Vogliamo ancora la luna

 

ArtemisIIè il nome della missione spazialeNasache manderà tre astronauti e un’astronautaverso la Luna. I prescelti sono stati presentati lunedì, in un evento scenografico, raggiunto da una telefonata del Presidente Biden, che ha sottolineato l’importanza epocale della missionemessa in piedi dagli Usa e dai suoi alleati nello spazio: Canada, Europa, Giappone. «L’equipaggio di Artemis II rappresenta migliaia di persone che lavorano instancabilmente per portarci fino alle stelle. Questo è l’equipaggio che rappresenta tutta l’umanità – ha dichiarato l’amministratore della Nasa Bill Nelson – Questi astronauti hanno ognuno la loro storia, e rappresentano il nostro credo:E pluribus unum.Insieme, stiamo inaugurando una nuova era di esplorazione per una nuova generazione di navigatori stellari e sognatori: laGenerazione Artemis». Se come me hai passato gli ultimi anni nutrendoti di reel, TikTok e contenuti sui social media, probabilmente non ti sarà sfuggito un pezzo di stand up comedy diMarcia Belskyintitolato100 tampons. Ammetto, è uno dei miei pezzi preferiti perché riesce a essere esilarante nel suo lasciarti un retrogusto grottesco, che poi è ciò che personalmente trovo intelligente nei pezzi umoristici. Ricordi quando la Nasa ha mandato una donna nello spazio, E le hanno dato 100 assorbenti? La storia a cui fa riferimento Marcia Belsky è avvenuta nel1983, anno in cuilaNasaha inviato la prima donna statunitense nello spazio, Sally Ride,equipaggiandola SUL SERIO con 100 tamponi. Per una spedizione di 1 settimana. Gli ingegneri volevano“essere sicuri”.In effetti ci fu questa conversazione con Ride, in cuile venne chiesto se quei 100 tamponi fossero il numero giustoe in cui le rispose: «non è il numero giusto». Al di là dell’ilarità di domande come queste e della sovrabbondanza di prodotti per l’igiene mestruale (circa una settantina di tamponi di troppo, in effetti) è tragicomico il pensiero chele menti più brillanti di una Nazionenon avessero la benché minima nozione della biologia di base di un corpo che non fosse standard. Ride aveva un corpo standard, un corpo allenato e preparato alle difficili sfide che le missioni spaziali pongono al corpo umano. Però,non era propriostandard-standard.Perchéerail corpo di unadonna,qualcosa sentito come devianza dallo standard stesso. E sì, le donne che hanno le mestruazioni costituivano una grande motivo di preoccupazione per i responsabili delle missioni spaziali. Perché il corpo che mestrua obbedisce differentemente alla minore forza di gravità? Perché il sangue deve esser smaltito in modo separato da altri rifiuti organici? No. Perché gli ingegneri erano preoccupati dallo stato mentale di Ride, considerato “troppo emotivo” per poter operare in una stazione spaziale. Chiaramente ogni astronauta viene sottoposto a stringenti test psicofisici prima di esser lanciato in orbita mail pregiudizio sembra(va) essere ancora incredibilmente forte. Forse i 100 tamponi potevano mitigare questo eccesso di emotività? La storia, vera, è che Ride anche al suo ritorno sulla Terra fu costretta aaffrontare le domande dei mediache erano particolarmente interessati a sapere «sepiangeva quando era sotto pressione»o«se il volo aveva influenzato i suoi organi riproduttivi». Il punto, come sempre, non sono tanto le domande poco pertinenti o le conclusioni fantasiose che vengono fatte in relazione alle professionalità femminili ma lamancanza di rappresentazione adeguata, in particolare nell’ambito delleStem. Perché se alcuni degli scienziati più importanti e titolati di un Paese avanzato come gli Usa non sono a conoscenza di ciò che accade nel corpo di una persona con le mestruazioni, di quale prova più ficcante abbiamo bisogno per mettere persone con le mestruazioni nei posti in cui queste decisioni vengono prese? Sembra banale o sembra un’esagerazione? Ripensiamoci alla luce di 100 tamponi. 