Ecomondo: la moda dà vita (agli abiti) e alle persone

Ecomondo: la moda dà vita (agli abiti) e alle persone

 

Progetto Quidconta oggi 150 lavoratrici e lavoratori di 20 nazionalità diverse, di età compresa tra i 19 e i 65 anni, che producono circa 120.000 capi d’abbigliamento l’anno e quasi un milione di accessori. Ma non è solo nei numeri il valore di questa realtà, la cui mission èdare una seconda vita a tessuti e persone. L’azienda infatti, che ha raccontato la propria case history in un convegno interno aEcomondo, si occupa direcuperare eccedenze e rimanenze di tessutida grandi marchi e produttori del settore eutilizzarle per realizzare nuovi modelli, offrendo al contempoopportunità di lavoro a persone in difficoltàe a forte rischio di esclusione sociale. «Si tratta per la quasi totalità didonne vittime di violenza, tratta e prostituzione, oppure disoccupate da lungo periodo o appartenenti a categorie protette o vulnerabili per le quali non sono previsti incentivi -spiegala fondatrice e presidente Anna Fiscale, che ha dato vita aProgetto Quida seguito di una brutta esperienza personale – Quando avevo 19 anni ho avuto una relazione tossica e per 3 anni mi sono sentita come in prigione. Poi fortunatamente sono riuscita a liberare me stessa grazie alle persone che mi circondavano e mi hanno aiutata nel cammino. Da quel momento ho deciso di spendere il mio tempo per aiutare altre donne a uscire da momenti di difficoltà perché credonel lavoro come occasione di riscattoe possibilità di cambiamento». Un progetto di economia circolare dall’alto valore sociale,nel quale le donne rappresentano l’84% della forza lavoro, il 78% del management e il 67% del Cda (Consiglio di amministrazione). Nato a Verona nel 2013, è cresciuto fino a contare oggi 2 laboratori tradizionali e 2 poli logistici ai quali si affianca unlaboratorio incarcere,doveQuidsi reca per formare persone che, una volta uscite, continuano a lavorare con loro. La formazione e crescita professionale delle lavoratrici e dei lavoratori è un asset fondamentale per l’azienda, che si avvale anche della collaborazione di partner di prestigio come le case di moda del gruppoLVMH. «Qualche settimana fa a esempio un team selezionato all’interno diQuidha passato un giorno nella sede diBulgariper migliorare le proprie competenze in merito alle lavorazione della pelle». Il legame con il mondo del fashion non si limita però all’ambito formativo ma comprende anche quello operativo, visto che tra i fornitori di tessuti in eccedenza c’è da poco ancheFendi. «Speriamo di continuare su questa strada e qualificarci sempre più come partner di riferimento per le aziende che hanno l’esigenza e la necessità di trovare modalità alternative a supporto della circolarità», continua Anna Fiscale, ben consapevole di come il tema del riciclo degli abiti sia fondamentale in un’ottica di economia sostenibile che comprenda tutti i settori produttivi. L’industria dellamodaè infatti responsabile di circa il20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile,posizionandosi al quarto posto per impatto ambientale, al terzo per consumi di acqua e suolo e al quinto per emissioni di gas serra e uso di materie prime. In un mondo dominato dalfast fashion,in cui si produce a velocità impensabile quantità di abiti e accessori spesso destinate al macero,Progetto Quidcrede quindi da quasi un decennio nell’upcyclinge nella riduzione degli sprechi, precedendo una tendenza globale che attualmente sta investendo anche i più importanti gruppi del mercato fashion, daLVMH(Dior, Lous Vuitton, Givenchye altri) aArmani,GuccieOTB(Diesel Maison Margiela, Jill Sandere altri), solo per citarne alcuni. A dare un ulteriore valore agli abiti confezionati negli hub veronesi anche il fatto che sianoin edizione limitata, visto che i tessuti di recupero non sono infiniti. Per acquistarli si può usufruire del sito o recarsi in uno dei 7 punti venditadiretta e in outlet e centri commerciali e nella cinquantina di negozi multibrand in tutta Italia.