Ambiente

Greta Thunberg è stata assolta dall’accusa di reato di ordine pubblico

L’attivista svedese era stata arrestata lo scorso ottobre durante una protesta contro una conferenza dell’industria petrolifera e del gas a Londra
Credit: EPA/KOEN VAN WEE  

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2 febbraio 2024 Aggiornato alle 17:05

Greta Thunberg è stata dichiarata non colpevole per la sua occupazione e manifestazione di protesta, lo scorso 17 ottobre, in cui insieme ad altri attivisti ha bloccato l’ingresso dell’InterContinental Hotel a Mayfair in cui erano radunati alcuni dirigenti petroliferi per l’Energy Intelligence Forum.

La scelta del giudice della corte di Westminster è l’ultimo atto, di quelli che riguardano Greta, che raccontano un cambio di passo dell’attivista svedese, oggi sempre più impegnata in prima linea e in tutta Europa nelle manifestazioni di protesta soprattutto contro i colossi dei combustibili fossili.

Dopo che nel 2018 Greta è diventata famosa agli occhi del mondo per il suo “sciopero scolastico per il clima”, l’oggi ventunenne ha cambiato nel tempo strategia comunicativa, concentrandosi sul lasciar spazio ad altri attivisti (soprattutto quelli dei paesi più poveri e più colpiti dalla crisi del clima) e su specifiche azioni di protesta, da quelle contro l’espansione del carbone in Germania sino alla difesa dei popoli originari Scandinavi minacciati dalle multinazionali dell’Oil & Gas. Parallelamente, ha scelto di non partecipare più alle Cop.

Anche poco prima che fossero giudicate le sue azioni, Greta - che è comparsa la prima volta in tribunale giovedì - ha detto a magistrati e i presenti che bisogna sempre “ricordare chi è il vero nemico”, ovvero per lei e gli altri attivisti i rappresentati di quelle industrie fossili che, a causa delle emissioni, alimentano il riscaldamento globale.

In ottobre, insieme ad altri giovani, la 21enne svedese era stata arrestata per reati di ordine pubblico, anche se la stessa Thunberg si è dichiarata “non colpevole”.

Fin da subito è stato detto che se condannati gli attivisti avrebbero rischiato una multa massima di 2.500 sterline a testa.

Nello specifico era accusata di aver violato l’articolo 14 della legge del 1986 avendo “bloccato l’ingresso dell’hotel” e rifiutandosi di allontanarsi. Con lei anche due manifestanti di Fossil Free London e due attivisti di Greenpeace, che si sono tutti dichiarati non colpevoli dello stesso reato.

«Dobbiamo ricordare chi è il vero nemico, cosa stiamo difendendo e chi le nostre leggi intendono proteggere», ha detto Thunberg sostenendo che ci sarà «il giudizio della storia contro coloro che deliberatamente distruggono e sacrificano risorse a scapito dell’umanità, a scapito di tutti coloro che soffrono le conseguenze della crisi ambientale e climatica e a scapito delle generazioni future».

La polizia londinese ha comunque testimoniato ricordando che a Greta e gli altri era stato dato un “ultimo avvertimento” prima dell’arresto e che i manifestanti si erano rifiutati di muoversi nonostante le ripetute richieste della polizia.

In sua difesa l’amministratore delegato di Amnesty International Uk, Sacha Deshmukh, ha affermato che Thunberg dovrebbe essere «applaudita per le sue proteste pacifiche sul clima» e non condannata.

Al di là della sentenza, Greta ha comunque dimostrato nei fatti di voler continuare la lotta “sul campo” contro l’ingerenza del mondo del fossile. Già giovedì, poco dopo la sua prima presenza in aula, è andata a manifestare insieme ad attivisti di Extinction Rebellion a un evento del Museo della Scienza di Londra per protestare contro la partnership del museo con il colosso del carbone Adani.

Insieme a lei, decine di altri ragazzi, cantando, hanno ribadito il concetto: “La protesta per il clima non è un crimine”.

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