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Chi è Paola De Micheli?

Classe ‘73, eletta in Parlamento nel 2008 e ministra dei Trasporti del governo giallorosso Pd-M5S. Piccola bio della candidata alla segreteria del Partito Democratico
Credit: ANSA/ UFFICIO STAMPA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO/ FILIPPO ATTILI
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30 novembre 2022 Aggiornato alle 17:00

È stata la prima a candidarsi per la segreteria Pd dopo le elezioni del 25 settembre. Ma è anche la candidata di cui si parla di meno. Paola De Micheli ha annunciato di voler essere la prossima segretaria del Partito democratico. Sarebbe la prima donna a ricoprire questo ruolo. Una missione difficile. Ma non impossibile per De Micheli che è già stata la prima donna a ricoprire il ruolo di ministro dei Trasporti. Proprio il tema della parità di genere è uno dei punti fermi della sua campagna da candidata. In caso di vittoria ha fatto sapere di volere «nominare una segreteria di tutte donne, forse un maschietto o due».

Ma il suo profilo politico non si basa solo sulle lotte di genere. Nata a Piacenza nel 1973, De Micheli si laurea in Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano per poi intraprendere una carriera da manager. Il richiamo della politica inizia a farsi sentire a fine anni ’90 quando De Micheli si avvicina all’Ulivo per cui ricopre vari incarichi locali. La ribalta nazionale arriva nel 2008 quando è eletta nelle fila del Partito democratico. Da allora rimarrà sempre in parlamento.

L’anno successivo sostiene la candidatura a segretario di Pierluigi Bersani, emiliano come lei. Bersani vince e vuole De Micheli nel dipartimento economico del partito. Qui la futura ministra si occupa perlopiù di piccole e medie imprese.

Oltre a Bersani, la futura ministra coltiva anche i rapporti con un altro big del partito: Enrico Letta. De Micheli fa infatti parte del consiglio direttivo di “TrecentoSessanta”, l’associazione fondata nel 2007 dall’attuale segretario Pd. Il 2013 è un anno burrascoso per il Pd: la «non vittoria» alle elezioni lo costringe a un governo di grandi intese, guidato proprio da Enrico Letta, e getta il partito in una crisi che porta Matteo Renzi a vincere le primarie.

La nuova segreteria decide di porre fine all’esperienza del governo Letta. In direzione De Micheli piange. Ma si adegua al nuovo corso pur restando sempre «lettiana». Renzi la vuole sottosegretaria all’Economia. Lei a Repubblica promette di fare da «pontiera» tra renziani e oppositori. Alle Europee del 2014 il Pd arriva al 40 per cento. De Micheli esulta e arriva a dire: «Con questi risultati non servono più le correnti». Che però rimangono intatte e un anno dopo si infiammano sulle riforme del lavoro e della legge elettorale volute da Renzi. L’allora sottosegretaria decide di votare la fiducia con i renziani. Gli oppositori l’accusano di tradimento, lei replica: «Il mio è il vero anticonformismo». Poi assicura: «Non ho tagliato i ponti con Bersani e Letta». Nel 2017 diventa sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio col governo Gentiloni, con delega al terremoto del centro-Italia. Nel frattempo, da grande appassionata di pallavolo, ricopre anche l’incarico di presidente della Lega Pallavolo Serie A.

Nel 2019 alla guida del partito torna la sinistra. Nicola Zingaretti vince le primarie e De Micheli, in prima linea durante la campagna elettorale, diventa vicesegretaria. Passano pochi mesi e il governo Lega-5 stelle entra in crisi. Renzi propone la nascita del governo giallorosso. De Micheli bolla l’idea non solo come «sbagliata», ma addirittura di un «impatto devastante per l’opinione pubblica». Poi l’idea si concretizza. E lei non solo si adegua, ma entra in lizza come possibile ministro. «Sono pronta a fare quello che mi chiederà il partito», fa sapere. Così alla fine diventa ministra dei Trasporti.

Si fa notare quasi subito proponendo di fare un Ponte sullo Stretto con pista ciclabile, attirandosi l’ironia dei suoi stessi compagni di partito. Poi arriva la pandemia e i difficili dossier dei trasporti scolastici con le continue promesse, spesso disattese, dei rientri in classe. De Micheli si fa notare anche per la fiducia nei vaccini anti Covid che vorrebbe fossero «obbligatori». Finita l’esperienza di governo, assicura: «È solo un arrivederci». Ma dopo il governo Draghi arrivano le elezioni del 25 settembre e la conseguente batosta elettorale. Lei annuncia la candidatura alla segreteria: «Ho 49 anni, un curriculum fitto e la voglia di spendermi in qualcosa di importante. Voglio puntare sui militanti, troppo spesso dimenticati, quando non umiliati, e sulla definizione della nostra identità».

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