il motivo per cui dal momento che i maschi delle cinque specie studiate non restano nello stesso gruppo sociale della prole, rimangono fertili fino alla fine della loro vita.

“In secondo luogo – continua Croft - le femmine devono poter avere un ruolo che aumenti le possibilità di sopravvivenza della famiglia. Per esempio, le femmine degli odontoceti provvedono procurando cibo e guidando il gruppo alla ricerca di nuove fonti di cibo quando questo scarseggia […]. L’esperienza delle femmine che hanno superato l’età riproduttiva è cruciale nel momento in cui bisogna affrontare tempi duri e sfide ambientali. Vediamo accadere lo stesso anche nelle società umane di cacciatori-raccoglitori. Nei periodi di siccità o quando si presentano conflitti sociali le persone si rivolgono alla popolazione più anziana che ha esperienza e conoscenza. Credo che sia importante fare questo parallelo tra umani e cetacei, tra il ruolo delle vecchie matriarche nel caso degli odontoceti e delle nonne nelle società umane”, conclude Croft.

Circa novanta milioni di anni di evoluzione ci dividono da questi mammiferi marini, ma nonostante questo possiamo imparare moltissimo dalla loro organizzazione sociale. Forse d’ora in poi, ripensando alla lezione che ci viene dalle orche e dai belughi, ci penseremo due volte prima di considerare “inutili” le donne in menopausa, o addirittura di usare il termine come un insulto.

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