Ambiente

Forza, salviamo la biodiversità del Pianeta

In Svizzera è iniziato l’incontro fra 190 Paesi in vista della Conferenza sulla biodiversità che si terrà in Cina il prossimo aprile. Con un milione di specie a rischio, questa potrebbe essere la svolta per invertire la rotta
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15 marzo 2022 Aggiornato alle 19:00

In pochi decenni potremmo perdere un milione di specie. Non solo: il contatto con altre, stravolte a causa dell’ingerenza dell’uomo e la privazione di habitat, potrebbe portare a nuove zoonosi e pandemie globali.

E ancora: molte delle specie che rischiano di scomparire, fra cui piante delle foreste e coralli delle barriere, sono oggi alleati fondamentali nella battaglia alle emissioni e la crisi climatica e dirgli addio significherebbe rinunciare ad assorbire miliardi di tonnellate di CO2.

Ecco perché è fondamentale che i Paesi del mondo, coordinati dall’Onu, si accordino per uno sforzo maggiore per prevenire la perdita della biodiversità e invertire la rotta prima che sia davvero troppo tardi.

La grande Conferenza sulla biodiversità in cui si potrebbero trovare le intese internazionali per la protezione necessaria, è stata rinviata più volte negli ultimi due anni tra Covid e complicazioni varie. Ora le implicazioni del conflitto fra Russia e Ucraina potrebbero farla slittare nuovamente, ma ad aprile a Kunming in Cina tra appuntamenti in presenza e altri virtuali il congresso dovrebbe comunque andare in scena.

Tappa fondamentale per arrivare alla Conferenza è però quella che in questi giorni si sta svolgendo a Ginevra, in Svizzera, e che durerà due settimane: è l’ultima riunione targata Nazioni Unite per trovare intese prima dell’evento cinese.

A Ginevra sono rappresentati circa 190 Paesi del mondo e lo scopo è trovare una quadra comune sulle misure necessarie per invertire la rotta di perdita di biodiversità, anche in chiave di frenare i possibili danni a milioni di persone che vivono di mezzi di sussistenza legati alle risorse naturali, come le popolazioni indigene.

«L’obiettivo è invertire la curva sulla perdita di biodiversità e costruire davvero quel futuro condiviso per vivere in armonia con la natura a lungo termine», ha spiegato la segretaria esecutiva della Convenzione, Elizabeth Maruma Mrema.

Mentre le varie delegazioni dovranno concentrarsi sul dialogo, le ombre della guerra stanno però già compromettendo l’avvio delle trattative. I delegati russi e ucraini si sono scontrati durante l’apertura della sessione e diversi Paesi occidentali hanno condannato le azioni della Russia.

Per i rappresentanti dell’Ucraina, l’attacco russo è stato anche un attacco all’ambiente, e sono stati citati i pericoli di fuga radioattivi e quelli legati alle specie in via di estinzione in Ucraina. I membri diplomatici della Russia hanno respinto tutte le accuse. In questo clima, Mrema ha ammesso le difficoltà di un negoziato per la biodiversità «all’ombra di una pandemia globale e di un conflitto militare», ma ha invitato i Paesi a «dimostrare attraverso le vostre azioni il potere della cooperazione internazionale e del multilateralismo».

Fra i temi decisivi su cui sarà necessaria un’intesa ci saranno la protezione e conservazione del 30% delle terre, delle acque e degli oceani del mondo per fermare la perdita di habitat, ma anche allontanare le minacce legate ad agenti patogeni.

Altri punti chiave saranno poi lo stop allo sfruttamento insostenibile delle risorse che oggi avviene attraverso attività come l’agricoltura intensiva, la lotta alla crisi climatica e l’inquinamento e anche il tentativo di frenare la preoccupante diffusione di sempre più specie aliene invasive.

Per riuscirci una chiave sarà ottenere i giusti fondi (si parla di 500 miliardi di dollari l’anno a livello globale), ma la priorità resta quella prima di tutto di garantire una volontà globale al cambiamento, fatto tutt’altro che scontato in questo delicato momento internazionale.

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