Ex Ilva: ci sono novità

 

L’ex Ilvadi Taranto è un nodo intricato che coinvolge l’ambiente, la salute e ora l’economia. Il governo pensa a come intervenire. Tra le possibili strade c’è il decreto per un “prestito-ponte”, con 700 milioni di euro pronti a essere versati per ripianare i problemi. Intanto l‘Assemblea di Acciaierie d’Italiasi aggiorna oggi, venerdì 23 dicembre, a due giorni da Natale. La situazione è articolata in primo luogo dal punto di vista societario. L’ex Ilva, simbolo siderurgico di Taranto, è oggi gestita da Acciaierie d’Italia di cui fanno parte il colossoArcelorMittale la società pubblicaInvitalia, controllata dal Ministero dell’Economia: l’ostacolo più complicato da superare sta nel trovare un’intesa con il primo affinché la seconda possa aumentare il proprio controllo, con la prospettiva di arrivare alla quota del 60% e quindi alla maggioranza del gruppo. Nei piani originari il tutto dovrebbe avvenire entro il mese di maggio del 2024 ma l’urgenza della fase attuale potrebbe accelerare le prossime mosse. Naturalmente modificare la governance di un assetto del genere non è una passeggiata. Comunque, se si raggiungessero questi presupposti, Invitalia potrebbe procedere all’aumento di capitale, magari con un contributo di Mittal, utile a evitare che si accenda il faro dell’Unione europea sull’ipotesi diaiuti di Stato. In un’audizione in Parlamento il ministro delle Imprese e del Made in ItalyAdolfo Urso, una quindicina di giorni fa, ha sostanzialmente confermato che i passi in programma sono questi. Nel frattempo però i rapporti tra il governo e l’ad di AcciaierieLucia Morsellivengono descritti come inevitabilmente tesi. IlFatto Quotidianodal canto suo definisce l’idea di assegnare fondi tramite decreto come un salvataggio da parte dello Stato, che andrebbe a favore sia dell’Ilva sia dei suoi fornitori. Oltre a un bisogno di liquidità di circa 1 miliardo di euro – la cifra prevista dalgoverno Draghinell’ambito del decreto legge “Aiuti Bis” – pesano, infatti, i debiti accumulati nei confronti diEnel,Enie oraSnam, che vanno a braccetto con irincari dell’energia, delgase delle materie prime. Inoltre, come comunicato da Acciaierie d’Italia solo un mese e mezzo fa, le attività di 145 imprese gravitanti attorno allo stabilimento di Taranto sono state sospese mettendo anche a rischio molti posti di lavoro. Sull’eventualità del prestito-ponte, il sindaco di TarantoRinaldo Melucciè intervenuto dicendo un secco no a finanziamenti senza prima specifiche assicurazioni. La paura del primo cittadino è che l’immissione di soldi pubblici, in mancanza di un piano strategico preciso, possa portare a una confusione simile a quella che si è creata con Alitalia. Proprio il Comune pugliese ha appena incassato il via libera della Commissione europea al progettoJust Transition Fundche prevede per l’Italia un miliardo di euro da destinare allatransizione energetica ed ecologica: a Taranto vanno 200 milioni, grazie alle iniziative di rigenerazione ambientale, ricerca scientifica e cultura prospettati dall’amministrazione. Intanto un emendamento alla manovra, approvato in commissione Bilancio, ha rifinanziato con 3,5 milioni nel 2023 il fondo a sostegno dei residenti nel quartiere Tamburi, i cui immobili hanno subito danni derivanti dall’esposizione all’inquinamento legato agli stabilimenti siderurgici. D’altra parte, nel complesso, la vicenda dell’ex Ilva rappresenta un’odissea dell’industria italiana tra un governo e l’altro. L’inquinamento ambientale, le ricerche sulle conseguenze per la salute di cittadini e lavoratori, il provvedimento di sequestro. Proprio nel 2022 ricorrono i dieci anni dall’intervento dei magistrati. Le difficoltà economiche di oggi sembrano soltanto il corollario di una lunghissima storia. E tutto sommato forse sono ancora risolvibili.