Ambiente

Da scarto a risorsa: il potenziale italiano delle acque reflue

Il loro utilizzo per irrigare è al centro del ddl approvato lo scorso 8 marzo dalla Sicilia, ma anche il protagonista di un progetto più ampio per fertilizzare i campi coltivati
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
15 marzo 2022 Aggiornato alle 09:00

Irrigare i campi servendosi di acque reflue depurate. Una soluzione che sposa la filosofia dell’economia circolare e insieme risponde alla carenza idrica aggravata dal cambiamento climatico.

La siccità colpisce pesantemente anche la nostra Penisola, dove i prelievi pro capite di acqua dolce per uso agricolo rappresentano circa il 50% del fabbisogno idrico totale e dove la scarsità idrica del bacino del Po sta minacciando un terzo della produzione agricola nazionale. Il più lungo fiume Italia ha fatto registrare una diminuzione del 40% della sua portata: la percentuale aumenta del 60% per quanto riguarda i suoi affluenti.

Per fronteggiare questa crisi ambientale, la Sicilia ha approvato il disegno di legge Compagnone, votato l’8 marzo all’unanimità dall’Assemblea Regionale Sicilia, diventando così la prima regione italiana a dotarsi di una norma sul riutilizzo di acqua reflue depurate per usi irrigui.

«La norma prevede la possibilità di intervenire attraverso la realizzazione di sistemi di affinamento o di fitodepurazione che, oltre a abbassare notevolmente i costi di approvvigionamento per gli utenti, riuscirebbero a innescare meccanismi virtuosi di economia circolare, volta al riuso delle acque», ha sottolineato l’onorevole Giuseppe Compagnone.

«L’acqua depurata, riutilizzata salvaguardando la risorsa potabile, consentirà forti risparmi nel consumo di questo prezioso bene, al centro della vita e di buona parte della nostra economia, e allo stesso tempo permetterà di mitigare gli effetti della desertificazione e sulla qualità delle acque costiere dove oggi vengono riversati gli scarichi», ha ricordato la deputata regionale di Europa Verde – Verdi, Valentina Palmeri.

Parallelamente, Enea, Università di Bologna, Gruppo Hera e Irritec presenteranno, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, un prototipo dimostrativo tecnologicamente avanzato, parte del progetto Value Ce-IN (Valorizzazione di acqua reflue e fanghi in ottica di economia circolare e simbiosi industriale), in grado di recuperare le acque reflue per poi utilizzarle per irrigare e fertilizzare i campi coltivati. Realizzato presso l’impianto di depurazione del Gruppo Hera a Cesena, è stato testato su un campo sperimentale con 120 colture (66 piante di pesco e 54 di pomodoro da industria).

«Il depuratore di Cesena rappresenta un esempio concreto di economia circolare nell’ambito del ciclo idrico, sia in termini di una tangibile e sicura possibilità di riutilizzare le acque reflue depurate per scopi agricoli, sia per la valorizzazione e il recupero di prodotti secondari dai fanghi di depurazione», ha spiegato Susanna Zucchelli, direttrice sezione Acqua del Gruppo Hera.

Secondo il coordinatore del progetto Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Enea di Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui «i risultati ottenuti potrebbero supportare l’applicazione dello schema prototipale a tutti gli impianti di depurazione e la diffusione di pratiche di riuso a vantaggio di tutti gli stakeholder di filiera – dai gestori d’impianto ai consorzi di bonifica fino al settore dell’automazione, controllo e misurazione – con l’obiettivo di garantire una fonte idrica non convenzionale e sicura e fornire al contempo un apporto di elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023».

Il progetto, che verrà presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’acqua del prossimo 22 marzo, garantirà non solo maggiore disponibilità di acqua e apporto di nutrienti, ma anche riduzione dei concimi chimici, sostenibilità ambientale e qualità della filiera depurativa.

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