“Fly Me to the Moon”,cantavaFrank Sinatra nel 1964 accompagnato dall’orchestra di Count Basie. Sessant’anni dopo, The Voice avrebbe trovatola donna giustaa cui dedicarla. Il suo nome èChristina Hammock Koch, e il prossimo anno, secondo le previsioni, saràla prima donna a volare sulla Lunanella missioneArtemis IIdella Nasa, la prima con equipaggio ad avere come destinazione il nostro satellite dalla missione Apollo 17 nel 1972. Insieme a lei, scelta nel ruolo di specialista di missione, ci saranno anche il comandanteReid Wiseman, il pilota afroamericanoVictor Jerome Glover, e l’altro specialista di missioneJeremy Hansen. Anche gli ultimi due detengono un primato, quello di essere rispettivamenteil primo uomo non-bianco e il primo canadeseassegnati a una missione lunare. Ma orbitare sulla Lunanon sarà il primo recordstabilito da Christina Hammock Koch. Atterrata alle 10.12 di mattina del 6 febbraio 2020, al termine di328 giorni di missionein compagnia di Luca Parmitano dell’Esa e Alexander Skvortsov di Roscosmos, Hammock èdiventatala donna ad aver trascorso più tempo in un volo spaziale singolo. Pochi mesi prima, nell’ottobre 2019, aveva fatto parte dellaprimapasseggiata spazialecondotta interamente da donne. Le donne in questione erano due: lei e l’altra astronauta della NasaJessica Meir. Intervistata al riguardo, Hammock aveva commentato così: «Alla fine,penso che sia importante, e penso che sia importante a causa della natura storica di ciò che stiamo facendo. In passato le donne non sempre si sono sedute a tavola». Nata il29 gennaio 1979a Grand Rapids, nello Stato americano del Michigan, Hammock è cresciuta a Jacksonville, nellaCarolina del Nord, e si èlaureata in ingegneria elettrotecnica e fisicaallaNC State Universitya Raleigh. «Trascorrendole estati nella fattoria della sua famiglianel Michigan, le è stata instillata la passione per il duro lavoro e le sfide», si legge nella suabiografia ufficialesul sito della Nasa, dove si apprende anche che Hammock «ama lo zaino in spalla, l’arrampicata su roccia, la pagaiata, il surf, la corsa, lo yoga, il servizio alla comunità, la fotografia e i viaggi». La sua carriera è iniziata come ingegnera elettrotecnica presso ilGoddard Space Flight Center, tra i più importanti laboratori di ricerca spaziale della Nasa. Nel 2013, mentre prestava servizio come station chief dellaNational Oceanic and Atmospheric Administrationnelle isole Samoa Americane, Hammock è stataselezionatacome una degli 8 membri della21esima classe di astronauti della Nasa. «Ciò che mi ha realmente ispirato a candidarmi è stato solo riflettere sulla mia carriera e rendermi conto cheseguendo i miei sogni personali, avevo accumulato una serie di abilità che ho pensato potessero davvero essere utili per contribuire al volo spaziale umano», haraccontatol’astronauta. Hammock venne scelta tra oltre 6.100 candidati, ilsecondo maggior numero di candidature mai ricevutedall’Agenzia spaziale statunitense. Nella stessa classe c’erano anche Jessica Meir, con la quale avrebbe passeggiato nello spazio, e Victor J. Glover, col quale sorvolerà la Luna nella missione Artemis II. «Penso che il grande vantaggio per me non sia necessariamente che vada io, ma chenoi andiamo, che la Nasa sta andando, che il mondo sta andando», hadichiaratoHammock intervistata dal quotdianoThe News & Observer. Hammock sarà anchel’unica ingegnera professionista dell’equipaggio. A ricordarlo durante lacerimoniadi presentazione è stato Norm Knight, a capo del Flight Director Office della Nasa, suscitando un fragoroso applauso del pubblico a cui l’astronauta ha risposto con un’ironica alzata di spalle. «È una cosa speciale vedere dall’alto il luogo in cui sei cresciuta: l’oceano che per primo ha ispirato il mio fascino per le cose che mi fanno sentire piccola e ha piantatoil seme da esplorare», hatwittatonel 2019 sorvolando le coste della Carolina del Nord. Quello stesso seme che, nel 2024, la porterà sulla Luna.
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