Africa: l’attivismo digitale delle donne

L’attivismo digitale, noto anche comecyberattivismo, usa il web e i media online per mobilitare la massa e svolgere azione politica. In alcune zone del mondo questi mezzi si rivelano indispensabili per dare voce a chi altrimenti, non l’avrebbe, come succedein Ghana eNigeria, dove i movimenti per i diritti delledonneli sfruttano per sostenere la loro emancipazione in politica. Come spiega il sito di informazioneThe Conversation, numerose organizzazioni nei due Paesi africani si battono per il diritto all’istruzione, al rispetto, alla giustizia sociale e all’inclusione nella leadership politica. Innocent Chiluwa, che insegna Lingua, Media e Comunicazione digitale allaCovenant University, in Nigeria, ha condottouno studioanalizzando le campagne di advocacy online – un’attività che utilizza il web per promuovere qualcosa o qualcuno – di cinque gruppi d’azione al femminile che lavorano nelle due nazioni dell’Africa Occidentale sul Golfo di Guinea: ilNigerian Women Trust Fund, laNigerian League of Women Voters, laKudirat Initiative for Democracy, ilGender Centre For Empowering Developmente laNetwork for Women’s Rights. Il ricercatore ha indagato su come la comunicazionedigitalepossa averpotenziato o limitato le loro azioni e i loro obiettivi, prendendo in considerazione le informazioni sulle persone che interagiscono online, il loro rapporto reciproco, gli scopi della comunicazione, i temi trattati e il tipo di linguaggio utilizzato. Concentrandosi sulle campagne per l’emancipazione politicaChiluwaha scoperto chei siti web in questione hanno uno stile non conflittualema informano, promuovono e sensibilizzano. I contenuti, per la maggior parte in lingua inglese,celebrano le donne politiche di successo, esprimono resistenza e speranza, mostrano solidarietà e sostegno alle elette o candidate e invitano a rifiutare l’emarginazione e la vittimizzazione delle figurefemminiliin politica. In unacultura fortemente patriarcalela rete aiuta le donne a parlare più liberamente e forse anche per questo i testinon sfidano esplicitamente l’autorità maschilema chiedono la possibilità di decidere su questioni che le riguardano. Il linguaggio è incoraggiante, e non ostile nei confronti degli uomini. Il cambiamento chiesto a gran voce sta avvenendo peròsolo nelle aree urbane, perché in quelle rurali l’accesso al web è limitato. InNigeriae Ghana la rete non riesce a raggiungere numerose zone a causa dei bassi ricavi percepiti e dei costi di investimento elevati. Le aziende tecnologiche, infatti, non investono dove la popolazione è piccola o scarsamente distribuita e lìle donne sono ancora fortemente sottorappresentate. In Ghana il 14% dei seggi in parlamento è occupato da donne dopo le elezioni del 2020, mentre in Nigeria la Camera dei Rappresentanti conta 18 donne su 360 membri e il Senato 8 su 109. Con il sostegno delleNazioni Unitee dell’Unione Africana, però, molti Paesi del continente stanno facendo progressi:ilRuandaad esempioha il livello più alto al mondo di rappresentanza femminile nel Governo (61%), e nell’Africa subsahariana le donne al Governo hanno raggiunto una media regionale del 23,7% nel 2018. Per quanto l’informazione online e le piattaforme web abbiano dimostrato di essere ottimi alleati percostruire gruppi di azione collettivaemobilitare comunità di manifestanti, grazie all’accessibilità, sia economica sia in termini di facilità di utilizzo, alla velocità e alla capacità di raggiungere un gran numero di persone in tutto il mondo, esiste purtroppo il rovescio della medaglia: questi stessi strumenti possono essereutilizzati per diffondere odio e disinformazione.