Climate change: il (disastroso) bilancio di fine anno

Climate change: il (disastroso) bilancio di fine anno

 

Latempestaarticache, a partire dalla settimana scorsa, si è abbattuta sugliStati Uniticausando la morte di oltre 60 persone, come pure l’alluvioneche in queste ore ha interessato il sito archeologico patrimonio Unesco diPetra, in Giordania, sono solo gli ultimi eventi estremi di unanno catastrofico dal punto di vista climatico. Non tutti gli scienziati concordano nell’addebitare l’eccezionale tempesta di neve statunitense agli effetti del climate change ma, come spiega aLa SvoltaAntonello Pasini, fisico climatologo del Cnr e docente di Fisica del clima presso l’Università di Roma Tre, la copertura glaciale del Polo Nord sta diminuendo a livelli allarmanti, e questo fa sì che l’aria fredda scenda verso Sud. «Negli ultimi 40 anni abbiamo perso 3 milioni di km quadrati di ghiaccio, pari a 10 volte l’Italia – spiega Pasini – quindi anche se questi fenomeni sono sempre accaduti, la loro maggiore frequenza, in particolare negli ultimi 2 decenni, potrebbe essere l’altra faccia della medaglia del riscaldamento globale». Secondo quantoriferitoall’Ansadal climatologo Bernardo Gozzini, direttore delConsorzio Lamma(Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale), le temperature massime e medie registrate nel 2022 ne fannol’anno più caldo dal 1.800. A livello globale, il rapporto mensile realizzato dalNational Centers for Environmental Information(Ncei), l’agenzia governativa statunitense che risponde allaNational Oceanic and Atmospheric Administration(Noaa), a novembre hastimatocon una percentuale superiore al 99% la probabilità che il 2022 si riveliuno dei 10 anni più caldi mai registrati. I danni non sono solo per l’ambiente. Sul piano economico, i 10 disastri più costosi del 2022 hanno causatodanni per oltre 3 miliardi di dollariciascuno. A rilevarlo è l’ultimorapportorealizzato dall’agenzia di soccorso e sviluppoChristian Aid. Prima, in ordine di tempo, latempestaEuniceche a febbraio ha colpito il Nord e il Centro Europa (4,3 miliardi). Ma a scavare le rughe più profonde sul Vecchio Continente è stata lasiccità, che da giugno a settembre ha avuto un impatto pari a oltre20 miliardi. A seguire sul calendario sono state leinondazioniinAustraliaorientale (+7,5 miliardi), inSudafrica(+3 miliardi),Pakistan(+5,6 miliardi) – dove le alluvioni estive hanno causato oltre 1.700 vittime e 7 milioni di sfollati – e inCina(+12,3 miliardi). E ancora gliuraganiFionaeIan, che tra settembre e ottobre hanno devastato Caraibi, Canada e Stati Uniti mettendo in strada oltre 50.000 persone. Il ciclone Ian, che ha colpito in particolare Cuba e la costa orientale Usa, ha provocato da solo oltre40.000 sfollati e oltre 100 miliardi di danni. «Avere 10 disastri climatici separati nell’ultimo anno, ciascuno dei quali è costato più di 3 miliardi di dollari, indica il costo finanziario dell’inazione sulla crisi climatica – ha dichiaratoPatrick Watt, amministratore delegato diChristian Aid– Ma dietro le cifre in dollari si celano milioni di storie diperdite e sofferenze umane. Senza grandi tagli alle emissioni di gas serra, questo tributo umano e finanziario non farà che aumentare». «La maggior parte di queste stime si basa solo sui sinistri assicurati, spiega l’agenzia britannica, il che significa che i veri costi finanziari potrebbero essere ancora più elevati, mentre i costi umani sono spesso non conteggiati». Inoltre i costi finanziari sono in genere più alti nei Paesi più ricchi a causa dei valori immobiliari più elevati, mentrealcuni degli eventi più estremi hanno colpito le nazioni più povere. La siccità che ha interessato la regione delCorno d’Africa, a est del continente, ha colpito oltre36 milioni di persone, molte delle quali finite sull’orlo della carestia. Nell’Africa occidentale, invece, 1,3 milioni di persone sono state sfollate in conseguenza delle inondazioni che hanno ucciso più di 600 persone in Nigeria, Camerun, Mali e Niger. Esaminando ilreportLancet Countdown 2022, emerge come nel periodo 2020-2021 la superficie terrestre è stata colpita dasiccità estremaper almeno un mese all’anno il 29% in più rispetto al periodo 1951-1960, e la frequenza crescente delle ondate di caldo ha portato circa 98 milioni di persone in più a soffrire diinsicurezza alimentaremoderata o grave nel 2020 rispetto alla media del periodo 1981-2010. Come se ne esce? «Il clima ha un’inerzia enon è possibile tornare indietro ai livelli preindustriali– sostiene ancora Pasini – Anche se la temperatura media rimanesse quella attuale, tra 80 anni i nostrighiacciaiperderebbero un altro 30% in termini di superficie e volume». Per questo occorre primo di tutto adattarsi – aggiunge Pasini – ma è fondamentalemitigare l’impatto per non arrivare a scenari in cui non sarebbe più possibile.Se le emissioni continuano secondo il modellobusiness as usual, a fine secolo la quota dei nostri giacchiai diminuirà del 90%, con conseguenze drammatiche per le risorse idriche. Ma per mitigare la crisi in modo efficace occorre che i Paesi sviluppati diano sostegno concreto ai quelli in via di sviluppo. «L’accordo sulloss and damageemerso dallaCop27punta al risarcimento dei danni passati. Giusto, ma occorre anche cooperare per cercare strategie future – conclude Pasini –La politica dei muri non funziona: in un sistema interconnesso come quello attuale, o vinciamo tutti o perdiamo tutti».