La più dimenticata, preziosa risorsa del mondo

Dal 1950,la diga sul lago Kariba, al confine tra Zambia e Zimbabwe,sfrutta le acque che vanno nello Zambesi per produrre elettricitàcon una capacità di 2 GigaWatt. Quell’enorme arco di cemento alimenta le semplici tecnologie che generano il 70% dell’energia consumata nello Zimbabwe. E serve anche Zambia e Tanzania. Ma in questi tempi disiccità,c’è soltanto il 3% dell’acquache abitualmente è disponibile, raccontaLe Monde. E la centrale non va. Nella capitaleHarare, una metropoli da 3 milioni di abitanti secondo le stime più recenti,l’elettricità è razionata e viene tagliata da inizio dicembre per 19 ore al giorno. La gente si alza di notte per ricaricare il telefono e stirare una camicia, hanno detto le persone intervistate dall’agenziaFrance-Presse. Razionamenti anche inZambiae inTanzania, dovel’elettricità è tagliata per 6 – 8 ore al giorno. I frigoriferi non tengono il freddo e le derrate alimentari vanno a male. Gli artigiani e i negozianti non possono lavorare. I costi di produzione delle fabbriche che devono sostituire l’energia idroelettrica con i generatori a diesel esplodono. Le Mondesegnala chel’idroelettrico copre il 90% del fabbisogno in Etiopia e in Lesotho. Ela variabilità della disponibilità di acqua mette queste economiein condizioni dirischiocostante. IlKenya, che ha ridotto l’idroelettrico al 30% e che ha spostato gli investimenti sulla geotermia, riesce a mantenere in piedi la sua economia in modo molto più stabile e indipendente dalla siccità. Intanto,si contano 169 morti per le inondazioni a Kinshasa,la capitale dellaRepubblica Democratica del Congo,abitata da più di 17 milioni di persone, infrastrutturata più o meno efficientemente solo per un quarto della sua superficie. Negli ultimi anni, le inondazioni che hanno riguardato l’Africa orientale hanno riguardato le abitazioni di alcuni milioni di persone e causato centinaia di vittime, come riporta laBbc. E poichéil 95% delle terre agricole che dipendono dalla casualità della pioggia nel mondo sono inAfrica, secondo l’African Development Bank,lo stesso nutrimento di una popolazione in crescita è sempre più legato al cambiamento del clima. Dal 2012, secondo la Fao, il numero di persone sottonutrite nell’Africa Subsahariana è aumentato del 45,6%. Intanto,la malaria si diffondein territoriche un tempo erano esenti perché non abbastanza caldi per le zanzare edove c’erano meno alluvioni che provocano impaludamenti. L’acqua può scarseggiare, o abbondare troppo,nelle terre meno organizzate e più fragili dell’Africa. E la variabilità della quantità di acqua disponibile è sempre meno prevedibile. Conconseguenze drammatiche. Sono evidentemente alcuni effetti delcambiamento climaticoche dall’alto del benessere europeo si discutono meno. In Europa, i problemi si sono concentrati nell’ultimo mese nella mancanza di neve per le stazioni sciistiche.Per l’Africasi tratta già oggi diopportunità economiche fondamentali. Di urbanistica da riconfiguare. Spesso di vita e di morte. O di grandi migrazioni, riguardanti potenzialmente decine di milioni di persone. Eppure nel contesto di queste enormi differenze, il problema accomuna tutti, ricchi e poveri. Se il rischio di siccità si cronicizza e i ghiacciai si sciolgono, le Alpi possono cessare di essere un fornitore di acqua sufficiente per la Pianura Padana.In Italia ovviamente ci saranno sempre più opportunità che in Africa per rispondere ai problemi dellasiccità. Ma anche qui l’emigrazione potrà diventare un’opzione. Di certo, l’acqua diventerà un bene sempre più prezioso, da gestire nei tempi di eccesso e di scarsità, con un pensiero rivolto al lungo termine. E al bene comune.