In 17 anni ha permesso diabbattere quasi della metà le emissioni di CO2 delle aziende europee. Ora, però, a causa del caro-energia qualcuno vorrebbe sospenderla. Ma è davvero possibile mettere in pausa il sistema di scambio delle emissioni (conosciuto anche comeEts, dall’ingleseEmission Trading System), la strategia di compensazione economica dei gas serra dell’Ue? E, soprattutto, quali potrebbero essere le conseguenze di questa scelta? Partiamo dalle basi: come funziona questo sistema? L’Unione europea, che è il terzo produttore al mondo di anidride carbonica, per prevenire icambiamenti climaticipunta a ridurre in modo sostanziale le proprie emissioni entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo dizero emissioni netteentro il 2050. L’Ets è una delle strategie messe in atto per raggiungere questi risultati.Lanciato nel 2005, è attivo in 31 paesi e si rivolge specificatamente alle industrie. «Il sistema di scambio delle emissioni – spiegail sito dell’Europarlamento- obbliga più di 11.000 centrali elettriche e fabbriche arichiedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 che emettono. Questo è un chiaro incentivo a inquinare meno:meno si inquina, infatti, meno si paga. Le industrie devono comprare queste quote attraverso aste e il prezzo segue le regole della domanda e dell’offerta. Alcune quote sono state date gratuitamente, per evitare che -in alcuni settori a rischio- le industrie si trasferissero in regioni con meno restrizioni ambientali». La concezione di base viene definita “cap and trade”. Ogni azienda acquista dei “crediti” (carbon credit) per ogni tonnellata di gas serra che può emettere secondo i limiti imposti dall’Ue; in seguito, può decidere se utilizzarli per compensare le emissioni effettive o rivenderli ad altre aziende, investendo invece in sistemi e tecnologie più sostenibili e meno inquinanti. Poco sorprendentemente, a chiedere di sospendere l’Ets sono gli imprenditori, le associazioni di categoria (Confindustriain testa) e i politici che ne rappresentano gli interessi (da Forza Italia a Carlo Calenda), ma la spinta arriva anche dall’estero ed è caldeggiata anche dalla Polonia e dalla Repubblica Ceca, che detiene attualmente la Presidenza del Consiglio Europeo. Nonostante il focus sulrisparmio per i consumatorie sulla presunta insostenibilità economica di questo sistema in un momento in cui il prezzo del gas ha raggiunto cifre record, questa – insistente – richiesta si traduce, né più né meno, nellapretesa di continuare a inquinare liberamente, smettendo di pagare le (bassissime) compensazioni per le emissioni di CO2. Prima di chiederci se questa è una strada percorribile (e quali sarebbero i suoi effetti reali), quindi, dovremmo chiederci:perché (e per chi) dovremmo farlo?Se è vero che a pagare l’aumento dei costi dell’energia sarebbero quasi certamente i consumatori finali, possiamo accettare che la via per non gravare sulle loro tasche sia quella dialleggerire i conti delle industrie allentando le maglie della lotta alcambiamento climatico? O, forse, piuttosto che tornare indietro potremmo (o dovremmo) individuare delle azioni che non carichino (ancora di più) il peso della crisi energetica sui cittadini senza aggravare ulteriormente le condizioni già critiche dell’ambiente eliminando una seppur minima barriera all’inquinamento sregolato? Ma veniamo al cuore della questione: sospendere l’Ets è possibile? Non secondo laInternational Emissions Trading Association(Ieta). Come ha spiegato aS&P Globalla responsabile Politiche Ue di Ieta, Julia Michalak, al momentonon esisterebbero infatti le basi legaliper introdurre misure di questo tipo. La sospensione dovrebbe passare per una modifica della direttiva Ets, che dovrebbe essere concordata a livello di Consiglio e poi recepita da tutti i 27 Stati Ue. «La direttiva dovrebbe essere modificata attraverso un normale processo di co-decisione che coinvolgerebbe la Commissione, l’Europarlamento e il Consiglio edurerebbe da 1 a 2 anni e mezzo». Inoltre, bisognerebbe «eliminare o sospendere l’obbligo di restituzione delle quote Ets da parte delle aziende con una modifica alle varie legislazioni nazionali». Già alla fine di agosto, in occasione delBaltic Sea Summitdi Copenaghen la Presidente della Commissione EuropeaUrsula von der Leyenaveva ribadito che la Ue «ha bisogno dell’Ets per ridurre le emissioni di CO2» e che «il vero motivo dell’aumento dei prezzi elettrici è il gas, principalmente il gas russo manipolato da Putin. […] Il prezzo dell’elettricità è composto per il 94% da fattori, principalmente il gas, diversi dall’Ets, cherappresenta solo il 6%». Questa è anche un’implicita risposta a quelli che promettono un abbattimento drastico delcaro bollettein conseguenza della sospensione dell’Ets: gli effetti di una manovra di questo tipo, infatti, sarebbero limitati e non inciderebbero in misura sostanziale su aziende e consumatori. L’effetto più concreto sarebbelimitare la politica climatica dell’Unione Europeatogliendo un elemento strategico fondamentale, senza il quale raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050 è impossibile. Piuttosto, sarebbe necessario intervenire per fare in modo che la compensazione economica delle emissioni vengaimpiegata in effettive pratiche di transizione ecologica: secondo ilreportL’uso dei proventi della vendita all’asta dell’Ets dell’Ue sulle azioni per il climadell’Ecologic Institutedi Berlino, a oggiin Italia solo il 36%di queste risorse è stato investito in politiche climatiche.
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