100 tamponi per 6 giorni. Per coloro che invece si stanno già alzando in piedi al grido di “bisogna contestualizzare!” alloracontestualizzo. La spedizione ebbe luogo nel 1983, come dicevamo, in un momento in cui il gender balance era ancora lontanissimo dai radar. Bene. Nonostante il 1983 ci sembra temporalmente un’era geologica, erano comunquegià disponibili diverse informazioni riguardo la durata delciclo mestruale. I bambini nascevano, esistevano le ecografie e la ginecologia era una scienza affermata. A scuola si studiava biologia, magari non educazione all’affettività, ma nei programmi scolastici era presente il funzionamento del corpo umano maschile e femminile. Una qualsiasi studentessa delle medie aveva probabilmente già le mestruazioni e uno studente avrebbe imparato in classe la durata del ciclo mestruale che, per inciso, è di 28 giorni in media. La durata del sanguinamento va dai 2 agli 8 giorni in media. Durante questo periodo e a seconda del flusso personale, si consiglia dicambiare un tampone ogni 4 – 8 ore. Perciò, secondo un semplicissimo calcolo matematico, una persona che mestruaavrà bisogno di una quarantina di tamponi. A Sally Ride ne furono dati un numero sufficienteper un viaggio di circa 3 mesi. Beh sì, era il 1983, no? Bisognava essere sicuri sicurissimi. Che so, magari chiedendo a una donna? Ma ho un’altra storia. Negli anni ‘60William Randolph Lovelace II,specializzato in medicina aerospaziale, condusse ilprimo studio relativo agli effetti dei viaggi spaziali sulle donne.Mentre la Nasa preparava i suoi astronauti maschi per il primo viaggio nello spazio, Lovelace eseguiva test su un gruppo di donne nella sua clinica privata perché riteneva chepotessero essere candidate migliori per i viaggi nellospaziopoiché sono “più piccole e più leggere” degli uomini e avrebbero consumato meno ossigeno. Tuttavia, prima di stappare champagne e celebrare la ricerca pionieristica di Lovelace, dovremmo sapere che a quanto pare aveva ben altre intenzioni. Il suo ragionamento era che le stazioni spaziali in orbita richiedessero molto lavoro e gli astronauti maschi sarebbero statiovviamenteoccupati con compiti più importanti. Per questo,avevano bisogno di donne che si occupassero di alcuni lavori di livello inferiorecome rispondere ai telefoni e assistere nei laboratori; insomma: bisognava dotare i boss dello spazio di segretarie. Spaziali, eh. Ma sempre segretarie. Le donne che hanno preso parte ai test hanno perseverato.13 partecipanti su 19 hanno superato i rigorosi esami fisicidi Lovelace, e alcune di loro sono poi volate a Washington, DC per prendere parte a udienze pubbliche davanti a una sottocommissione speciale della commissione della Camera per la scienza e l’astronautica, al fine di consentire alle donne astronaute di andare nello spazio. Tuttavia, i rappresentanti della Nasa hanno sostenuto che le donne non potevano qualificarsi come astronaute, secondo quanto si legge nei registri dell’agenzia governativa. Laprima classe di astronaute donne degliStati Unitinon è arrivata fino a più di un decennio dopo, e ci è voluto ancora più tempo prima che una di loro andasse effettivamente nello spazio. Ricordiamolo: con 100 tamponi per 6 giorni. Ritorniamo ancora un attimo su Ride, però, perché la sua storia ha un antefatto fantasmagorico. Nel 1978, quindi 5 anni prima del fattaccio degli assorbenti, nel tentativo di accogliere al meglio la nuova classe di astronaute,gli ingegneri della Nasa progettarono un kit completo per il trucco.Gli astronauti, generalmente, ricevevano un kit per l’igiene personale che includeva dentifricio, deodorante, sapone e un pettine. Prendiamoci tutto il tempo che occorre per metabolizzare questa cosa e valutare in serenità quali possano essere leprioritàdi chi decidecosa sia necessario portare nello spazio,per quanto tempo e perché.Di chi decide sui corpiche non conosce e non ritiene opportuno conoscere.Di chi decide in nome di qualcun’altra. Artemis II,come annunciato, avrà una crew composta da 3 uomini e 1 donna. Quella donna,Christina Hammock Koch, è l’unica ingegnera professionista a bordo e sarà laprima donna in una missione orbitante attorno al nostro satellite. Potrà sembrare un piccolissimo passo per la Nasa ma a me sembra ungigantesco passo per le bambine che la guarderanno da quaggiù.