L’Italia è a secco

In Italia non c’è più acqua: fiumi e laghi sono ai minimi storici, mentre pioggia e neve non riescono più a sanare ildeficit idricodel nostro Paese. È una vera e propria emergenza, ma ancora nessuno fa niente. A dare voce alla terribile constatazione è l’Osservatorio sulle Risorse Idriche dell’Anbi(Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) che – a sole 2 settimane dall’inizio di quella che si prospetta, allo stato attuale,un’annata “idricamente più difficiledel già complesso 2022, soprattutto in regioni settentrionali” – ha già lanciato l’allarme per il 2023. I dati più preoccupanti vengono daigrandi laghi del Nord,la più grande riserva idrica del Paese: sonosotto la mediae la percentuale di riempimento è in quasi tutti i casi inferiore a quella registrata a gennaio 2022, l’anno segnato dalla siccità e dalle temperature torride, con i termometri che a Nord hanno registrato +1,37°, al Centro +1,13° e al Sud +1° rispetto alla media. Con queste condizioni,il lago Maggiore ha segnato il 18% nella percentuale di riempimento, il lago d’Iseo il 20,7%, il lago di Como il 23,5% e il lago di Garda il 36,4%.Numeri troppo bassi e destinati a diminuire, che stanno portando a situazioni estreme. Come quella del lago Trasimeno in Umbria che, nonostante i circa 130 millimetri di pioggia, non riesce a tornare sopra il livello di criticità in cui si trova da mesi. La situazione deifiuminon è migliore: nonostante le incessanti piogge degli ultimi mesi, che hanno interessato tutto il Piemonte,il fiume Po hadimezzato la sua portataa Torino ed è ridotto, lungo tutto il percorso piemontese, a circa un terzo della portata del 2021, mentre a Pontelagoscuro, nel ferrarese, manca all’appello circa il 30% della portata media e il livello delle acque è largamente inferiore rispetto allo scorso anno. NelLazio, invece,le piogge hanno donato sollievo alle secche del Tevere e dell’Aniene,mentre risultano decrescenti i livelli dei fiumi Liri e Sacco.Anbiha sottolineato l’eccezionalità di Roma,capitale d’Italia ma anche delglobal warming,con23 eventi estremiverificati l’anno scorso (79 dal 2010). A Cerveteri, in tutto l’anno, sono caduti soltanto 250 millimetri di pioggia, meno il 68% rispetto alla media (condizioni simili si verificano nelle regioni aride del Nord Africa e del Medio Oriente). InLombardia, le alte temperature hanno scioltoenormi quantità dimanto nevoso(-43% rispetto alla media). Nonostante ciò, il fiumeAddaè alminimorispetto ai precedenti 6 anni (portata: mc./sec. 90), mentre le riserve idriche sono inferiori del 45,2% rispetto alla media storica, sotto anche a quelle largamente deficitarie del 2022 (-1,84%). InVeneto, sui bacini delPoe delFissero-Tartaro-Canal Bianco,nonostante l’apporto delle piogge frequenti e incessanti, ildeficit pluviometricosuperava ancora i 90 millimetri e su buona parte dell’alta pianura si sono registrati livelli inferiori ai minimi assoluti rilevati negli scorsi 20 anni,tali da portareArpa Venetoa concludere cheservirebberomesi di precipitazionisopra la media per riequilibrare il bilancio idrico delle acque sotterranee. Con un quadro così drammatico, appare chiaro che «È ormai acclarata lanecessità di un urgente programma di interventiarticolati quanto coordinati e multifunzionali, capaci ditrattenere le acque,soprattutto di pioggia, per utilizzarle nei momenti di bisogno: dai laghetti alla bacinizzazione, dalle aree di espansione al riutilizzo di cave abbandonate – ha dichiarato Massimo Gargano, Direttore Generale diAnbi– Questo va affiancato a una costante ricerca nell’ottimizzazione irrigua, senza dimenticare l’efficientamento delle reti idriche,né le possibilità di utilizzo delle acque reflue».