Moda: per 8 italiani su 10 può combattere la crisi climatica

Moda: per 8 italiani su 10 può combattere la crisi climatica

 

Lalotta allacrisi climaticapassa anche dalla moda. È così per8 italiani su 10,secondo il nuovo rapporto dell’osservatorio sulle abitudini dei consumatoriPulsee Luce e Gas Index, realizzato dal brand digitale e green di luce e gas diAxpo Italiain collaborazione con la società di ricerche di mercatoNielsenIQ. I principali alleati della sostenibilità nello shopping sono ilsecond hande una valutazione più attenta della filiera dei capi, anche se sono ancora troppi gli acquisti inutili. Negli ultimi anni la consapevolezza dell’impatto ambientale e sulla salute dei lavoratori della moda – soprattutto di quella fast e a basso costo – è cresciuta notevolmente. Almeno1 italiano su 4infatticonosce i costi legati all’utilizzo di acqua, energia, materie prime e alla produzione di emissioni di CO2nel settore e che stanno diventando tema di discussione e informazione per almeno il 63% della popolazione del nostro Paese. Secondo la ricerca, però, gli sforzi dei consumatori non si limitano solo alle parole. Anche se lo shopping rimane uno dei piaceri e delle fonti di relax più popolari nella vita degli italiani,l’83%degli intervistati (uomini e donne tra i 18 e i 65 anni) cerca di utilizzare il più possibile ivestiti già presenti nel proprio armadio.L’81% si impegna, invece, a dare una seconda vita a quelli che non utilizza più. Chi invece non vuole rinunciare agli acquisti tenta di riflettere attentamente sulle conseguenze delle proprie scelte (78%). Più di6 persone su 10 pensano allasostenibilità già in fase d’acquisto, controllando le etichette e cercando tessuti a basso impatto, e il 51% comprandoabitivintage e usati. Più della metà degli italiani (53,5%), soprattutto tra i più giovani, vorrebbestandard ambientali più alti da parte delle aziendeecondizioni più dignitoseper i lavoratori (45,5%). Ai capi provenienti da materiali di scarto secondo i principi dell’economia circolare (26,5%), si preferiscono però ancora le t-shirt e le magliette nuove con l’etichetta “green” (46,9%). Si cerca poi di comprare solo ciò che è necessario. Il66%degli intervistati si sta impegnando alimitare lo shoppinge il 32% acquista nuovi abiti 1 o 2 volte al mese, mentre il 22% 1 o 2 volte ogni 6 mesi. Le buone intenzioni però non bastano. Più del43%degli italiani afferma di aver acquistato scarpe e indumenti che sono poirimasti nell’armadio, accumulati insieme a molti altri.Tanti (8 su 10) pensano che, nel prossimo futuro, dovranno essere i grandi marchi a pensare a come ridurre emissioni e consumi, non solo i singoli clienti. La sostenibilità infatti costa. Per il34,9%degli intervistati, il prezzo elevato dei capi prodotti nel rispetto dell’ambiente costituisce unabarriera d’accessoinsieme alla difficoltà di individuare punti vendita e marchi dei quali potersi fidare. Per molti la risposta sembra essere il mercato dell’usato e del vintage, consiti specializzati(per 39,4% degli intervistati),bancarelle dei mercati rionali(34,6%) enegozi(30,3%), che diventano il nuovo riferimento per lo shopping. 1 italiano su 4, soprattutto i più giovani, compra oltre la metà dei suoi abiti in questo modo. Per alcuni è una questione di risparmio (47,9%), per altri di inquinamento (27,7%). Rimangono però anche delle resistenze: il42,5% ha paura per la poca igiene dei prodotti, mentre il 40,6% dichiara di non fidarsi dello stato dei capi. Per avere vestitisecond handperò non bisogna per forza acquistarli: pantaloni, maglioni e giacche di cugini e fratelli arrivano ai figli nel 86,3% dei casi. Ancora poco in voga è invece il fenomeno delloswapping,ovvero loscambio di vestiti con altre persone, scelto in modo frequente soltanto dal15,8%del campione degli intervistati e soprattutto nella propria cerchia di amici o famiglia. Chi si accorge di aver sbagliato un acquisto o di essersi stancato di scarpe, borse, cappotti e altri abiti, nella metà dei casi li dona in beneficienza o li regala, nel 26% invece li rivende in mercatini (21,2%) o siti specializzati (70,2%), sempre più popolari tra i più giovani.