Diritti

Cardinale Bassetti: “Ci pentiremo di non aver accolto i migranti”

Le parole del presidente Conferenza Episcopale Italiana alla presentazione del XXX Rapporto immigrazione di Caritas e Migrantes da cui emerge che il calo del 5% dei cittadini stranieri in Italia
Il dossier della Caritas rileva che a causa della pandemia i movimenti migratori hanno subito una riduzione del 17,4%.
Il dossier della Caritas rileva che a causa della pandemia i movimenti migratori hanno subito una riduzione del 17,4%.
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14 ottobre 2021 Aggiornato alle 16:39

Il diminuire della presenza dei migranti nel nostro paese non è un dato positivo “e cominceremo presto ad accorgerci della mancanza di queste persone” ha detto il presidente Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, durante la presentazione del XXX Rapporto immigrazione di Caritas e Migrantes, svoltasi questa mattina a Roma. “Anche lavorare sui tetti delle case e raccogliere pomodori o frutta è necessario nel nostro Paese. Partendo da questa concretezza, forse, ci pentiremo di non averli accolti e di essere stati avari con loro fino a sostenere che questa terra non è patria di tutti ma solo nostra perché l’abbiamo calpestata da più tempo”. Sono dure le parole del cardinale nel commentare il nuovo rapporto della Caritas, da quale emerge che a causa della pandemia la presenza degli stranieri in Italia è calata del 5%, passando dai 5.306.548 del 2020 agli attuali 5.035.643. Inoltre, il rapporto denuncia che cittadini stranieri sono più esposti alla povertà rispetto agli italiani. Prima della pandemia la povertà assoluta nelle famiglie straniere residente nel nostro Paese erano un nucleo su quattro, con il Covid-19 la situazione è peggiorata: siamo passati dal 24,4 al 26,7%, per un totale di 568mila famiglie. Per le famiglie italiane l’aumento è stato del 6%.

Inoltre, il dossier rileva che a causa della pandemia i movimenti migratori hanno subito una riduzione del 17,4%. In particolare, rispetto al confronto con gli stessi 8 mesi del quinquennio 2015-2019 si è registrata una flessione del -6% per i movimenti interni, tra i Comuni, e del -42% e -12%, rispettivamente, per quelli da e per l’estero”.

Un altro degli effetti della pandemia sui cittadini stranieri è la perdita del lavoro. Il tasso di disoccupazione dei cittadini stranieri (13,1%) è superiore a quello dei cittadini italiani (8,7%), mentre il tasso di occupazione degli stranieri (60,6%) si è ridotto molto di più, tanto da risultare inferiore a quello degli italiani (62,8%). Le donne immigrate hanno sofferto la crisi molto di più degli uomini, con una riduzione del tasso di occupazione due volte maggiore. Maggiormente colpiti gli stranieri che lavoravano in alberghi e ristoranti e altri servizi collettivi e personali. Inoltre, una quota rilevante di lavoratori, che nel 2020 ha superato i 2 milioni di persone (+10,9% dal 2019), che è incerta sul proprio futuro al punto tale da ritenere di poter perdere il proprio impiego.

Dall’inizio della pandemia al 31 marzo 2021 gli stranieri presenti in Italia che hanno contratto il Covid-19 sul posto di lavoro sono stati 165.528, secondo le denunce presentate all’Inail. Il 69,3% dei contagi ha interessato le donne, il 30,7% gli uomini. Le lavoratrici e i lavoratori contagiati provengono soprattutto da Romania (21,0%), Perù (13%), Albania (8,1%), Moldavia (4,5%) ed Ecuador (4,2%). Si tratta in ampia parte di donne impiegate nei servizi domestici e di cura alla persona contagiatesi all’interno dei nuclei familiari nelle quali lavoravano. Se gli infortuni sono complessivamente diminuiti, le morti sul lavoro sono invece aumentate: +27,6% dall’anno precedente (da 1.205 a 1.538, di cui il 70% cittadini extracomunitari.

Infine, il rapporto della Caritas rileva la costante crescita del numero degli imprenditori nati all’estero, che pur nell’anno della pandemia sono cresciuti del +2,3% a fronte della sostanziale stasi degli italiani (-0,02%). Per quanto riguarda i Paesi d’origine, nel 2020 la Cina si conferma il primo Paese (75.906), in lievissima crescita rispetto all’anno precedente (+0,5%). Anche Romania e Marocco contano più di 70mila imprenditori. Sommate assieme, queste tre nazionalità arrivano a quasi il 30% di tutti gli imprenditori nati all’estero. Gli aumenti più significativi sono stati registrati dalle nazionalità dell’Est Europa, in particolare Romania, Albania, Moldavia e Ucraina; seguite da Nigeria e Pakistan. Rallenta invece la crescita di imprese con titolari indiani e dal Bangladesh, protagoniste di un grande picco di crescita nell’ultimo decennio.